Ripartire dalle armi. L’idea è di Nicola Perrotti, presidente dell’Anpam, l’associazione nazionale armi e produttori sottolinea la grande forza del settore in Italia: “Siamo un settore solido, a evasione zero, capace di affrontare a testa alta i competitor stranieri come pochissimi altri possono fare in Italia. Il nostro sviluppo potrebbe essere uno dei volani di ripresa dell’industria italiana, ma è messo a rischio ogni giorno dalla burocrazia e dalla confusione legislativa”. La legge italiana (n.185 del 9 luglio 1990) prevede che le operazioni di importazione, esportazione e transito di materiali di armamento vengano “regolamentate dallo Stato secondo i principi della Costituzione repubblicana che ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. 

Perrotti, commentando una ricerca sull’andamento del settore armiero in Italia, punta molto sul settore, che considera uno dei migliori comparti del Made in Italy. Secondo il presidente l‘industria è solida e, soprattutto, conveniente: offre un lavoro stabile e ben pagato“Le nostre produzioni si basano su una grande specializzazione, il che significa forza lavoro stabile e ben remunerata, con un fulcro generatore tutto italiano: la nostra industria non importa se non alcune, poche, materie prime, mentre esporta il 90% di quello che produce con un effetto moltiplicatore sulla ricchezza dell’Italia che non può essere sottovalutato”, aggiunge Perrotti. 

Punto fermo nell’industria delle armi italiane è infatti l’esportazione. Secondo i dati pubblicati dallo Stockholm International Peace Research Institute, nel periodo 2008-2012 l’Italia è stato l’ottavo esportatore mondiale di armi, dopo Stati Uniti, Russia, Germania,Francia,Cina, Gran Bretagna e Spagna, con un esportazione pari al 2 per cento del totale mondiale. Quello che chiede il presidente dell’Anpam è un “concreto appoggio da parte delle istituzioni, alle quali non chiediamo altro che di poter lavorare come i nostri avversari esteri, senza aiuti ma senza inutili ostacoli”.

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