La notizia della morte di Margaret Thatcher giunge nel pieno del dibattito politico sui tagli del governo Cameron e a poche settimane dall’uscita nelle sale cinematografiche del documentario di Ken Loach, The Spirit of ‘45, un film sulla nascita dello stato sociale in Gran Bretagna, che contribuisce alle critiche delle politiche di austerity attuate dal governo della coalizione tra conservatori e liberal democratici.

Margaret Thatcher è indubbiamente la figura politica più importante della storia politica britannica dal secondo dopoguerra ad oggi. Le sue politiche hanno inciso profondamente sull’assetto economico e sociale del Paese, traghettandolo dalle politiche del welfare a quelle neoliberiste. Tuttavia la sua attività di governo ha inciso anche e soprattutto sul piano culturale. Le sue politiche economiche, infatti, sono state accompagnate da una “rivoluzione culturale” che ha di fatto prodotto una “narrazione” del neoliberalismo che è tuttora culturalmente dominante. L’impatto della sua azione politica, economica e socio-culturale è stato così forte che a ventitré anni dalle sue dimissioni, quella della Thatcher è una figura fondamentale per comprendere la società britannica di oggi. La polarizzazione delle opinioni sulla “Lady di ferro” ha di fatto trasformato la figura politica in un’icona da venerare o detestare. È interessante, a tal proposito, notare come sul manifesto della produzione teatrale del Foursight Theatre, Thatcher, the musical, campeggi, per l’appunto, un ritratto iconizzato dell’ex Primo Ministro Britannico. In un certo qual mondo è simbolico del processo di iconizzazione della figura di Thatcher anche la “decapitazione” ad opera di un vandalo della statua eretta in onore dell’ex primo ministro britannico alla Guildhall Art Gallery avvenuta nel 2002.

Dopo più di due decenni dall’abbandono della scena politica della “Lady di ferro” la sua figura appare ancora presente nel dibattito pubblico. Ciò è dovuto non solo alle sue scelte politiche ed economiche ma anche all’impatto culturale del thatcherismo sulla società britannica.

In Thatcher and after un interessante volume edito da LouisaHadley and Elizabeth Ho e pubblicato nel 2010i vari collaboratori, nel gettare luce sul ruolo della “Lady di ferro” nella cultura britannica contemporanea, ne parlano come di una “presenza” che aleggia costantemente sulla vita politica e culturale del paese. Questa costante presenza è anche il risultato di una mancata narrazione alternativa a quella neoliberista propugnata dal thatcherismo. La continuità delle politiche neoliberiste durante i governi del New Labour e la “Cool Britannia”, il più importante fenomeno culturale degli anni del New Labour, hanno determinato un assorbimento dei valori culturali neoliberisti propugnati dal thatcherismo nel tessuto della società Britannica. Illuminante a tal proposito è la vignetta di Peter Brookes apparsa sul Times del 30 Settembre 1998 che rappresenta Tony Blair con il corpo di Margaret Thatcher.

Negli ultimi anni, diversi autori britannici, hanno raccontato e analizzato criticamente sotto diversi punti di vista il periodo del thatcherismo. Ad esempio: Jonathan Coe che in What a Carve Up!The Rotters’ Club eThe Closed Circle analizza sistemtaticamente diversi aspetti del thatcherismo e il suo impatto sulla vita degli individui, Alan Hollinghurst che in The Line of Beauty racconta “l’estetica” della classe dirigente conservatrice degli anni ‘80, David Peace in GB84 racconta, invece, lo scontro tra il governo conservatore e i sindacati dei minatori nel 1984.

Il rinnovato interesse del mondo della cultura per Margaret Thatcher e i recenti lavori letterari che si sommano alla lista dei numerosi altri del passato (come quelli di Margaret Drabble, Ian McEwan, Salman Rushdie, Hanif Kureishi solo per citarne alcuni) dunque rafforzano l’idea che per comprendere la Gran Bretagna di oggi bisogna guardare, analizzare e capire il fenomeno culturale del thatcherismo, soprattutto se si intende proporre un modello culturale alternativo ad esso e a quello neoliberista, oggi mainstream.

di Francesco Di Bernardo, dottorando e Associate Tutor, University of Sussex

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