“Una decisione immotivata volta a gettare fango sulla comunità sedrianese, del tutto ingiustificata e rispondente a un‘esigenza politico-mediatica“: commenta così il sindaco Alfredo Celeste l’insediamento della commissione d’accesso prefettizia avvenuto ieri. La cittadina, 11mila abitanti a nord ovest di Milano, rischia di essere il primo caso di comune lombardo sciolto per infiltrazione mafiosa.

Il primo cittadino, accusato di corruzione all’interno della stessa indagine che nell’ottobre scorso ha portato dietro le sbarre l’assessore regionale Domenico Zambetti, non ha intenzione di dimettersi, tantomeno di prendere le distanze dagli altri uomini arrestati assieme a lui: il chirurgo Marco Silvio Scalambra, marito del capogruppo Pdl Silvia Stella Fagnani, accusato di essere collettore di voti della ‘ndrangheta, ed Eugenio Costantino, padre della consigliera comunale Teresa, presunto boss della cosca Di Grillo-Mancuso.

Celeste, indagato a piede libero dopo la revoca dei domiciliari per decorrenza dei termini, attacca l’operato del viceprefetto di Milano Anna Pavone, del dirigente di Prefettura Antonino Costa e Natale Maione del Provveditorato Interregionale Opere Pubbliche di Lombardia e Liguria. Seduto sulla poltrona del suo ufficio comunale, il sindaco dichiara: “Gli unici effetti di quest’ignobile decisione politica sarà quella di mettere otto persone più autisti di accompagnamento a spese della collettività per svolgere un’attività perfettamente inutile, visto che gli atti e i comportamenti sono già stati vagliati dalla Procura della Repubblica, nonché a interrompere l’attività degli uffici. Dieci persone in rappresentanza, come se fosse una spartizione politica, di tutte le forze di polizia dello Stato, che costeranno notevolmente a tutti i cittadini”.

Attività inutile, spreco di denaro, rallentamenti amministrativi: porterebbe a questo, per Celeste, il lavoro della commissione prefettizia e del gruppo di supporto composto dal vicequestore aggiunto Giuseppina Pizzi, Michele Mezzetti tenente dei Carabinieri di Rozzano, il capitano Giuseppe Sirica della Guardia di Finanza, il segretario generale Francesco Faraldi ed il tenente colonnello della Direzione Investigativa Antimafia Armando Tadini.

L’addetto stampa del sindaco Domenico Vadalà – la cui retribuzione annua dopo l’arresto del primo cittadino è passata da 9 a 12mila euro, anche questi di soldi pubblici – comunica che il sindaco chiederà ragione al Procuratore della Repubblica sui reali motivi dell’intervento dell’antimafia. Motivi, secondo Celeste, agitati dai partiti politici d’opposizione e fomentati da certi organi di stampa. E mentre la commissione prefettizia conferma l’acquisizione di elementi che confermerebbero infiltrazioni della criminalità organizzata nell’Amministrazione Comunale di Sedriano, Celeste dichiara pubblicamente: “L’indagine ci lascia indifferenti, considerando che nulla verrà trovato come nulla ha trovato la Procura della Repubblica”. Tra 90 giorni la commissione deciderà se chiedere al ministro degli Interni di sciogliere il comune per mafia.

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