Un altro Comune del Nord rischia lo scioglimento per infiltrazioni mafiose, e per la prima volta il provvedimento toccherebbe la Lombardia, in particolare l’hinterland di Milano. Al Comune di Sedriano, a nord ovest del capoluogo, 11mila abitanti, è arrivata la commissione d’accesso prefettizia, primo passo perché il ministero dell’Interno valuti di proporre lo scioglimento al Consiglio dei ministri. Un incubo per l’amministrazione capitanata dal sindaco Pdl Alfredo Celeste (nella foto). La commissione d’accesso prefettizia si è insediata oggi con il preciso scopo di accertare l’infiltrazione della criminalità organizzata nella giunta di centrodestra, già da mesi al centro degli scandali che in Lombardia vedono coinvolti presunti malavitosi e politici dai nomi noti. L’amministrazione di Sedriano, infatti, è coinvolta nell’inchiesta che ha portato in carcere tra gli altri l’assessore regionale alla Casa dell’ultima giunta Formigoni, Domenico Zambetti, accusato di aver acquistato voti dalla ‘ndrangheta

Intorno alle 10.30 di questa mattina il viceprefetto di Milano e gli uomini delle forze dell’ordine si sono presentati al municipio di piazza del Seminatore, a pochi metri dalla Caserma dei Carabinieri in via Falcone e Borsellino, con grandi borsoni e valigie vuote. Ne usciranno solo nelle prossime ore, dopo aver fotocopiato tutti i documenti amministrativi disponibili negli uffici comunali e preso in visione i dati riguardanti i piani urbanistici del paese di cui uno, il Piano d’Intervento Integrato denominato ‘Villa Colombo’, è già in mano alla magistratura per presunte irregolarità.

La commissione prefettizia sta verificando le proprietà catastali delle aree di espansione del Piano del Governo del Territorio la cui approvazione da parte della giunta Celeste, tra le altre cose, sarebbe prevista per sabato 13 aprile. Negli scorsi giorni i gruppi consiliari di minoranza – Udc, Sedriano 2.0 e Centro Sinistra – hanno presentato un ricorso alla Corte dei Conti per denunciare la presunta irregolarità dei 430mila euro versati dal sindaco nelle tasche dell’avvocato del Comune Giorgio Bonamassa: soldi pubblici, soldi dei cittadini, che l’amministrazione comunale ha affidato a forfait al legale anche per redigere i piani urbanistici.

Il sindaco Alfredo Celeste, professore di religione cattolica, è stato arrestato per corruzione il 10 ottobre 2012 all’interno dell’indagine che ha portato in carcere l’ex assessore regionale Zambetti. Nell’autunno scorso altri due arresti hanno colpito la giunta comunale di Sedriano: si tratta del medico chirurgo Silvio Marco Scalambra, marito della consigliera Pdl Silvia Stella Fagnani, accusato di essere il collettore di voti della ‘ndrangheta, e del padre della consigliera Pdl Teresa Costantino, l’imprenditore del compro-oro Eugenio Costantino, presunto boss della cosca Di Grillo-Mancuso.

La settimana scorsa la difesa del primo cittadino che aveva chiesto che alcune intercettazioni dell’inchiesta antimafia fossero stralciate dal procedimento. Ma il Tribunale ha ritenuto che tutte le registrazioni, telefoniche e ambientali, sono valide e regolari, nonché indispensabili per l’attuale fase processuale. “L’ho aiutato a Sedriano a fare… il Sindaco diciamo no.. sembrava che all’inizio se ne sbatteva i coglioni, invece adesso sinceramente, ho chiesto due o tre piaceri, ma non per me, per amici, sinceramente s’è messo a disposizione”, dice Costantino nella sua auto parlando del sindaco.

Nonostante il malcontento della cittadinanza, dopo i 90 giorni di arresti Celeste è tornato a fare il sindaco, sedendo in consiglio comunale assieme alla figlia e alla moglie dei due uomini accusati di essere legati alla criminalità organizzata di stampo mafioso. Dal giorno dell’arresto ad oggi la popolazione e i partiti di qualsiasi colore politico hanno organizzato manifestazioni nelle piazze e presidi per denunciare la presenza della ‘ndrangheta nel territorio. Nel corso degli ultimi mesi Sinistra di Sedriano e la Carovana Antimafia Ovest Milano hanno più volte chiesto l’intervento della Prefettura, grazie anche alla collaborazione istituzionale della Commissione Provinciale Antimafia presieduta dal consigliere Paolo Turci. La commissione prefettizia ha ora 90 giorni di tempo per valutare la sussistenza di prove che portino allo scioglimento, provvedimento che nel caso dovrà essere proposto dal ministro dell’Interno e approvato dal Consiglio dei ministri.

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