Quando il trio sciagura Grillo-Casaleggio-Becchi avrà portato il MoVimento al disastro, qualcuno si porrà il problema del che fare. Noi della nostra generazione queste cose le abbiamo già vissute, e le previsioni sono abbastanza facili. Qualcuno tornerà semplicemente al trantran di prima; altri si daranno all’agricoltura biologica; altri ancora, alle filosofie orientali; qualcuno, diononvoglia, persino alle droghe; ma qualcun altro, invece, non riuscirà a disassuefarsi alla droga più pesante di tutte: la politica. È a questi ultimi che mi rivolgo, portando il calumet della pace.

Ragazzi, magari qualcuno di voi mi conosce per l’attacco a Becchi, di cui queste righe sono una generalizzazione. Ma se andate a vedere le cose che ho scritto su questo blog – non ne scrivo tante, normalmente lavoro – vi accorgerete che sin dall’inizio non ce l’avevo con voi, ma con Grillo: al massimo con i grillini o i becchini, toh, i seguaci indefessi dei guru, ai cui insulti non ho quasi mai replicato, considerandoli fratelli che sbagliano. Sin dall’inizio ho distinto fra il novanta per cento degli aderenti al MoVimento, che è gente esattamente come me, come i miei amici, come i miei studenti, e gli altri, quelli che hanno ancora bisogno del Capo.

È al novanta per cento di voi che propongo: degurizziamo il MoVimento. De-gurizzare è un termine che starebbe bene in bocca al Maroni di Crozza, ma ci siamo capiti: liberiamoci dai guru. In principio era Grillo, l’unico immenso Grillo dei Vaffaday. Poi è venuto il guru del guru, l’insondabile Roberto Casaleggio. Adesso siamo al guru del guru del guru, Paolo Terminator Becchi. Chi sarà il prossimo? Già me l’immagino il prossimo guru, che approfondisce pensosamente le intuizioni di Becchi.

Non pensate che sia ora di smetterla con i guru? Come nella vita, anche in politica all’inizio c’è bisogno di padri, in Italia persino di guru, di profeti che ci guidino nella traversata del deserto. Poi però i padri si uccidono, dei guru ci si libera, ai profeti si fanno pernacchie, e si comincia a camminare da soli. Allora s’impara che se si vuole cambiare il mondo, sbagliando e risbagliando e pagando di persona, bisogna liberarsi dei guru adolescenziali e pensare con la propria testa, cominciando a sporcarsi le mani.

Come dite, che la proprietà del marchio Cinquestelle ce l’ha Grillo? Ah beh, ragazzi, a quello dovete pensarci voi, mica posso fare tutto io, per queste cose ci sono degli ottimi avvocati.

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