L’elettore piddino di Roma è vagamente stremato. Dopo le primarie di novembre (per la coalizione) e quelle di dicembre (parlamentarie); dopo il voto (nazionale) di febbraio e la scelta di Zingaretti, oggi se la vede ancora una volta con le primarie (comunali). C’è da scegliere il candidato sindaco di Roma, sei nomi in campo e nessuna stella che brilla davvero.

Dunque, di nuovo con la monetina da due euro in mano e un dubbio: che devo fare? Il dilemma si fa storico in zona Delle Vittorie, sezione Mazzini del Pd, roccaforte di Massimo D’Alema, palestra del giovane turco Matteo Orfini, sede-trampolino per il funambolico Tommaso Giuntella, fucina dei personaggi che Nanni Moretti ha raccontato in verità fedelissima. Ebbene, in piazza Mazzini oggi si vota per il sindaco ma anche per il presidente di Municipio, e qui la pugna si fa seria. Perché il quartiere della Rai e degli avvocati, della sinistra borghese che ama la politica più della vita, ha appena subito un affronto secolare: è stato accorpato al Centro della capitale nel Municipio I perdendo l’autonomia del suo numero portafortuna, il XVII.

Dunque, per mere questioni di risparmio comunale, la centuria antica di via dei Giubbonari ha colonizzato il covo mazziniano e schiera in campo ben 5 elementi contro un solo oplita del XVII° (così lo chiamerebbe l’amico fraterno Giuntella): Jacopo Maria Emiliani Pescetelli, 33 anni e la faccia perbene, girava ieri tra le boutique del viale e il mercatino della verdura di via Speri stringendo mani e orgoglio, appartenenza e dignità. “Sono l’unico che abita qua, gli altri stanno tutti in centro” scandiva alle signore della spesa che già lamentavano cacche sul marciapiede e la diminuzione delle corse bus.
Eh lo so, lo so, ma al centro ci stanno il doppio dei residenti nostri, signora mia: per questo bisogna unirsi compatti.

In effetti, di là ci sono pezzi grossi come Giuseppe Lobefaro, già presidente del I° Municipio, due-donne-due (che vanno di gran moda in questo periodo) e il comunque giovane Andrea Casu, segretario del Pd di quartiere, già ben inserito nei vicoli del sistema centrale. Tra i maritozzi e gli aperitivi del Caffè Settembrini, divani che ospitano tutto il meglio del quartiere e del transito di zona (giusto ieri Dago paparazzava lì Mario Orfeo e Massimo D’Alema a colloquio), la disfida è un tema.

Giaguari o non giaguari, qui abita il possibile Presidente della Repubblica, e un pezzo nobile dell’intellighenzia della sinistra italiana:  resistere, resistere, resistere.

 

 

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