OdrAdeK

Chiunque sia spinto da qualcosa che trascende gli interessi pratici, vale la pena si accosti alle equazioni di Maxwell se non altro per piacere spirituale.

(I. R. Pierce)

Terra degli Spiriti Liberi, America Settentrionale

Prateria dei Bisonti Veloci

19 gennaio 1724; ore 12:15

Carne di Cavallo è accovacciato accanto a una roccia. Assolve bisogni fisiologici piuttosto pesanti. Sta pensando alla battuta di caccia, improvvisamente interrotta dalle urgenti sollecitazioni intestinali, quando scorge una nuvola di fumo alzarsi da dietro l’altipiano che separa la prateria dal suo villaggio. Aguzza la vista e si tende. La prima nube svanisce velocemente tra il freddo vento invernale, una seconda appare subito dopo. Una terza. Il cacciatore s’irrigidisce. Il messaggio è per lui, come convenuto. Sa bene di cosa si tratta. I segnali che seguono comunicano che suo figlio è nato ed è maschio. Si alza di scatto, senza più curarsi della precedente attività, salta su Cavallo di Carne e si precipita al gran galoppo verso il villaggio.

Le donne presenti quando Carne entrò trafelato nella tenda a abbracciare i suoi cari, saranno determinate nel suggerire come nome per il piccolo futuro cacciatore Puzza di Cavallo.

Ginevra, Svizzera

4, Rue de Gignac

23 febbraio 1754; ore 20:34

P. Ch. Lesage ha le mani sudate quando il messaggio inviato dagli elettroscopi tramite i ventiquattro fili metallici comunicanti con questi arriva a destinazione. Cioè sempre all’interno della stanza da dove era partito, agli elettroscopi tre metri più in là. Il primo messaggio in assoluto trasmesso da un telegrafo viene così inviato dallo scienziato a sé stesso, nella penombra umida del laboratorio, come prima prova di funzionamento del nuovo apparecchio. Il primo messaggio telegrafato sul Pianeta Terra recita così:

-1-14-14-5-10-5-20-5-1-9-13-5-

Londra, Regno Unito

King’s College, stanza K304

30 marzo 1864; ore 23:02

J. C. Maxwell osserva il risultato degli ultimi passaggi. Ha una forma nuova, che lo convince. L’ammira per qualche istante, chinando il capo a destra, a sinistra. Sorride. È quello che aspettava, che sentiva. Sì. Quella relazione lo convince sempre di più. È quella che, in cuor suo, cercava. Ne ammira la bellezza. È semplice, pura e profonda.

– Deve essere vera.- si dice – È così bella!-

La quarta equazione del campo elettromagnetico è scritta, a inchiostro nero su carta giallastra, davanti a lui. Conclude gli studi di anni e anni e dà completezza e equilibrio a quel sistema teorico cui lo scienziato lavorava da tempo.

Chissà se, oltre a essere bella, servirà anche a qualcosa?

Pontecchio, Bologna, Italia

Villa di Guglielmo Marconi

21 settembre 1895; ore 17:25

G. Marconi attiva il generatore di oscillazioni elettriche che è collegato a un filo metallico isolato. La radiazione ottenuta si libera nell’aria, esce dal giardino della villa e raggiunge un rilevatore posto a circa due chilometri, anche esso collegato a un filo metallico isolato.

Nella villa di Pontecchio sono appena sorte le prime due stazioni radiotelegrafiche del Pianeta Terra.

Roma, Italia, Comunità Europea

Via dei Fori Imperiali

26 agosto 1999; ore 21:41

Marco Bianchi guida tenendo con la mano sinistra il telefono cellulare sulla guancia destra. La mano destra alterna cambio e volante. Il suo viso è contratto.

– Cacchio Anto’! Sono venuto via da lì da nemmeno un’ora. Qual è il problema? Non se ne può parlare domani?- dice con tono nervoso e attende risposta.

– Non funziona? Ma come? L’ho ricontrollato più volte.-

– Guarda non posso venire adesso. Ho da fare. Ma tu ancora a lavorare stai? Non possiamo farlo domattina?-

– Vabbe’. Allora dimmi cosa c’è che non va. Lo facciamo al volo per telefono.- si sente una musica che fuoriesce dall’apparecchio sul sedile accanto.

– Aspetta che mi suona l’altro telefono.- lo afferra, dopo aver lasciato il primo telefono sul sedile, e risponde:

– Oh ciao.- la sua voce si è fatta morbida – Sono al Colosseo. Tu dove sei piccoletta?-

– Dove ci vediamo? Ci teniamo in contatto?-

Dal vano del cruscotto comincia a uscire un’altra musica. Bianchi alza gli occhi.

– Scusa. Ti richiamo tra un pochino. Mi squilla il cellulare. Sarà mia moglie. Ti richiamo subito. Un bacio.- emette un vago suono con le labbra e chiude la comunicazione.

– Pronto.- dice, dopo aver estratto il terzo telefono dal cruscotto con la mano destra. Poi si infila rapidamente l’apparecchio che aveva nella mano sinistra tra le cosce e afferra di corsa il volante, rimasto senza controllo.

– Ciao, cara. Tutto bene? I piccoli dormono?-

– Sto andando a casa di quel tipo a giocare, come ti avevo detto. Non mi chiamare, se non ci sono problemi. Lo sai che sono tipi che si innervosiscono se gli si interrompe la partita.-

– Sì. Hai fatto bene a chiamare adesso. Mi ha fatto piacere. Ma ora scusami che c’è Antonio sull’altro telefono che ha dei problemi. Ti devo salutare. Non mi aspettare, farò tardi.-

Il violento sobbalzo e il rumore di lamiera lo colgono di sorpresa. Si ritrova con il naso a un centimetro dal parabrezza.

 

Anni dopo.

Accade tutto in poco tempo:

Pianeta Terra

1 gennaio; ore 0:01

<<Buon anno!>>, <<Auguri!>>, <<Auguri per il nuovo anno!>>, <<Tanta felicità e successo!>>. E altre mille variazioni, in tutte le lingue. Un miliardo duecento milioni settecentoquarantatre mila ottocentonovantadue messaggi via etere nel giro di pochi minuti.

Nel magma cristallino, tra molecole vaporose e soffici e spirali aeriformi, i campi vettoriali di forze pulsano, interagiscono e si propagano nel tempo. Le linee di flusso formano curve parallele e cerchi concentrici, vortici e punti di fuga, sorgenti e zone di equilibrio instabile. Le curve si incontrano all’infinito, chiudendo la loro periodicità.

Il sistema di equazioni di Maxwell è allo stremo delle forze. Vibra, si tende, sottoposto al peso di miliardi di tensori dalle diverse frequenze che vagano nell’aria. Compaiono dei termini ignoti, per un intervallo infinitesimo di tempo. Un vettore tangente si curva e prende direzioni nuove, incontrollate, pur se trascurabili. I termini, per puro caso aritmetico, si sommano, creando una deviazione tangibile, un errore. Si crea un fenomeno, una falla e di conseguenza una variazione di energia. La natura corre immediatamente ai ripari. Appare un termine correttivo, le equazioni si stabilizzano e i tensori riprendono i loro flussi, complessi, ma ordinati. Il termine correttivo si perde nello spazio.

Si perde?

 

Roma, Italia, Comunità Europea

15 ottobre; ore 6:45

I raggi del sole si infrangono sulle creste appenniniche. Il riflesso della loro luminosità è sparso sulla città semi-addormentata. La luce artificiale dei lampioni e dei monumenti si confonde con quella naturale. Si spegne. Una leggera brina mattutina è spalmata sull’asfalto e sui sampietrini. Il cielo è azzurro intenso, velato appena da qualche nuvola fine.

Aventino, Centro Storico

ore 6:58

Un cane segue un uomo, avvolto in una coperta, che trascina a fatica un carrello della spesa pieno di cartoni e buste di plastica. La macchina del servizio di pulizia stradale spruzza l’acqua disinfettante e scortica il terreno con le spazzole. La sirena emette raggi circolari di luce gialla.

Via delle Terme Deciane, 4

appartamento di Pierluigi Forzaferro

ore 7:46

Pierluigi Forzaferro è nel letto avvolto da un piumone nero. Si agita. La testa di un uomo. Il viso è scuro, coperto dall’ombra del cappuccio marrone, di stoffa grezza. Seguo il cono del cappuccio, fino alla punta appena piegata. Solleva una mano verso di me. È bianca, marmorea, e si avvicina, mi sfiora, mi tocca. Ha un anello al dito, d’oro bianco luccicante. Tutto intorno c’è buio, qualche lampo all’orizzonte. È vestito da frate, riconosco la cintura di corda, i sandali di cuoio scuro. Con l’altra mano mi mostra un oggetto, un libro. È la Bibbia e me la porge. Un leggero soffio di vento la sfoglia e io riesco a leggervi. Vedo caratteri di fuoco scritti su pagine gialle, di carta leggera e morbida. Con un battito di ciglia riesco a cogliere intere frasi, come stessi leggendo dentro di me. Ma non capisco i significati, sono parole una accanto all’altra senza un legame di alcun tipo. Mi sforzo e il frate ghigna, sarcastico. Ride più forte e il rimbombo della risata si spande nella stanza vuota, penetra nei polmoni e si fonde con il battito del cuore. Ondeggio, violentemente, e mi rendo conto che le mani del frate mi stringono le spalle e mi scuotono. Un forte dolore mi assale per la morsa d’acciaio che mi penetra nelle scapole e nel petto. Le dita sono lunghissime e potenti. Nel movimento il cappuccio si scopre, capelli lunghi e neri si srotolano giù, appare un volto di donna. È una maschera di ferocia, i denti aguzzi scoperti da una smorfia malefica, gli occhi opachi color avorio, il naso grande e aquilino, la fronte solcata da rughe. Furente per l’imprevisto mi afferra la gola, mi infilza le unghie improvvisamente lunghe e acuminate nella nuca, spalanca la bocca. Si avvicina per mordermi e capisco, la riconosco. È Cinzia. La sorpresa mozza il fiato, non respiro. Vedo le fauci spalancate avanzare, e non riesco a far nulla, le braccia sono addormentate, il corpo intero non reagisce. La lingua con tutte le piastrelle e le scanalature minuscole, la gola, le tonsille. I molari, i denti d’oro, il ponte, è costato un sacco di soldi. Il palato viscido, duro. Mi sta ingoiando, in un solo boccone, come un boa. Ho paura. Verrò sgretolato dai succhi gastrici, agitato e frullato, condensato nell’intestino, fatto defluire attraverso un buco e poi scaricato via, ormai morto. Sento infilarsi dentro di me gli agenti dei succhi. Come vermi. La carne si frantuma ai colpi dei loro denti, si sbriciola. I muscoli e le membra si rarefanno. Ho ancora la forza di guardare l’interno di Cinzia, la cassa toracica, la spina dorsale, l’utero, le budella… Suda.

Le fessure della tenda nera sono completamente chiuse e non lasciano trapelare raggio di luce. Con uno scatto ovattato si sollevano, illuminando leggermente la stanza. Una musica soffice esce dalle griglie degli altoparlanti incastonati in vari punti delle pareti. James300 entra in maniera garbata, oscillando lentamente. Si avvicina strisciando con discrezione sulla moquette panna fino ad arrivare ai piedi del letto, all’altezza del busto di Forzaferro. Con un leggero ronzio metallico estrae il braccio destro in lega, apre la mano di plastica morbida e la avvicina alla schiena dell’uomo.

– È ora di alzarsi.- dice, con voce metallica.

Non sortisce nessuna reazione immediata. Spinge la mano aperta contro la schiena dell’uomo e lo scuote con un paio di colpetti.

– È ora di alzarsi, Sir.- ripete. Forzaferro mugugna qualcosa e si muove. James300 insiste, con delicatezza, mentre il volume della musica si sta alzando. Forzaferro si muove ancora e accenna a girarsi.

– È ora di alzarsi, Sir. Il cielo è sereno. La temperatura esterna è: diciassette gradi centigradi. Interna: ventidue gradi centigradi.-

– OK, OK, adesso mi alzo.- bofonchia. Apre appena gli occhi e si gira. James300 ritira la mano.

– Dormito bene, Sir?-

– Sì, grazie.- sussurra. James300 chiude la mano e ritira lentamente il braccio.

– Vado a preparare la colazione, Sir?-

– Sì, grazie, James. Mi sto alzando.-

James300 rotea il busto di centottanta gradi sulla base, si allontana ed esce dalla stanza. Forzaferro si stira, sbadiglia, poi con uno scatto tira fuori le gambe dal letto e si siede. Infila le pantofole, raccoglie le forze e si alza. Si avvia strascicando i piedi fuori la stanza, percorre il breve corridoio e entra nel bagno. Si guarda nello specchio togliendosi il pigiama. Apre la porta della doccia e entra. Finita la doccia, s’infila nella cabina asciugatoio accanto a quella della doccia. L’aria calda lo asciuga in un paio di minuti, senza fargli sentire sbalzi di temperatura. Il percorso continua in una successiva cabina dove si trovano gli indumenti intimi: maglietta, mutande, calzini. Li indossa ed esce dalla cabina, si rade, si sciacqua il viso. Lo asciuga, lo massaggia con la crema dopobarba e si deodora. In un angolo del bagno ci sono i vestiti, scelti da James300, perfettamente stirati. Li indossa con attenzione. Calzoni, camicia, gilet, cravatta. Sono sul grigio, con qualche sfumatura di bianco panna. Esce dal bagno e si avvia in cucina dove lo attende la colazione preparata da James300. Toast imburrati con marmellata, un bicchiere di latte e una tazzina di caffè. Consuma velocemente la colazione, si avvia verso lo studio e si siede davanti all’hyperdesk Studio2000. È l’ultimo modello di scrivania multi-funzione, dotata, tra le altre cose, di telefono video, di fax-3D da ufficio, di scanner multimediale e, naturalmente, di leggio elettronico. Il piano della scrivania è lucido, completamente vuoto, leggermente inclinato, come i vecchi piani di lavoro degli architetti, ed è, in tutta l’ampiezza della superficie, come un grande schermo. Il piano è inclinabile in varie direzioni e di vari gradi, ma Forzaferro lo tiene sempre nella posizione standard.

Pronuncia la parola <<postino>>, la quale filtra attraverso il microfono dell’hyperdesk. Sullo schermo appare una figura stilizzata di un postino vestito di blu che pedala allegro su una bicicletta, con la borsa a tracolla. Scende, poggia la bicicletta contro un albero, sale due scalini e suona alla porta di casa. Dagli altoparlanti della scrivania esce un doppio suono di campanello. Forzaferro dice:

– OK.-

Il postino esclama con enfasi:

– Ci sono due nuove lettere per Forzaferro.-

Appaiono le immagini di due buste da lettera, una accanto all’altra. Sulla linguetta ci sono delle scritte. Sulla prima si legge:

<<Date: Wed, 15 Oct 00:18:13

From: cinzia@12147.rmctro.it.ec

Subject: Lorenzo>>.

Sulla seconda:

<< Date: Wed, 15 Oct 01:07:24

From: rupert12@bi.rm.it.ec

Subject: rapporto>>.

– Apri la due.-

Appare un foglio con il seguente messaggio:

<<Afrifigjhkdocoldpgpfpprftoylhpfkdkflodllcldlcmvlfdlmcmnswaserdrfetygvdfdcvwscdrtfcdxrtfgcvxcbghndtfgodkcmvnbnvfalslkdeomcldofgodoslgnfrtodkflertospyungpflortopdszxedkflrotpfldknvhftykshdjeqamdlmnfbgogtuioeprdrpoisawdrg.>>

– Strumenti.-

Spunta un menu, dal quale seleziona vocalmente <<cripto>>. Compaiono una serie di possibilità e sceglie l’opzione <<decifratura>>. Si apre una lista denominata <<chiavi>> da cui chiama il nome <<rupert12>> e invia l’OK. Dopo pochi secondi, sotto al messaggio precedente appare la scritta:

<<transazione completata con successo. Denaro disponibile Banca di Pechino, sede Canton, codice 43576, conto 1256493.>>

È soddisfatto. Si prende qualche secondo di pausa e dice:

– Chiudi.-

Apre la prima busta, <<modalità vocale>>. Dalla scrivania esce una voce di donna:

– Pierluigi, allora non ti devi preoccupare per Lorenzo domani (mercoledì). Ci penso io. Ti pregherei invece di tenerlo con te venerdì sera. Mandami risposta. Cinzia.-

Pronuncia un secco <<grazie>>. Il postino compare di nuovo davanti alla porta, si gira, rimonta sulla bicicletta e si allontana. Lo schermo torna allo stato iniziale.

L’orologio segna le 8:08. James300 ha finito di sparecchiare in cucina ed è lì accanto a lui. È laccato in nero, la scritta del nome campeggia a caratteri bianchi al centro del petto. Ha una forma di proiettile, un busto alto circa settanta centimetri e una base che poggia su quattro ruote. Il busto può girare completamente su sé stesso e anche sollevarsi fino a un’altezza complessiva di un metro e mezzo. Ha tre braccia duttili, due principali e una secondaria, più corta, dotate di mani prensili. È il robot maggiordomo della Toscoba, ultimo modello, praticamente tuttofare, concepito in modo particolare per persone che vivono sole. Sa comandare e far funzionare la maggior parte degli elettrodomestici elettronici: l’aspirapolvere, il lavamoquette, la lavatrice, la stiratrice, la lavastoviglie, la caffettiera, ecc. Manovra il riscaldamento, l’aria condizionata, la televisione e l’impianto hi-fi digitali. Accudisce il frigorifero e le provviste in genere. Scansiona la barra presente sull’involucro degli alimenti, quelli acquistati nei supermercati che vendono esclusivamente prodotti funzionali ai robot, ne legge le proprietà e la data di scadenza. Se desiderato, prepara pasti precotti, all’ora voluta, o organizza diete settimanali, sempre precotte. Sa utilizzare alcune funzioni dell’hyperdesk, come il terminale Internet. Può fare la spesa per via elettronica, può venire predisposto in certa misura al disbrigo della corrispondenza o all’analisi delle notizie. Può inviare, con il fax-3D, alcuni oggetti dimenticati a casa. Riceve tutti i comandi e le impostazioni a distanza, da tutto il mondo. Parla. Con voce meccanica, atona. Dice poche cose, ha un vocabolario limitato, pronuncia frasi fatte a seconda della funzione che sta svolgendo e risponde a domande tipiche per quella funzione. Tale frasario può anche venire cambiato o ampliato, nei limiti di memoria. A Forzaferro era piaciuta l’idea di farsi chiamare <<Sir>> dal suo maggiordomo.

 

Quarta di copertina

Una girandola di personaggi si muove in una Roma del futuro. Un nobile messicano che ha dovuto cambiare nazione e vita a causa della rivoluzione, un affascinante lavavetri ungherese, una donna estroversa dedita a traffici illeciti, un tenente di polizia che indaga sul caso della Mantide, un’efferata assassina che uccide uomini in serie senza apparente motivo, un colonnello dei servizi segreti africani, un robot con sembianze umane di ultima generazione. In uno scenario internazionale incerto e scosso da profondi cambiamenti, il filo che tiene insieme le loro storie è un essere che si definisce Odradek. Chi è Odradek, cos’è Odradek? Quali sono i suoi obiettivi? Riuscirà a raggiungerli?

L’autore
… è un matematico, docente universitario, è nato e vive a Roma, e per il momento preferisce rimanere anonimo. Odradek è il suo primo romanzo.

odradek2001@gmail.com

 

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