Arriverà nel weekend l’ok del governo al decreto che libererà i primi 40 miliardi dei 100 di debito delle pubbliche amministrazioni verso le aziende. I ministri sono già pre allertati. Si punta a velocizzare i tempi al massimo, considerando anche lo stop del precedente consiglio dei ministri. E la misura riceve la ‘benedizione’ del presidente della Bce, Mario Draghi: “La misura di stimolo più importante che un Paese possa dare è restituire gli arretrati, che in alcuni casi valgono diversi punti di Pil”. Cioè possono aiutare a spingere una crescita ora sotto zero.

A quali commissioni parlamentari (se permanenti o speciali) verrà consegnato il testo è tutta un’altra storia. Ancora non risolta. E il timore diffuso è che un Parlamento così eterogeneo possa stravolgere il testo. Ma intanto c’è ancora da vararlo e da correggerlo come chiesto, ad esempio, dai sindaci, che nell’incontro con il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, hanno paventato anche il rischio di un blocco degli investimenti. E non è certo piaciuta, come dimostra la generale levata di scudi, l’idea contenuta nella bozza in entrata al Cdm del provvedimento di finanziare i pagamenti alle aziende con una ‘clausola d’emergenza’ per salvare i conti pubblici: l’anticipo dell’aumento delle addizionali Irpef regionali. Quindi il testo è in fase di riscrittura, conferma ad esempio il sottosegretario allo Sviluppo, Claudio De Vincenti, dicendosi certo che saranno superati i dubbi e la Commissione Ue darà l’ok. Commissione che però, preoccupata da un deficit che sfiora il 3% ma soprattutto dal debito (sul quale dovrebbe essere ‘caricato’ gran parte dell’intervento), anche oggi mette in guardia: nessuna cambiale in bianco all’Italia, valuteremo.

I debiti della pubblica amministrazione – insiste il vicepresidente della Commissione europea, Antonio Tajani – “si possono pagare tutti nel giro di due anni”. Mario Monti si occupa intanto anche di trovare sponda in Parlamento e incontra il segretario del Pd Pier Luigi Bersani. Ma dalla Lega si rilancia sul piatto l’idea della ‘compensazione’, “l’unica via d’uscita ragionevole”.

Fuori dal Parlamento l’attesa è tangibile e si chiede un rapido ok, ma su un testo diverso: il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi spiega infatti che “piuttosto che avere un pateracchio meglio che ci si torni sopra e ci si lavori con calma”. E il presidente di Rete Imprese Italia Carlo Sangalli incita: “Si chiuda al più presto”. Il ‘rischio parlamentare’ infine viene esplicitato dal sottosegretario all’Economia Vieri Ceriani: il governo vuole evitare un testo che sia poi “stravolto” durante l’esame delle Camere. Niente di più facile dato che allo stato si sta ancora discutendo sui precedenti ‘storici’ nei quali commissioni parlamentari hanno lavorato senza un governo.

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