Le affermazioni di giubilo del segretario PD Donini per la delibera del Cipe che concretamente assegna i fondi ex metro, duecetotrentasei milioni, per completare il Servizio Ferroviario Metropolitano sono un risultato molto positivo che va a indiscutibile merito delle istituzioni locali, Comune e provincia di Bologna e regione Emilia-Romagna.

 Non dimentichiamo però che questi fondi sono stati recuperati da un progetto sbagliato che si è avuta la forza di riconoscere come tale, dopo lunghe polemiche e anche di ciò va dato atto al sindaco Merola per averlo affermato prima della campagna elettorale e di aver perseguito coerentemente l’obiettivo del recupero più utile del finanziamento.

Ora bisogna mettere tutta l’energia e la determinazione per dare la “spallata finale” al progetto di SFM che costituisce nel sistema della mobilità metropolitana, l’elemento portante, la struttura essenziale per far compiere al territorio, alla mobilità innanzitutto ma anche all’economia un deciso salto di qualità.

L’utilizzo di questi fondi deve innanzitutto essere coerentemente impiegato per l’SFM, per completare le stazioni mancanti in particolare in città, per acquistare materiale (treni), per completare l’elettrificazione e dove possibile, in alcuni casi dov’è indispensabile, realizzare il raddoppio delle linee per permettere l’aumento delle frequenze del servizio.

Solo a intensità ottimali  l’SFM può veramente costituire l’alternativa all’auto, nei percorsi città-provincia e molto anche nei percorsi urbani, se consideriamo le sedici fermate che possono essere utilizzate a Bologna. 

Siamo certi che ci sarà una gestione molto trasparente delle decisioni, ad esempio nell’ambito della discussione del Piano Strategico Metropolitano, nel gruppo che si occupa dei progetti di riqualificazione urbana, nel corso di questi primi incontri, con la partecipazione di tecnici qualificati e rappresentanti del mondo imprenditoriale, si sono evidenziate significative concordanze nel ritenere la realizzazione dell’SFM, elemento più che rilevante delle scelte urbanistiche, in particolare per quanto riguarda la definizione delle funzioni delle aree che insistono sulle fermate, un potenziale di razionalizzazione e innovazione importante.

Se l’sfm andrà a regime, cambierà il volto della città, la logica degli spostamenti, non è un caso che da altre località dell’area metropolitana, vengono avanzate proposte di istituire nuove linee, perché gli amministratori si rendono conto della fondamentale importanza, di un servizio di mobilità su ferro che possa diventare il principale mezzo di spostamento dei cittadini.

In questo senso anche le decisioni sul people mover, progetto che vive tutto “l’affaticamento” delle non irrilevanti contraddizioni sul piano contrattuale, economico finanziario e sulla sua effettiva utilità nel momento in cui potendo completare le due fermate dell’sfm vicine all’aeroporto con i treni a frequenza potenziata, potrebbe essere riconsiderato e definitivamente accantonato, con lo stesso intelligente e sapiente pragmatismo che ha contraddistinto le scelte sull’ex metrò.

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