D’Alema può mantecare il risotto da Vespa. Fassino può incontrare la tata a C’è posta per te. Ma lui, Matteo Renzi, non può permettersi derive nazionalpopolari senza fare inorridire i salottieri fighetti. La notizia della prossima partecipazione del sindaco di Firenze alla prima puntata del serale di Amici di Maria De Filippi, ha mandato in tilt i social network, con centinaia di tweet indignati vergati da gente con un immacolato pedigree “de sinistra”. Vecchia storia, quella del rapporto mai risolto della sinistra con la televisione nazionalpopolare. Uno strumento mai capito, a quelle latitudini, e sempre visto con sospetto e orrore.

Eppure la mossa di Renzi sembra chiarissima: i giovani non votano Pd (e come potrebbero, santa miseria?), lo stallo politico è irrisolvibile, probabilmente si tornerà presto alle urne e quei voti servono come il pane. Perché no, allora? Perché non si può parlare alle nuove generazioni direttamente nei (non)luoghi da loro maggiormente frequentati? Amici, beninteso, è un programma dalla qualità discutibile. Lo sappiamo tutti. Lo sa Matteo Renzi. Lo sa persino Maria De Filippi, ne sono sicuro. Ma è davvero tanto peggio di Porta a Porta o di un qualsiasi altro talk show politico che va in onda sulla tv italiana? È davvero così disdicevole mostrare attenzione, evidentemente interessata, verso una fetta consistente di opinione pubblica italiana che i partiti tradizionali ignorano sdegnatamente?

La prima puntata del talent targato Mediaset raccoglierà verosimilmente svariati milioni di telespettatori. Il triplo di Vespa, il quintuplo della Gruber, il doppio di Santoro, più di Floris. Non sono elettori anche loro? La smettano, le anime candide e purissime del Pd, di sentirsi superiori rispetto al paese reale. Forse hanno dimenticato l’età media degli elettori delle primarie. Forse hanno dimenticato le analisi sul voto delle ultime politiche tra i giovani. Forse hanno dimenticato la capacità di coinvolgere quei giovani che ha dimostrato Grillo. O forse, più probabilmente, fanno finta di non sapere tutte queste cose ovvie. Hanno troppo da perdere, smontando la torre d’avorio che hanno costruito in settant’anni. Il paese reale hanno smesso di capirlo trent’anni fa. Prima se la sono presa con Drive In e da allora hanno regalato milioni di italiani a Berlusconi e al berlusconismo, perché indegni di interloquire con gli intellettuali organici e le nomenklature di apparato. Ora che quei voti, e quelle coscienze, potrebbero finalmente essere in libera uscita, si ostinano a schifarli. Peggio per loro, ottusi ultimi giapponesi di un sistema culturale, sociale e politico che non c’è più. Perderanno ancora, c’è da scommetterci.

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