Dietrofront del presidente dell’Eurogruppo sul caso Cipro che da “nuovo modello” torna ad essere un’eccezione. ”Cipro è un caso specifico con sfide eccezionali che richiede le misure di salvataggio intere decise ieri. I programmi di consolidamento macro-economici sono disegnati su situazioni specifiche e non esistono modelli o schemi fissi”,o ha detto all’Ansa il portavoce del presidente dell’Eurogruppo Jeroen Djisselbloem

La dichiarazione è arrivata a correggere il tiro dopo che nel pomeriggio il ministro delle Finanze olandese aveva invece dichiarato alla Reuters che il salvataggio di Cipro, con la partecipazione degli investitori e titolari di depositi nella ristrutturazione delle banche, rappresenta un nuovo modello su come gestire i problemi del sistema bancario in Europa. L’accordo raggiunto in nottata per salvare Cipro, quindi, serve a “far rientrare i rischi. Se c’è rischio in una banca, la prima domanda è: che cosa può fare la banca? può ricapitalizzarsi?”. Se la banca non ci riesce, “dobbiamo parlare con azionisti e obbligazionisti, chiedendo loro di contribuire a ricapitalizzarla, e se necessario anche chi ha depositi non assicurati (sopra 100.000 euro, ndr)”. 

Parole che hanno pesato come macigni sulle Borse europee che hanno accentuato le perdite virando tutte in rosso trascinate dalle banche. Nel mirino soprattutto gli istituti dei paesi più deboli dell’eurozona, con Madrid che ha perso il 2,27% e Milano il 2,5%, sui timori per il futuro dei depositi. Ma tremano anche gli istituti francesi (Parigi -1,12%), in particolare SocGen (-6%) e Credit Agricole (-5,84%). Caduta, a Piazza Affari, per Banco Popolare (-5,86%), Intesa Sanpaolo (-6,21%), Mediobanca (-5,3%), Unicredit (-5,81%) e Ubi (-4,76%) e le spagnole Bbva (-3,6%) e Banco Popular (-2,87%). Giù anche Deutsche Bank (-4,06%) e Commerzbank (-1,77%).

Del resto secondo il presidente dell’Eurogruppo, “se vogliamo un settore finanziario sano, l’unico modo è dire che chi ha assunto dei rischi deve gestirli, e se non ci riesce non doveva assumerli. La conseguenza può essere la fine (per la banca, ndr), ed è un approccio che credo dovremmo adottare ora che siamo usciti dalla fase peggiore della crisi”. Dijsselbloem, alla domanda su che cosa comporti questo nuovo approccio per i Paesi dell’Eurozona con un sistema bancario fortemente esposto, come Lussemburgo, e Malta, o per Paesi con problemi nel settore bancario come la Slovenia, risponde: “significa che devi gestire la situazione prima di finire nei guai. La risposta non sarà più che arriviamo noi e ci facciamo carico del problema. Quanto al sistema alternativo, la ricapitalizzazione diretta delle banche tramite il fondo Esm (non ancora prevista dai trattati in quanto non è in vigore l’unione bancaria), l’olandese spiega che “dovremmo puntare a una situazione in cui non avremo mai bisogno nemmeno di considerare una ricapitalizzazione diretta. Affinando gli strumenti del bail-in, la partecipazione dei creditori della banca al salvataggio, “la necessità di ricapitalizzazioni dirette diverrà sempre più esigua”.

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