Quasi un mandato esplorativo. Un incarico vero e proprio, ma che vede già una strada in ripida salita. Nessuna avventura per andare a cercare la fiducia in Parlamento. Prima deve esserci una maggioranza solida. Pier Luigi Bersani riceve l’incarico da Giorgio Napolitano, ma – come prevedibile – ha davanti a sé un percorso complicatissimo, perché è lo stesso capo dello Stato a mettere i paletti per la formazione del governo. L’esecutivo del centrosinistra nascerà solo se ci sarà una “maggioranza certa”, come ha scritto il Quirinale nel testo per l’affidamento per l’incarico. E ancora: serve un “governo con pieni poteri” che garantisca “la fecondità della legislatura” e che sia “in condizioni di generale il cambiamento necessario”.

Un’operazione “difficile” ha già detto il presidente della Repubblica. Ma per dare inizio alla legislatura non poteva fare altrimenti perché il centrosinistra, sia pure di pochissimo, è stata la coalizione che l’ha spuntata sulle altre formazioni che si sono presentate alle elezioni di febbraio. E un governo di grande coalizione non si può fare, come chiesto dal centrodestra, proprio perché il clima di collaborazione costruito nel 2012 intorno al governo Monti è finito a causa della “rottura di fine anno“, come l’ha chiamata Napolitano, cioè il ritiro della fiducia all’esecutivo tecnico da parte del Pdl.

Insomma, vale la metafora del vicepresidente del Senato Roberto Calderoli: Napolitano ha lasciato in mano a Bersani non un cerino, ma un candelotto di dinamite. Per contro il leader del centrosinistra giura di metterci subito “determinazione” e chiederà sì di incontrare tutte le forze parlamentari “senza dimenticare il dialogo” e “nel solco delle parole di Napolitano” ma le idee saranno chiare: “Poche parole e intenzioni precise su percorsi di riforma. Ci andrò con le mie idee”. Bersani ha già incontrato i presidenti delle Camere, Laura Boldrini e Piero Grasso. Da domani altri incontri. “Al fine di raccogliere tutti gli elementi utili per gli incontri con le forze parlamentari che avverranno nella prossima settimana – chiarisce il leader del centrosinistra – avvierò a partire da domani pomeriggio i colloqui con i rappresentanti delle principali realtà sociali”.

Berlusconi: “Senza di noi nessuna maggioranza”. Crimi: “Mai la fiducia”
Le reazioni al momento sono a dir poco fredde. “Senza di noi nessuna maggioranza è possibile – dice Silvio Berlusconi al Tg5 – Bersani ne deve prendere atto”. “Bersani prenda atto che ci sono tre forze di pari entità ma una di queste si è sfilata rifiutandosi di sostenere il governo guidato da lui, la responsabilità incombe sulle altre due forze politiche”. “Abbiamo fiducia nella saggezza di Napolitano – prosegue il Cavaliere – che con l’incarico a Bersani ha agito nel rispetto scrupoloso della costituzione che impone un percorso. Un percorso che è stretto e se Bersani non avesse i numeri per la fiducia il governo non può nascere e senza il coinvolgimento della nostra parte politica non è possibile creare una maggioranza”. Insomma, “c’è bisogno di un governo stabile e operativo che affronti la situazione economica per proporre la fine della recessione e far partire la fase di crescita”.

Però poi parlando al Tg2 sembra aprire. Cambiare gli otto punti del programma di Bersani per aprire al dialogo tra Pd e Pdl? “No, no. Molti di quegli otto punti si sovrappongono alle nostre misure, ai nostri disegni di legge che vogliamo presentare”.

Posizione prudente anche da parte di Scelta Civica: “Senza dare nulla per scontato – dichiara Andrea Olivero – decideremo possibilità e modalità di un eventuale sostegno”. Al Movimento Cinque Stelle basta una frase: “La linea è sempre la stessa” assicura Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera. Anzi due: “Nessuna fiducia a Bersani” ribadisce il capogruppo al Senato Vito Crimi all’Adnkronos. Sulla questione “non c’è nessun forse”, aggiunge.

Un minuscolo pertugio sembra essere lasciato aperto da Roberto Maroni: “Incarico a Bersani: valuteremo le sue proposte d’intesa con gli alleati del Pdl e poi decideremo una posizione comune” scrive su Twitter. Le consultazioni al Colle erano terminate con la “cristallizzazione” delle posizioni più volte annunciate da tutti i partiti principali. Difficile capire quale possa essere il punto di svolta per il leader del centrosinistra, viste anche le dichiarazioni di Vito Crimi, capogruppo del Movimento Cinque Stelle al Senato, al FattoTv: “Non lo farà mai – dice riguardo a una possibile rinuncia di Bersani ai rimborsi elettorali – Nel caso lo facesse sarebbe il primo atto di un cambiamento vero, reale, provato. Faccia questo gesto e poi ne riparliamo”.

Il testo del conferimento: “Sostegno parlamentare certo”
Una situazione parlamentare quasi sui generis, tanto che è stato lo stesso Napolitano a rompere il tradizionale cerimoniale. E’ stata prima volta assoluta infatti che il Capo dello Stato ha preceduto la lettura della formalizzazione dell’incarico da parte del segretario generale. Solo dopo il lungo intervento di Napolitano, che ha spiegato le motivazioni del conferimento dell’incarico, le porte dello studio “alla Vetrata” si sono aperte nel corridoio dove staziona la stampa ed è arrivato il presidente che ha ricevuto il “pre-incarico”. Questo il testo del conferimento dell’incarico da parte della presidenza della Repubblica letto dal segretario generale del Quirinale Donato Marra: “Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricevuto questo pomeriggio al Palazzo del Quirinale l’onorevole Pier Luigi Bersani al quale ha conferito l’incarico di verificare l’esistenza di un sostegno parlamentare certo, che consenta la formazione del governo. Il capo dello Stato ha invitato l’onorevole Bersani a riferire appena possibile”. 

Napolitano ha detto di aver “ripercorso la prassi costituzionale” su quanto “concerne il procedimento volto alla formazione del governo”. Cita un costituzionalista (Enzo Cheli) per spiegare nella Costituzione “particolare stringatezza presenta in essa la disciplina relativa alla nomina del presidente del Consiglio, che la Costituzione subordina soltanto al fine della formazione di un governo in grado di ottenere la fiducia della Camere, consentendo quindi al capo dello Stato – specie in assenza di risolutivi risultati elettorali – la necessaria discrezionalità, anche attraverso la creazione di diverse figure di incarico”. Il primo tentativo, quindi, con Bersani.

Il costituzionalista Cheli: “Non è un preincarico, è già un incarico”
Lo stesso Cheli, in ogni caso, spiega che quello di Napolitano a Bersani è già un incarico, non un preincarico. Un mandato che “già si colloca nella fase dell’incarico”. “Bersani – spiega Cheli all’Ansa – è già il presidente del Consiglio incaricato, con un compito specifico che è quello di verificare l’esistenza di una maggioranza”. Cheli si dice sorpreso, ma molto contento per la citazione del capo dello Stato. “Non si tratta – precisa – di un incarico depotenziato, quello previsto come in questo caso dal richiamo agli art. 92 e 94 della Costituzione, ma semmai di un incarico condizionato perché chi lo ha ricevuto – spiega Cheli – deve compiere una verifica dal momento che non esiste ancora con chiarezza una maggioranza. Ma non c’è dubbio che la ‘palla’ ce la ha in mano Bersani”. 

Il richiamo all’art. 92 sulla formazione del governo – prosegue Cheli – “non pone condizioni al Capo dello Stato che può scegliere la via più ragionevole per raggiungere l’obiettivo della costituzione di un governo solido, mentre l’art. 94 esclude solo che possano essere dati incarichi destinati a fallire“. Quello a Bersani – rileva il costituzionalista – “non è un incarico esplorativo, che sarebbe il proseguimento delle consultazioni affidato al Presidente del Senato: adesso, invece, siamo già nella prima fase dell’incarico”. Ad avviso di Cheli, la formula del preincarico “non esprime una riserva in chi lo riceve da parte di chi lo affida, ma indica l’esigenza di una verifica quando il Presidente della Repubblica non vede inequivocabilmente quali possano essere i numeri di una maggioranza: è la logica del governo parlamentare”.

Napolitano: “Difficoltà per la grande coalizione, ma servirà spirito di coesione”
In questi casi, d’altronde, si sarebbe passati da un governo di grande coalizione. Ma “le difficoltà a procedere verso la grande coalizione”, così come richiesto dal centrodestra, “sono apparse rilevanti, a causa di profonde e antiche divisioni riesplose con la rottura del dicembre 2012”, ha affermato Napolitano. Il presidente, in ogni caso, non sembra perdere la speranza. Nonostante l’impossibilità di percorrere – vista la litigiosità tra gli schieramenti politici – la strada delle larghe intese, auspica un “forte spirito di coesione nazionale al di là della normale dialettica politica” per affrontare questa fase delicata per il Paese. “Occorrerà – ha detto – per salvaguardare la posizione dell’Italia e per rafforzarne la capacità di spinta innovativa nel concerto europeo, un forte spirito di coesione nazionale” che vada “al di là di quelle che potranno essere normali dialettiche maggioranza di governo/opposizione”. 

“Nessuna lentezza, ci vogliono ponderatezza e equilibrio”
Napolitano ha voluto anche rispondere a chi parla di presunti ritardi nella formazione del governo: “Reagisco – ha detto – a certe affermazioni infondatamente polemiche” su “presunte lentezze italiane”. Il capo dello Stato ha sottolineato come si proceda con “ponderatezza” e con “equilibrio” e nei tempi regolari considerando che per formare il nuovo governo Israele ci ha messo ad esempio 55 giorni. Con l’occasione il presidente della Repubblica ha ricordato che non è trascorso ancora un mese dal voto e che da una settimana si sono insediate le Camere e si è “complimentato” per l’elezione ieri, degli uffici di presidenza di Camera e Senato. “Si apre oggi una fase decisiva – ha proseguito Napolitano – per dare all’Italia un nuovo governo sulla base dei risultati elettorali”. “L’incarico che sto per dare – ha aggiunto – è il primo passo di un cammino per il raggiungimento dell’obiettivo” che deve portare “al più presto” alla nascita di un esecutivo per una “normale e piena attività legislativa”.

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