Un gruppo di persone variegato, che si riunisce attorno ad una tavola imbandita con piatti tipici e tra uno stuzzichino e un calice di vino vota e finanzia progetti artistici con una precisa valenza sociale. È il foodraising, definibile tecnicamente come un finanziamento partecipato tramite un evento periodico. Un fenomeno nato Oltreoceano, grazie alle Sunday Soup create da un collettivo canadese e poi diffusosi in tutto il mondo. In Italia uno dei network principali dedicato a tali incontri è quello di Tavola Periodica, con sede a Milano ma che organizza eventi in tutta Italia. «Tre anni fa partecipai proprio a una Sunday Soup – spiega Katia Meneghini, del CTRLZAK Art & Design Studio, realtà che si occupa di progettazione tra arte e design da cui è nata Tavola Periodica – e la cosa mi piacque a tal punto che decisi di dar vita a una versione particolare di questo format aperto, adattata alla sensibilità e alla realtà italiane con, rispetto a quelle originali, una maggiore attenzione all’aspetto sociale e territoriale dei progetti presentati e all’allestimento delle location». Così, a partire dalla fine del 2010, sono state organizzate 7 tavole periodiche in diverse città della Penisola tra cui Milano, Brescia, Torino, Venezia e Siracusa.

Il funzionamento è semplicissimo: una volta scelta la location (tra quelle passate ci sono state sedi di associazioni, gallerie di design, ma anche un antico laboratorio di falegnameria), viene pubblicato un bando su Internet per la raccolta dei progetti. «Le proposte possono svariare su tutti i campi dell’espressione artistica – prosegue Meneghini – e tra quelle giunte ne vengono selezionate 6, con una particolare attenzione non solo al loro valore culturale ma anche al possibile impatto positivo dal punto di vista sociale sulla comunità territoriale che ci ospita». L’evento è aperto a tutti, e chi vuole partecipare al pranzo e votare i progetti deve solo pagare una quota di 20 euro. Ogni tavola periodica si svolge in una giornata, tendenzialmente dalla tarda mattinata fino a metà pomeriggio: «Prima concediamo a tutti, pubblico e artisti, un’oretta per ambientarsi un po’. Poi cominciamo le presentazioni, che durano cinque minuti ciascuna e possono essere svolte in qualsiasi modo, dalla proiezione di diapositive fino ad allestimenti e performance. Si tratta di progetti “non finiti”, ancora in itinere, con l’obiettivo di garantire al proponente la somma necessaria per portarli avanti». Si procede poi alla votazione, e ogni partecipante esprime la sua preferenza inserendo un tipo di pasta, precisamente una penna, nel contenitore corrispondente al progetto che vuole sostenere. L’artista vincitore si aggiudica l’intero ricavato della tavola periodica decurtato delle spese per la sua organizzazione; a parte lui nessuno ci guadagna niente.

Oltre al sostegno ai progetti artistici, la parte più interessante che si viene a creare è l’interazione tra i membri del network: «Ad ogni incontro partecipa un gruppo variegato di 50-60 persone che si confrontano e scambiano idee, creando tra loro relazioni a volte inaspettate», sottolinea Meneghini. Ed anche a livello locale si creano sinergie importanti: «Il pranzo è praticamente un brunch realizzato con specialità della zona spesso offerte da produttori locali che si propongono come sponsor. E anche lo chef che si mette ai fornelli per preparare il tutto è strettamente legato alla realtà del territorio che ci ospita». Forme di sostegno che Tavola Periodica sta cercando di incrementare per mettere in piedi eventi ancora più numerosi ed elaborati e aumentare l’effetto sociale della raccolta fondi: «L’organizzazione non è semplice – conclude Meneghini – e per questo siamo alla ricerca di nuovi sponsor, anche perché il format è adattabile anche ad altri scopi. Serve soprattutto qualcuno che ci creda».

di Paolo Scandale

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