Meno di 15.723 euro all’anno. E’ il reddito che dichiarano i contribuenti italiani secondo quanto emerge dall’elaborazione delle dichiarazioni Irpef presentate nel 2012 e relative al 2011. Il 90% ha un reddito complessivo inferiore ai 35.601 euro, mentre  il 5% dei contribuenti più ricchi possiede il 22,9% del reddito complessivo, ossia una quota maggiore a quella detenuta dal 55% dei contribuenti con i redditi più bassi. Sono infatti 28.000 i contribuenti-paperoni che dichiarano in media un reddito maggiore di 300.000 euro l’anno e che sono sottoposti al contributo di solidarietà del 3%. Questo “balzello” sui più ricchi vale 260 milioni di euro, in media 9.000 euro a testa.

Dall’analisi per tipologia di reddito, emerge che i lavoratori autonomi hanno il reddito medio più elevato, pari a 42.280 euro, mentre il reddito medio dichiarato dagli imprenditori è pari a 18.844 euro, quello dei dipendenti 20.020, quello dei pensionati 15.520 euro e, infine, il reddito medio da partecipazione è pari a 16.670 euro.

Le fonti di reddito che contribuiscono maggiormente all’Irpef sono il lavoro dipendente (54,5% dell’imposta ricalcolata) e da pensione (il 25,5%) per una percentuale complessiva dell’80%. Il lavoro autonomo, invece, contribuisce solo con il 6,7% mentre il reddito di impresa ha un peso del 3,5%. Basso il contributo dei redditi da capitale (0,8%) in gran parte assoggettati a imposta sostitutiva.

Da un punto di vista geografico, l’analisi rileva che la regione con reddito medio complessivo più elevato è la Lombardia (23.210 euro), seguita dal Lazio (22.160 euro), mentre la Calabria ha il reddito medio più basso con 14.230 euro. Nel 2011 quindi si registra un ulteriore allargamento del divario nord-sud rispetto al 2010: si riscontra infatti una crescita superiore del reddito complessivo medio nelle regioni settentrionali rispetto al resto del Paese; gli incrementi variano da un massimo del 2,2% al nord-ovest a un minimo dell’1,0% nelle isole.

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