Il numero di persone “assolutamente povere” quest’anno in Italia supererà quota 4 milioni. Lo afferma la Confcommercio, secondo la quale nel 2013 si supererà ampiamente i 3,5 milioni ‘certificati’ ufficialmente dall’Istat per il 2011. Si tratta di oltre il 6% della popolazione, contro il 3,9% registrato nel 2006. Il dato, con una previsione massima di 4,2 milioni di poveri totali, è contenuto nel Misery index Confcommercio (MiC), il nuovo indicatore macroeconomico mensile di disagio sociale messo a punto dall’ufficio studi dell’associazione dei commercianti, che considera, pesando maggiormente le componenti relative al mercato del lavoro, la disoccupazione ufficiale, la cassa integrazione, gli scoraggiati e il tasso di variazione dei prezzi di beni e servizi acquistati.

Oltre alla previsione, presentata in apertura della due giorni organizzati a Cernobbio con diversi protagonisti dell’economia e della politica, la Confcommercio considerando i soli dati Istat afferma “che le persone assolutamente povere erano meno di 2,3 milioni nel 2006 e dobbiamo riconoscere che l’Italia in cinque anni ha prodotto circa 615 nuovi poveri al giorno, con quest’area di disagio grave che è destinata a crescere ancora, e di molto”. Un dato ancora peggiore di quello denunciato pochi giorni fa dal rapporto Bes di Istat e Cnel.

Secondo il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, è necessario che “la politica assuma adesso, superando ogni divisione, la responsabilità di dare al paese un governo in grado di rispondere all’emergenza economica e di preservare la coesione sociale”. Anche perché, come segnala uno studio dell’associazione, da quando è in atto la crisi la situazione dell’occupazione nel nostro Paese è andata sempre peggiorando. Una situazione che ci accomuna alla Spagna: in entrambi i Paesi, infatti, il rapporto di occupati rispetto alla popolazione è del 37,9%, con l’Italia che dal 2007 ha perso un punto e mezzo. In Germania, invece, l’indice è al 49,3%, in Francia al 41,6%. Con un segnale chiaro: la crisi ai tedeschi ha portato un continuo aumento degli occupati. Nel 2007 il rapporto con la popolazione era ‘solo’ del 46,5%, con una crescita in termini reali di due milioni di posti di lavoro.

Il confronto con la Germania è sconfortante anche per quanto riguarda la produttività. Gli occupati italiani, sia dipendenti sia indipendenti, lavorano più dei colleghi europei: nel 2011 complessivamente 1.774 ore a testa, il 26% in più dei tedeschi e il 20% più dei francesi. Ma la produttività per ora lavorata in Italia è nettamente inferiore. Considerando il Pil per ora lavorata, senza distinguere le tipologie di lavoratore, in Italia si realizza un prodotto mediamente pari a 36 euro per ora lavorata. In Germania, invece, si produce il 25% in più e in Francia quasi il 40%. E tra il 2007 e il 2011 la produttività oraria è cresciuta del 20% in Germania e dell’11% in Spagna, mentre in Italia solo del 4%. “Abbiamo problemi enormi rispetto alla produttività: se non li risolveremo, la ripresa resterà un miraggio, qualcosa che non si verificherà mai”, avverte il direttore dell’ufficio studi di Confcommercio Mariano Bella.

Preoccupante anche il dato relativo al Pil. Quest’anno, stima la Confcommercio, il calo del prodotto interno lordo italiano sarà peggiore delle ultime recenti previsioni: per il 2013 si prevede un taglio dell’1,7%, contro un ribasso dello 0,8% indicato cinque mesi fa. Timide speranze per il 2014, anno per il quale la previsione è di un rialzo dell’1% netto.

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