Eni cede a una società cinese un quinto della sua scoperta più grande di sempre. Il gruppo italiano ha venduto per 4,2 miliardi di dollari il 20 per cento dell’Area 4 in Mozambico, il ricco giacimento africano definito dallo stesso amministratore delegato Paolo Scaroni alla fine del 2011 “la scoperta più grossa mai fatta da Eni”. Grazie a esso, infatti, le riserve di idrocarburi del colosso petrolifero erano aumentate del 20 per cento. Un successo confermato in una nota pubblicata oggi in occasione dei risultati trimestrali, dove l’azienda avverte che “il 2012 è stato un anno record per la nostra esplorazione con risorse scoperte pari a circa sei volte la produzione annua grazie ai risultati eccezionali raggiunti in Mozambico“.

Risultati che, però, non hanno fatto cambiare idea al numero uno del gruppo, che ha firmato oggi a Pechino l’accordo con l’amministratore delegato della Petrochina company limited, società controllata da China national petroleum corporation. L’intesa prevede la vendita da parte di Eni a Cnpc del 28,5 per cento delle azioni della società Eni East Africa, titolare del 70 per cento della partecipazione nell’Area 4. Cnpc acquisisce così una quota indiretta del 20 per cento dell’area, mentre Eni rimane proprietaria del 50 per cento. Le rimanenti quote sono detenute da altre società, tra cui Kogas e Galp Energia.

L’accordo è stato firmato mentre Eni pubblicava i conti dell’anno scorso e il piano strategico 2013-2016, dove sono previste dismissioni per oltre 10 miliardi di euro, comprese quelle relative a Galp e Snam. I vertici del gruppo hanno contemporaneamente proposto di aumentare i dividendi di circa il 2 per cento a 1,1 euro ad azione per il 2013 e hanno approvato il programma di acquisto di azioni proprie per ulteriori 18 mesi fino ad un massimo di 363 milioni di azioni. Eni ha poi confermato i dati sui conti annunciati a febbraio, con un utile netto in aumento nel 2012 del 13,5 per cento a 7,78 milioni di euro.

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