Una macchina per sequenziare il genoma e scoprire mutazioni responsabili di tumori. Ma anche per aiutare la ricerca in campo agroalimentare, veterinario, microbiologico e antropologico forense. Si chiama HiscanSq ed è il sequenziatore di nuovissima generazione dell’Università di Bologna. Costato 600 mila euro (all’investimento ha contribuito per il 46% la Fondazione Seragnoli) il macchinario, che si trova al Sant’Orsola, viene usato dal centro di ricerche sul cancro Giorgio Prodi, e sono già oltre 150 i pazienti sequenziati.

Lo strumento serve prima di tutto per fare ricerca ma, è l’auspicio del Sant’Orsola, potrà rapidamente portare a risultati pratici in campo clinico, dando ai medici indicazioni utili sulle terapie per curare i tumori. E non si escludono applicazioni anche in altri settori, da quello biologico a quello giudiziario.

HiScanSq ha al suo attivo quasi un anno di attività sperimentale, durante il quale sono già stati raggiunti i primi importanti risultati in ambito oncologico, che consentono di ampliare le conoscenze per individuare terapie personalizzate, in funzione della mappa genomica. Già 158 le persone sequenziate in quasi 12 mesi (a un costo a un costo di qualche centinaia o migliaia di euro l’uno) a fini di ricerca. Anche se lo scopo è clinico: individuare le mutazioni genetiche responsabili del cancro, per poi individuare terapie su misura capaci di correggere quelle alterazioni. Tra questi pazienti c’è anche un bambino affetto di leucemia.

Per lavorare con l’HiScanSq, che verrà utilizzato anche dal Policlinico Sant’Orsola per potenziare la ricerca genomica in ambito clinico, l’Università di Bologna ha creato una squadra di esperti, l’Integrated research team (Irt), denominata AlmaSeq.

 

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