Le isole Falkland rimangono inglesi. Il 98,8 per cento degli elettori ha infatti appoggiato il referendum che si è tenuto domenica e lunedì. Solo tre delle 1.517 persone che hanno votato hanno risposto “no” alla domanda se le isole contese dall’Argentina con il nome di Malvinas devono rimanere un territorio britannico d’oltremare. Il premier inglese David Cameron ha subito commentato la vittoria schiacciante. “Gli abitanti delle Falkland non avrebbero potuto esprimersi in modo più chiaro”, ha detto. “Vogliono rimanere britannici. Questa volontà dovrebbe essere rispettata da tutti, compresa l’Argentina“.

A rafforzare ulteriormente il “sì” dei “kelper”, come si chiamano gli abitanti delle isole, è stata l’alta affluenza alle urne, pari al 92 per cento. “Speriamo” che il risultato suoni come “un messaggio al mondo che il nostro destino è nelle nostre mani”, ha dichiarato un portavoce del governo delle Falkland, “siamo una fiorente e vivace comunità proveniente da tutte le parti del globo. Auspichiamo normali relazioni di buon vicinato con l’Argentina”. Ma Buenos Aires, che rivendica le isole a poco più di 400 chilometri dalla sua costa, ha già fatto sapere di non riconoscere l’esito del referendum.

“Siamo pienamente e incondizionatamente impegnati a rispettare l’identità e lo stile di vita degli abitanti delle Malvinas come facciamo con i 250mila discendenti dei britannici che vivono in Argentina”, ha dichiarato l’ambasciatore argentino in Gran Bretagna, Alicia Castro, “sono britannici, ma il territorio dove vivono appartiene all’Argentina”. Con il referendum, la Gran Bretagna vuole portare la questione delle isole sul terreno del principio dell’autodeterminazione dei popoli mentre l’Argentina ne fa una questione di sovranità territoriale. La consultazione è stata indetta a più di 30 anni dalla fallita invasione militare delle Falkland da parte delle truppe argentine il 2 aprile 1982. Molti paesi latinoamericani sono schierati a fianco dell’Argentina, ma il resto della comunità internazionale rimane prudente.

“L’Italia registrerà il risultato espresso dalla consultazione popolare”, hanno riferito fonti del nostro governo. Una posizione che appare in linea con l’atteggiamento prudente dell’Unione Europea, di cui fa parte la Gran Bretagna ma anche la Spagna, Paese che contesta a Londra la sovranità su Gibilterra. I trattati europei menzionano le Falkland fra i territori e i Paesi d’oltremare associati all’Unione Europea. I loro cittadini sono cittadini europei ma il loro territorio non fa parte dell’Ue. Cauti sono stati finora anche gli Stati Uniti. “Né io, né il presidente commenteremo un referendum che ancora non si è svolto”, aveva detto il nuovo segretario di Stato John Kerry nella sua recente visita a Londra, “la nostra posizione sulle Falkland non è cambiata. Gli Stati Uniti riconoscono di fatto l’amministrazione britannica delle isole, ma non prendono posizione sulla questione della rivendicazione di sovranità delle parti”.

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