L’NHS, la sanità pubblica britannica, lancia oggi “nuove ispezioni non annunciate negli ospedali”. Obiettivo, mettere a tacere lo scandalo degli ultimi giorni, dopo le rivelazioni fatte dalla stampa del Regno Unito che, semplicemente, ha riportato alcuni dati dell’ufficio nazionale di statistica. Secondo il quale, negli ultimi quattro anni, 1.165 persone sono morte in ospedale per malnutrizione e disidratazione. Sul banco degli accusati, medici e infermieri, troppo spesso oberati di lavoro e incapaci, per il ritmo troppo forsennato, di prestare le più basilari attenzioni ai pazienti. Sempre secondo l’ufficio nazionale di statistica, nel 2011 ben 43 persone sono morte per fame. Malati spesso allo stato terminale o incapaci di nutrirsi da soli, pazienti che non hanno trovato nessuno che li nutrisse proprio nel luogo dove ci si aspetta di essere accuditi con ogni riguardo: l’ospedale.

Ora, appunto, l’NHS corre ai ripari. Con un comunicato, il dipartimento della Salute ha fatto sapere: “Per noi è completamente inaccettabile che alcuni pazienti muoiano di fame o semplicemente soffrano la fame. Per fare in modo che ognuno riceva le giuste cure e per sradicare cattive pratiche ospedaliere, da oggi aumenteremo il numero delle ispezioni non annunciate e presto pubblicheremo le nostre ricerche sul rispetto della dignità umana negli ospedali e nelle case di cura. Ma stiamo investendo anche 100 milioni di sterline in nuove tecnologie che semplifichino il lavoro degli infermieri. I quali devono passare meno tempo sulle carte e fra la burocrazia e molto più tempo in corsia, fra pazienti e loro famigliari. I malati devono essere aiutati a bere e a mangiare. Ma, soprattutto, devono essere trattati con dignità”.

Ora le associazioni per la difesa dei diritti dei malati sono sul piede di guerra. Diane Jeffrey, di Malnutrition taskforce, ha detto che “Troppe persone stanno pagando con la loro vita il malfunzionamento della sanità”. Mentre altri gruppi di azione hanno sottolineato “lo stress al quale gli operatori sanitari sono soggetti”. Così, proprio oggi, dall’NHS e da uno dei capi della formazione di infermieri e personale medico viene una proposta che ha lasciato molti commentatori letteralmente a bocca aperta. “Chi è troppo stressato dovrebbe essere messo in grado di poter riposare, anche sul luogo di lavoro, con mini-dormite di almeno venti minuti”, ha scritto oggi sul sito del servizio sanitario nazionale la formatrice Jayne Morris. Indicazione che potrebbe essere estesa “alla maggior parte dei settori lavorativi”, ha aggiunto Morris, ma che “proprio nella sanità” troverebbe la sua migliore applicazione. Contro un ritmo di lavoro troppo frenetico – condizione che, come hanno messo in luce le inchieste ha portato alle negligenze negli ospedali – quindi ecco una risposta che pare venire dal Giappone. “In questo Paese – è scritto sul sito – da tempo chi lavora troppo e per troppe ore ha diritto a dei veri e propri ‘pisolini’, e la produttività e la qualità della prestazione sono migliorate nettamente”. La TaxPayers Alliance, associazione di contribuenti, ora attacca: “Se il Regno Unito è in stagnazione è anche perché la massa dei dipendenti pubblici non lavora quanto dovrebbe. Non ci pare una buona idea”.

Intanto, da Londra, arriva una ricerca che getta un’ombra ulteriore sulla sanità pubblica. Il 60% degli infermieri non permetterebbe a un parente o a un amico di essere ricoverato nell’ospedale in cui presta servizio. Gli operatori sanitari londinesi, insomma, non si fidano nemmeno delle strutture nelle quali operano, percentuale più alta negli ospedali della zona meridionale della città e leggermente più bassa in quelli settentrionali. Un malessere che è prima di tutto comune a chi ogni giorno lavora in un ospedale, come un’indagine nelle strutture dello Staffordshire aveva rivelato qualche mese fa. In quest’area della campagna inglese, negli ultimi anni, la sanità ha fatto registrare tristi record negativi. L’ospedale di Stafford, secondo un’inchiesta giunta persino agli “onori” delle aule parlamentari, avrebbe visto oltre 1.200 pazienti morire “inutilmente”, come l’indagine ha rivelato. Così, mentre il vanto dei britannici per la propria sanità pubblica vacilla sempre di più, è sempre più la politica a dover rispondere per le distorsioni e le criticità del settore.

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