Via Pietrasanta, a metà strada tra la periferia e il centro di Milano. Verde in modica quantità, edilizia residenziale, qualche lascito dell’epoca fordista riconvertito in costosi loft e l’insegna di una meta fissa della movida come la discoteca Magazzini generali. Al civico 14 c’è la sede della Live Nation Italia, holding internazionale che si occupa di organizzare concerti per cantanti come Vasco Rossi e Laura Pausini. Quotidianità alla milanese che s’increspa il 15 aprile 2010, quando gli investigatori del Ros di Milano, su delega dei colleghi di Catanzaro, attendono, vedono e fotografano l’arrivo di Giuseppe Mancuso, figlio di Pantaleone, padrino di ‘ndrangheta e capo assoluto del comune di Limbadi in provincia di Vibo Valentia. Il giovane boss, finito in carcere assieme ad altre 23 persone, arriva in zona poco dopo le 13. Non è solo, ma in compagnia di Filippo Mondella, figlio di Antonino, vecchio uomo dei clan in Brianza. Con i due si fa vedere anche Nicola Castagna, giovane imprenditore come il padre e come il genitore, ragionano gli investigatori, uomo vicino ai Mancuso. Lo stesso vale per Luigi Pisciottano, pure lui presente in via Pietrasanta. Che ci fa la ‘ndrangheta in questa zona? Progetta di infilarsi nel ricco business dei concerti e della loro logistica. Non è, infatti, un caso che per il 15 aprile è fissato un appuntamento con Riccardo Genovese della Live Nation Italia (non coinvolta penalmente). Il professionista, pur citato dai carabinieri, non finirà indagato in questa inchiesta. Il contatto con il giovane boss arriva tramite i rapporti con Pisciottano, già amministratore della Sud concerti, una srl, cancellata nel dicembre 2012, ma per anni attiva nel settore artistico.

Calabria-Milano. La rotta è obbligata. I Mancuso lo sanno e si mettono in marcia. Perché il business sta qui, sotto la Madonnina. Ai nastri di partenza dell’ultima frontiera degli affari mafiosi c’è la Ca&Mo service srl gestita ufficialmente da Mondella e Castagna. I carabinieri però non sembrano avere dubbi: quei due nomi sono solo un paravento per nascondere gli interessi di Giuseppe Mancuso definito “socio occulto con ruolo sostanziale direttivo (…) attivamente coinvolto e presente nelle decisioni strategiche imprenditoriali”. Insomma, come capita spesso, il boss c’è ma non si vede. Si sente, invece. Lo ascoltano i Ros di Catanzaro. “Dobbiamo distinguere le cose – dice Mancuso – l’amicizia è una cosa, gli interessi sono un’altra (…) io voglio sapere tutto della ditta”. Chiarissimo. Come i soldi che Mancuso vuol tirare fuori dai conti dell’azienda: 200mila euro da girare ai suoi fiancheggiatori calabresi. “Prima di ogni cosa, vanno cacciati ‘sti soldi (…) e si devono portare al posto dov’erano!”.

Il boss ordina e dispone. In testa ha l’affare dei concerti. E così, ancora prima del 15 aprile 2010, gli investigatori intercettano telefonate tra Giuseppe Mancuso e Pisciottano, il quale, pressato dal capo cosca, risponde: “Adesso chiamo (…) penso verso il quattordici, quindici, (…) lui mi ha detto dal tredici al diciotto”. Inizialmente l’appuntamento è fissato a Torino “perché lui è lì con la Pausini e Vasco Rossi”. In un secondo momento, l’incontro si sposta a Milano.

E così il 15 aprile 2010, poco dopo le nove del mattino, Giuseppe Mancuso esce dalla sua casa di Agliate frazione di Carate Brianza. Ad attenderlo c’è il cognato Pasquale Santoro, brianzolo di nascita e amministratore unico della Cupido Wings. La società, con sede a Carate Brianza, ha per oggetto la distribuzione di tutti i prodotti commercializzati con il brand Cupido drink, la bevanda “che ti fa innamorare”, così almeno recita il sito internet che mostra una bottiglietta dal design rifinito. Il marchio rappresenta la bevanda ufficiale della casa di Romeo e Giulietta a Verona. Gemellaggio sancito nel 2010 alla presenza del marhaja di Jaipur Arvind Singh Mewar.

Santoro e Mancuso lasciano Agliate poco dopo le dieci del mattino del 15 aprile. Particolare: sono a bordo di una Renault Megane intestata alla moglie di Germano Brambilla, imprenditore lombardo in ottimi rapporti con il boss della ‘ndrangheta. Poco dopo l’una del pomeriggio, Mancuso varca il portone della Live Nation Italia. L’incontro durerà quaranta minuti e si concluderà bene. Questo almeno è il dato che gli investigatori traggono da un’intercettazione di Nicola Castagna al telefono con un parente. Dice: “Noi siamo a un appuntamento di lavoro per i concerti di Milano, alla Milano Concerti quelli che fanno i concerti in tutta Italia e adesso loro sono chiusi sopra, perché i tecnici devono parlarsi”. Annotano i carabinieri: “Si registra una prima conferma che l’incontro di lavoro, presso la Live Nation Srl, è andato a buon fine. Nicola Castagna, conversando con una conoscente le riferisce di aver ‘preso’ il concerto del noto cantante Nek”.

Ma non è finita. Giuseppe Mancuso in Lombardia vuole investirci. E oltre ai concerti, mette in pista anche un incontro con un imprenditore vicino alla dirigenza della Chateau d’Ax, la nota azienda che vende mobili. Spiega il boss: “Domani andiamo a parlare con quello della fiera… del giro di chateau d’Ax… per vedere se riusciamo a entrare la… Chateau d’Ax… perché questo ci fa entrare”. La storia continua.

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