“Si dice che Poltiglia fosse il giardino del mondo. Culla di artisti, scienziati e pensatori”. Inizia così 1994, ultimo romanzo di Giuseppe “Leo” Leonelli per i tipi di Incontri Editrice. Poltiglia, com’è ovvio che sia, è l’Italia dell’ormai lontanissima estate del 1994, quella che vide la vittoria dell’Altissimo, sceso in campo con un messaggio televisivo a reti unificate, e quella che fece piangere milioni di italiani, quando Roberto Baggio gettò alle stelle il rigore del destino contro il Brasile di Taffarel, la mano di Dio capace di ipnotizzare Daniele Massaro e capitan Franco Baresi. Anche quella era Poltiglia e, ci fa notare Giuseppe Leonelli, barista figlio di baristi e scrittore nel tempo libero, “tra la discesa in campo dell’Altissimo e la finale del campionato mondiale di calcio erano trascorsi 172 giorni”. E qui siamo già usciti dalla cronaca giornalistica, senza però abbandonare il campo del verosimile: Berlusconi non ha mai convocato i cronisti per annunciare l’acquisto della Nazionale di calcio, ma a pensarci bene avrebbe potuto farlo. “Comprerò la nazionale di Poltiglia – dice l’Altissimo in “1994” – falsificherò i documenti dei migliori giocatori stranieri e li farò giocare nella nostra squadra, corromperò, manipolerò e, se sarà necessario, farò di Poltiglia un paese del terzo mondo”. In qualche modo le promesse furono mantenute.

A discutere di Poltiglia al Modo Infoshop di Bologna si è presentato anche Roberto “FreakAntoni. Sprofondato sulla poltrona ha esordito con Osho – “Siamo qui per la conferenza giusto? Con Osho ci discuto da tanti anni nella mia stanzetta imbottita” – ed ha proseguito nel modo a lui più congeniale: “Bene, il libro del mio amico Giuseppe Leonelli è il modo migliore per parlare di zootecnia in Emilia Romagna”. 1994 è un libro che racconta due storie parallele. C’è la storia di una compagnia di amici in corsa verso l’età adulta sotto le “Due Torri quasi gemelle” della città immaginaria di Balanzona. “Una ventata di gioventù e freschezza, giovani che incontreranno due oracoli e impareranno a vivere senza mai abbandonare i loro sogni”.

L’altra storia la conosciamo, è quella dell’anno 1994, della vittoria dell’Altissimo e dell’annichilimento della sinistra. Sia chiaro, Leonelli non risparmia proprio nessuno. “Il primo giro di spritz – scrive l’autore raccontando la vita politica nella capitale di Poltiglia – stava quasi volgendo al termine e l’iniziale dotazione di stuzzichini era stata rasa al suolo. Pur divisi da concetti ideologici profondamente opposti, maggioranza e opposizione si ritrovavano unite quando era il momento di dar fondo ai salatini che accompagnavano l’aperitivo. Insieme formavano una corazzata invincibile, una macchina da guerra e un tritacarne costante che non conosceva attimi d’indecisione”.

“Ma nel tuo libro ci sono i giovani di adesso?”, chiede di colpo Freak Antoni, che giovane non lo è certo più da qualche tempo, all’amico Leonelli. “Certo, non sono proprio grillini ma ci sono”. “Non ti sei mai chiesto perché – incalza Antoni – nelle società del passato l’anziano era vissuto come l’esperto, la persona d’esperienza, mentre nei nostri tempi è il giovane il vero eroe della situazione, e l’anziano solo il peso da accantonare? Penso questa fissazione sia figlia del capitalismo, il giovane è colui che produce e ha energie per farlo, e finché lo fa è accettato. Il vecchio è esaurito e non serve più a niente. Nel tuo libro i giovani mi sembrano rappresentare il continuo rinnovamento, gli anziani la casta e la corruzione da combattere. Mi pare – continua Freak Antoni – che questo libro sia impregnato di una forte speranza nella nuova generazione, mentre veda ormai compromessa la vecchia, fatta di persone che hanno perso l’onestà e il confronto col mondo reale per rassegnarsi al business e all’intrallazzo”.

“Non è un discorso di età anagrafica – ribatte Leonelli – la casta è tale in quanto casta, non in quanto data di nascita. E’ uno stato mentale legato alla qualità della propria anima”. A fine incontro non poteva mancare l’invito all’acquisto: “Bene – conclude Freak Antoni – non potete uscire di qui senza avere comprato il libro, contributo importante alla deforestazione dell’Emilia Romagna”.

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