Peer Steinbrueck – candidato cancelliere del Partito Socialdemocratico Tedesco (SPd) alle prossime elezioni federali tedesche del 2013, riferendosi ai risultati conseguiti da Grillo e Berlusconi alle elezioni – s’è dichiarato “inorridito dalla vittoria di due clown”. Il giorno dopo l’associazione di categoria dei clown tedeschi, ha precisato che i veri pagliacci debbano invece essere ricercati tra i politici & viceversa.

Il settimanale Internazionale in edicola, oltre a dedicare la copertina a Beppe Grillo, riporta gli articoli di Le Monde, El Pais, Financial Times, The Economist, The Guardian, Die Tageszeitung, l’Expresso e quelli di molte altre testate internazionali, quasi tutte propense a considerare Beppe Grillo un comico tout court. Come se i membri delle così/dette élites politiche ancora in auge, invece che politici a tutti gli effetti, fossero considerati in base alle loro precedenti occupazioni di medici professionali, avvocati professionali o magari delinquenti professionali & via discorrendo.

La Repubblica di ieri, oltre a riportare in seconda pagina un pezzo sugli Ebrei francesi contro l’ex comico, in base al quale Beppe Grillo sarebbe (il condizionale è nostro, nda) profondamente antisemita, pubblica anche un interessante articolo di Ian Buruma titolato Il Vento anti-sistema.

Buruma evidenzia il fatto che “quando i partiti politici si sclerotizzano, i mezzi di comunicazione divengono troppo compiacenti (o troppo vicini al potere) e le burocrazie si dimostrano indifferenti alle esigenze della popolazione, il populismo può rappresentare una correzione necessaria”.

“Tra i populisti dei nostri giorni – precisa Buruma – spiccano tuttavia due categorie: i magnati super ricchi e i clown”. Tra i primi cita Rupert Murdoch che però, a differenza di Berlusconi e dell’ex primo ministro tailandese Thaksin Shinawatra – altro magnate del mondo dei media – non ha mai aspirato alla politica. Tra i secondi, cioè tra i comici, Buruma ricorda che “qualche anno fa in Messico il più popolare commentatore politico televisivo era un comico di nome Brozo; che “nel 1980 il clown francese Coluche si ritirò dalla campagna presidenziale” per paura di influenzare gli esiti del voto, dopo aver preso atto “che il suo sostegno popolare era del 16%”; ma che “il prototipo del populismo europeo moderno era un uomo di spettacolo olandese di nome Pim Fortuyn – anche lui terrorizzato dall’idea di diventare primo ministro – che faceva apparire i vecchi politici delle élites come delle mummie scorbutiche e retrograde, quali molti di loro erano”.

E adesso Beppe Grillo vero vincitore delle elezioni italiane – ammette Buruma – “è divenuto il primo comico di professione a capo di un grande partito politico europeo”. Il saggista e accademico olandese conclude in termini non distanti da quelli evocati da Massimo Gramellini su La Stampa, inducendoci a non sottovalutare i “politici tradizionali, in grado di capire cos’è che alimenta la rabbia popolare, e porvi rimedio”, ma anche che “mettersi all’ascolto dei clown potrebbe rappresentare un primo passo nella direzione giusta”.

Suggerimento non perseguito nella patria della retorica, come McLuhan de/finiva l’Italia, dove invece imperversa il bla-bla di mass media per lo più impauriti & decotti q.b. – quanto basta per continuare a tediarci con un’animosità senza precedenti nei confronti di Beppe Grillo il quale, dismessi da tempo i panni del comico di professione, il blasone, si fa per dire, di politico se l’è conquistato a pieni voti.

 

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