L’ex direttore de “L’Avanti!Valter Lavitola è stato condannato a 2 anni e otto mesi per tentata estorsione. La sentenza è stata emessa oggi dal gup Francesco Cananzi del Tribunale di Napoli al termine del processo celebrato con rito abbreviato.

Al momento della lettura del verdetto era presente in aula lo stesso Lavitola che si è limitato a mangiare un pocket coffee. L’accusa sostenuta dai pm Vincenzo Piscitelli ed Henry John Woodcock nel corso della requisitoria aveva chiesto 4 anni di reclusione. I magistrati hanno accertato che Lavitola provò a chiedere la somma di cinque milioni di euro all’ex premier durante la latitanza in America Latina in cambio del silenzio sui problemi giudiziari dello stesso Berlusconi, al termine delle indagini condotte dalla Guardia di Finanza. La sentenza di oggi coincide con le rivelazioni dell’ex senatore Sergio De Gregorio, ex socio di Lavitola, che ai magistrati ha raccontato che fu Silvio Berlusconi attraverso proprio l’ex direttore de “L’Avanti!” a sollecitarlo affinché lasciasse la maggioranza e passasse con la Casa della Libertà. Un cambio di casacca che ebbe un prezzo: circa tre milioni di euro. Proprio per questa vicenda, Berlusconi – da pochi giorni – è indagato per corruzione e finanziamento illecito. E nel contesto più ampio delle strategie per cambiare gli assetti dell’allora esecutivo guidato da Romano Prodi, l’ ex direttore de “L’Avanti!” ricoprì un ruolo di faccendiere e approfittando degli eventi, esercitò pressioni sul Cavaliere per ottenere vantaggi economici personali. Da qui la tentata estorsione.

“La decisione del giudice ridimensiona i fatti riconducendoli a limiti molto meno allarmanti rispetto a quelli prospettati dall’accusa”, commenta l’avvocato Gaetano Balice, legale di Lavitola. “L’ipotesi delittuosa – ha aggiunto il legale – è a mio avviso fantasiosa e priva di qualsiasi ancoraggio con la realtà”. Della stessa vicenda è stato, invece, assolto, Carmelo Pintabona l’imprenditore italo-argentino accusato in concorso con Lavitola. I pm avevano chiesto per lui un anno sette mesi di reclusione. I difensori, Mario Papa e Alfredo Serra, hanno espresso “totale soddisfazione” per l’esito del processo che si è concluso con la assoluzione dell’imputato “per non aver commesso il fatto”.

Lo scenario che a mano a mano sta emergendo sembra molto più complesso e dà l’impressione che molte verità siano tenute ben nascoste. Ricatti e contro-ricatti, messaggi trasversali e cambiali da onorare. E’ una partita di ping pong che si gioca ai massimi livelli. E come ha ricordato Maria Lavitola, la sorella dell’ex editore a il Fatto Quotidiano. “Ci sono cose inquietanti che sono accadute in questi anni, ne sono una testimone inconsapevole. Mi ritrovo – ad esempio – nella mia abitazione faldoni della Finmeccanica, documenti che sono transitati dagli uffici delle società di mio fratello a uffici importanti. Una miriade di carte che neppure ne conosco i contenuti. Più volte ho fatto presente la cosa alla Guardia di Finanza”.

La condanna incassata oggi da Valter Lavitola si aggiunge a quella di giugno scorso: 3 anni e 8 mesi per truffa e bancarotta in relazione alla gestione dei finanziamenti destinati al quotidiano “L’Avanti!”. E Valter Lavitola – a questo punto – potrebbe anche essere scarcerato se non emergono nuove esigenze di custodia cautelare in carcere per altri filoni d’indagine. La domanda sorge spontanea: a chi potrebbe far paura un Valter Lavitola libero?

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