La vicenda degli alimenti contenenti carne di cavallo non dichiarata in etichetta ha registrato negli ultimi giorni un calo di attenzione da parte dell’informazione nostrana (tra tsunami elettorali e dimissioni papali, la concorrenza non è mai stata così agguerrita!). Eppure lo scandalo è arrivato a interessare ben 25 Paesi, principalmente europei, dove sono stati ritirati dal mercato circa 200 prodotti.

E’ l’ennesimo caso che dimostra la drammatica debolezza del sistema alimentare che domina da alcuni decenni sul pianeta. Un sistema fondato su consumatori sempre meno educati, materie prime disponibili in abbondanza e a prezzi sempre più bassi, “doping” chimico e farmaceutico delle produzioni, politiche agricole devastanti, relazioni pericolose tra multinazionali della produzione e della distribuzione che mirano unicamente all’incremento dei propri profitti.

Questo sistema alimentare non è più quello che ha liberato l’Europa dalla fame: oggi è un sistema che inquina, sovrasfrutta le risorse naturali, spreca quasi la metà di ciò che produce, divora acqua ed energia e consegna nei nostri piatti cibi che contribuiscono a minare la nostra salute più che a farci stare bene.

Ovviamente non si deve fare di tutta l’erba un fascio: non si può pensare, oggi, di nutrire un pianeta di 7 miliardi di persone senza l’industria alimentare e la grande distribuzione. Dunque, non possiamo permetterci di criminalizzare tutta la produzione industriale. Al contempo, però, non dobbiamo commettere l’errore di considerare i consumatori solo vittime impotenti. Siamo tutti quanti parte del problema e, quindi, della possibile soluzione. Le lasagne con carne di cavallo spacciata per carne di manzo esistono perché qualcuno le compera. Basterebbe lasciarle sugli scaffali dei supermercati per vederle sparire dalla circolazione.

Possiamo vivere senza lasagne alla bolognese surgelate? Certo che sì! Anzi, ogni tanto possiamo anche fare in casa il ragù, andando a comperare gli ingredienti uno per uno da fornitori di fiducia (scoprendo che magari si riesce anche a spendere meno!). Provate a pensare quanto è bello farsi in casa ravioli, tortellini, cannelloni. Mica tutti i giorni, beninteso, ma fosse anche solo per le feste comandate! Andare a fare la spesa con la propria famiglia e poi tutti assieme lavorare alla preparazione: che gusto inimitabile avranno quei piatti!

C’è poi un altro aspetto che mi sta particolarmente a cuore: la vicenda in oggetto rivela l’ennesimo furto perpetrato da questo sistema alimentare. Il patrimonio immenso e straordinario della cucina del nostro Paese (della cucina regionale e locale d’Italia) è un grande bene comune che appartiene a tutti. Chi si appropria dei nomi dei piatti della nostra cultura gastronomica e li ripropone in una fotografia sbiadita se non addirittura fasulla, compie un reato contro quel patrimonio. Quanti dei milioni di cittadini europei che hanno sentito parlare di questo scandalo conoscono una autentica lasagna? Ma anche noi italiani, abbiamo ancora memoria di un tortellino o un raviolo fatti a mano? Della straordinaria manualità delle donne che sanno preparare questi capolavori?

Ecco, se avete perso i vostri riferimenti o se volete compiere un piccolo atto di militanza gastronomica, ci sono oltre 100 ristoranti in tutta Italia che fino al 17 marzo vi propongono almeno un primo piatto del loro territorio che racconta la “nostra versione dei fatti”. Lasagne, ravioli, tortellini, cannelloni e ogni altra pasta fresca e ripiena che combatte la triste immagine dei preparati industriali che sono finiti nell’occhio del ciclone.

Perché dobbiamo smettere di mangiare menzogne e fare lo sforzo di tornare alle radici del nostro cibo.

Articolo Precedente

Abruzzo, una piattaforma petrolifera di fronte al futuro parco nazionale

next
Articolo Successivo

Boom di ciclisti a Roma: nel 2012 oltre 170mila, il 4% della popolazione

next