L’Italia non ha più chances se non quella di rinegoziare il suo debito. Secondo Beppe Grillo nel giro di sei mesi i partiti ”non potranno più pagare le pensioni, né gli stipendi pubblici” e “se gli interessi sul debito ammontano a 100 miliardi di euro all’anno, siamo morti”. Sulle possibili alleanze in vista del nuovo esecutivo, in un’intervista al tedesco Focus, si è detto pronto a sostenere un governo Bersani-Berlusconi, ma solo a patto che si discuta di taglio ai costi della politica e riforma elettorale. Un invito che il segretario del Pd coglie replicando da Presadiretta di Riccardo Iacona (in onda domenica 3 marzo su RaiTre) da dove invita il leader 5 Stelle a parlare di democrazia, trasparenza ed etica. “Dico a Grillo – attacca il leader del centrosinistra – finanziamento ok, però tu adesso mi spieghi, quando facciamo la legge sui partiti, com’è la trasparenza e la partecipazione, come si eleggono gli organismi dirigenti, com’è il codice etico per le candidature. Facciamo questa sfida – prosegue Bersani – perchè parliamo di democrazia, che è un bene indivisibile , non ci può essere l’uomo solo al comando“. Ha anche detto di non essere impressionato dagli insulti del leader M5S (“Ho le spalle abbastanza solide per sopportar tutte le battute e gli insulti”) e ha aggiunto: “Dopo Bersani c’è il Pd, dopo Grillo voglio sapere cosa c’è, non per Grillo ma per l’Italia. Su questo noi non molliamo, su tutto il resto si discute. Perché per la democrazia ci è morta troppa gente, ok?”. 

L’Italia rinegozi il suo debito pubblico L’intervista di Focus è stata al centro di un giallo, a causa di alcune interpretazioni che volevano Grillo favorevole a un governissimo. Ma la giornalista Petra Reski, autrice dell’intervista, ha tenuto a precisare che il leader M5S non ha mai aperto a un esecutivo Pd-Pdl, a meno che “dicessero legge elettorale subito, via i finanziamenti retroattivi, massimo due legislature e vanno fuori tutti quelli che hanno più di due legislature, così noi appoggiamo qualsiasi governo”.

Il leader genovese ha anche parlato delle possibili alleanze in vista del futuro esecutivo italiano: M5S è disposto a sostenere un governo formato da Pd e Pdl se come prima misura approvasse una riforma elettorale e si impegnasse a tagliare i costi della politica. “Se Bersani e Berlusconi proponessero l’immediata modifica della legge elettorale, la cancellazione dei rimborsi elettorali e la durata massima di due legislature per ogni parlamentare, sosterremmo ovviamente subito un governo del genere”. Grillo dice però di non credere a questa ipotesi, poiché a suo avviso Pd e Pdl “non lo faranno mai, stanno solo bluffando per guadagnare tempo”. L’intervista, pubblicata oggi (2 marzo) è stata rilasciata da Grillo il 27 febbraio, mercoledì scorso. 

Nichi Vendola si è “ingrillato” Dal suo blog Grillo si scaglia contro Nichi Vendola: “Si è ingrillato all’improvviso dopo le elezioni […] e adopera inusitate e pittoresche proposizioni verso il M5S. Vendola ci ama”. Grillo ha scritto che il leader di Sel ha “due facce”. Ora il governatore della Puglia definisce il leader M5S un “interlocutore necessario” con cui “dialogare”. Ma non è chiaro, si legge sul blog, se si tratti dello “stesso Vendola che il 20 febbraio 2013 su La 7 spiegava: ‘Grillo è un populista di piazza, il virtuoso della demolizione. Un’evoluzione di Berlusconi”. E sempre dai microfoni di Presadiretta Vendola ribadisce l’importanza del ruolo politico dell’M5S oggi: “Ho capito l’approccio di Grillo e credo che dobbiamo addestrarci a stare dentro quell’approccio. Dobbiamo rispettare il nostro interlocutore. Lui ci propone uno schema di gioco nuovo, inedito. Il vento oggi e’ quello del cambiamento, questo dico io”.

Federico Pizzarotti Nell’acceso dibattito post elettorale s’inserisce anche Federico Pizzarotti. Secondo il sindaco di Parma, che interviene sull’Huffington Post, non servono alleanze: per capire il Movimento basta leggere attentamente il programma e sottoscriverne i punti principali. La chiave, per il sindaco, è la rinuncia ai rimborsi elettorali da parte del Partito democratico. Il fatto di non voler votare la fiducia a un esecutivo guidato da Pier Luigi Bersani è, per Pizzarotti, un atto di coerenza, non di mancanza di responsabilità”.

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