Abbiamo nove milioni di bovini d’allevamento, cinquanta milioni di galline ovaiole e circa sessanta milioni di politologi. Di questi, il settantasei per cento (pari a 45 milioni e mezzo di persone) pronuncia almeno undici volte al giorno le parole “Ah, se avessero candidato Renzi”. Secondo l’accademia della Crusca, “Se c’era Renzi” è diventato il saluto più in voga tra gli italiani dopo “salve” e “buonasera”. “Ah, se c’era Renzi, signor Gino”… “Ah, se c’era Renzi a lei, signora Giuditta!”. Di questi 45 milioni e mezzo, quelli che avrebbero votato veramente per Renzi sono circa il sei per cento: una garanzia di ingovernabilità al Senato.

Nell’attesa che rimpianti e recriminazioni sfumino lentamente, prende piede nel Paese un sano realismo che si cristallizza nella sottile analisi: “E adesso che cazzo facciamo?”. Suggestiva l’ipotesi di un Fanfani Quater con l’appoggio esterno dei Nibelunghi e la non-astensione di Scilipoti, che si renderebbe disponibile in cambio di sei cravatte nuove e un cambio di biancheria. Ipotesi confutata da Luciano Violante, sostenitore di un dialogo serrato – per quanto faticoso – con Luciano Violante, e di conseguenza di un monocolore Violante con la bonaria astensione di Giuliano Amato, Godzilla, il cane Rex e Anna Paola Concia (in ordine d’importanza). Molto critici, però, restano gli europeisti, che puntano a un governo tecnico molto forbito, molto snob e dotato di un certo stile, guidato da Omar Sharif, il grande attore, con personaggi di spicco nei dicasteri strategici.

Minoritaria ma agguerrita pare la scuola “continuista” che punta tutto su un governo balneare dotato di ampia esperienza, possibilmente guidato da Gui, con Tanassi al Tesoro, Scelba o Tambroni agli Interni, Gonella e Rumor a centrocampo. Tutti morti e quindi – sostiene qualcuno – sicuramente incorruttibili. Più accreditata, invece – sostenuta da un’ampia maggioranza di ovini d’allevamento – l’ipotesi di un governo “di scopo”. Si tratterebbe di un esecutivo formato da Pd, PdL, Lega, Sel, la Chiesa Metodista del Settimo Sigillo, le giovanili del Grosseto Calcio, Jonathan del Grande Fratello e Alfonso Signorini, il cui scopo sarebbe quello di portare Beppe Grillo al sessanta per cento entro Pasqua e al 112 per cento subito dopo Natale. E’ un disegno di difficile realizzazione, che non dispiace al Quirinale. Potrebbe guidarlo il Mago Otelma, e avrebbe poche ma precise priorità: una legge a favore del conflitto d’interessi, un premio in denaro per i falsi in bilancio accertati e la depenalizzazione del reato di prostituzione minorile. Un programma equilibrato, insomma, ma secondo alcuni accreditati osservatori (Pigi Battista, Rihanna e O.J. Simpson) ancora inquinato dal germe nefasto dell’antiberlusconismo, una piaga che bisogna estirpare per sempre.

Di difficile praticabilità, invece, un repentino ritorno alle urne. Gli elettori del Pd, infatti, non vogliono mettere piede in una cabina elettorale per i prossimi vent’anni, convinti che porti sfiga. E in ogni caso, nell’attuale situazione di crisi economica, costerebbe troppo togliere dalle pareti delle aule scolastiche i numerosi ex-voto per grazia ricevuta lasciati dai candidati del Pdl.

Resta l’incognita Mario Monti: non si sa come collocarlo sulla nuova scelta politica e si valuta interessante l’offerta della Nintendo per trasformarlo in un videogame di successo per i mercati emergenti, mentre Antonio Ingroia passerà probabilmente al Panatinaikos che ha urgente bisogno di un difensore di fascia lento e svagato.

Il Fatto Quotidiano, 28 Febbraio 2013

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