“Il voto è una festa”. Puntuale come ogni consultazione elettorale, il candidato premier del Partito Democratico Pier Luigi Bersani, arriva poco dopo le 11 al seggio 37 delle scuole elementari di via Emmanueli di Piacenza. E aggiunge: “Sono sicuro che in tanti andranno a votare”.

Una notte di maltempo e neve quella che ha colpito l’Emilia, ma la mattina ha le strade pulite e il segretario si avvia a piedi con la famiglia, moglie Daniela Ferrari e le due figlie, Elisa e Margherita, per il consueto appuntamento elettorale. Lo accolgono strette di mano e vecchi conoscenti. Il seggio è il più fotografato, con gli scrutatori vestiti a festa. Un filo di rossetto e cravatta, arriva il concittadino nell’occhio del ciclone, almeno per oggi, amato o odiato che sia.

“L’affluenza è buona, quando c’è voto non c’è neve che tenga”, è una delle poche frasi pronunciate dal politico. È ottimista il segretario mentre passeggia tra la piccola folla che si è radunata intorno all’entrata dei seggi. “Oggi non si parla, rispettiamo il silenzio”. E per la giornata, la riservatezza è massima: “Mi organizzerò come voglio”, anche se la tradizione pre-elettorale vuole il segretario a pranzo dai parenti nella vicina Bettola, città natale di Pier Luigi Bersani.

L’accoglienza la fanno i cittadini che si avviano ai seggi per la cerimonia del voto elettorale. Per la strada lo chiama una signora con il mattarello in mano e grembiule: “Mi raccomando segretario, che sia la volta buona”. E poi ancora all’interno della scuola tante strette di mano: “Bersani, posso salutarla? Mi sono detta, – racconta una donna all’ingresso, – se non lo saluto adesso quando lo faccio? Poi andrà sempre più in alto”. E se tutto sembra voler rispettare il rituale elettorale, la tensione è alta. La raccontano i passanti e gli elettori in coda al seggio: “Ma perché tutti questi fotografi? Ah qui vota Bersani? Per l’amor di Dio”. Davanti al bar lo ferma qualche frase lanciata alla folla: “E’ finita la pacchia. Non c’è trippa per i gatti questa volta, ci spiace”.

La Piacenza del segretario è quella gelida di sempre. Dei concittadini divisi tra l’affetto e la diffidenza. Città catapultata al centro della scena, negli ultimi mesi il Partito Democratico ne ha fatto la coreografia di fondo di una campagna elettorale infinita. Il copione era cominciato il 14 ottobre. Una chiave inglese formato gigante e un manifesto “Aggiustiamo l’Italia”.

Era il comizio che dava il via alle primarie del Partito Democratico che hanno portato Pier Luigi Bersani a vincere contro lo sfidante Matteo Renzi. “Parto da qui, dove non sono mai nemmeno stato troppo amato”, aveva detto il candidato. Pecora rossa in una cittadina di democristiani, se Bettola sembrava non portare troppa fortuna al leader del Pd, le primarie sono state un successo. Almeno per un pelo. Poi la corsa dei mesi invernali e finalmente il voto elettorale. L’Italia si sveglia sommersa dalla neve e andare ai seggi sembra la più grande delle fatiche. Nessun pericolo di instabilità e ottimismo, il messaggio che Bersani cerca di trasmettere ai suoi. “Lasciamo votare i cittadini, oggi è il silenzio”, dice prendendo sotto braccio la moglie Daniela.

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