“Cari lavoratori anziani, riprendete a studiare, la formazione è importante. Anche perché lavorerete sempre più a lungo”. A dirlo, dall’India dove è stato in missione diplomatica insieme al primo ministro britannico David Cameron, il sottosegretario con le deleghe per l’educazione superiore David Willets. Così, in un Paese dove non di rado si vedono persone molto anziane ancora sul luogo di lavoro e dove dal 2028 il minimo dell’età pensionabile salirà a 67 anni, la preoccupazione ora è quella di garantire la continua formazione dei dipendenti, compresi quelli dai capelli bianchi. E se il sistema universitario, con tasse di iscrizione a 9mila sterline l’anno, si basa soprattutto sui prestiti personali agli studenti da parte dello Stato, il governo ha recentemente innalzato l’età fino alla quale è possibile richiedere il mutuo. Ora, infatti, si può chiedere l’aiuto fino a 60 anni compiuti, una mossa che, dice Willets, “farà aumentare le iscrizioni universitarie da parte dei più anziani”. 

Dei 552mila studenti universitari del Regno Unito nel 2012, quasi 10mila avevano più di 50 anni, un numero in costante crescita negli ultimi dieci anni. Si moltiplica l’offerta dei corsi online, per venire incontro a chi lavora e non può andare a lezione durante la settimana. Così come lievita il numero dei corsi che è possibile seguire anche durante il weekend. Se il panorama demografico britannico non dovesse cambiare, nel 2033 un suddito della regina su quattro avrà più di 65 anni. Una società, quindi, che invecchia costantemente e che cerca nuove soluzioni per mantenere questa popolazione più fragile al passo coi tempi. Non è un caso che Willets abbia pronunciato questo discorso proprio dall’India, mentre visitava fabbriche e call center del subcontinente, terra di giovani e di ancor più giovani promesse. “L’istruzione – ha detto il sottosegretario – consentirà a questi anziani di mantenere il proprio posto e di lavorare sempre meglio. Non possiamo permetterci che la qualità della nostra produttività venga meno”. Del resto, anche un rapporto governativo di non molti mesi fa lo confermava: il futuro dell’economia britannica sarà sempre più nelle mani degli anziani. 

Ecco, quindi, la ricetta di Willets: “L’educazione non sia riservata solo ai giovani. Tutti ne devono beneficiare e questo è anche un indice del progresso della società”. Ma il sottosegretario non ha tuttavia esplicitato un argomento nascosto che la stampa britannica, in prima linea il Daily Telegraph, sottolinea: con una popolazione sempre più vecchia, il peso sui contribuenti giovani di tutti questi cittadini anziani sarà sempre più insostenibile. Ecco, allora, la soluzione: far lavorare anche chi, forse, si meriterebbe un po’ di riposo, renderlo ancora “impiegabile” e non obsoleto. Perché, considerata la crisi in atto, oltre le sei decadi di età può anche capitare di perdere il lavoro. E quindi potrebbe capitare di essere reimmessi di nuovo nella ruota della fortuna di chi un’occupazione la cerca. Così, proprio nello stesso giorno in cui uscivano le statistiche britanniche sulla disoccupazione – mai a un livello così basso, 30 milioni di cittadini del Regno Unito hanno al momento un lavoro – dal governo Cameron veniva la preoccupazione per una fascia della popolazione al momento debole e poco competitiva, ma che l’educazione “continua” potrebbe riportare in auge.

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