Il 29 gennaio di quest’anno una bomba posta sotto un’auto è esplosa alla periferia sud di Beirut, in una zona abitata prevalentemente da sciiti. L’esplosione non ha causato vittime ma solo “danni materiali”. È una notizia che passa in secondo piano, ma che dimostra l’instabilità, poco valutata dai mass media occidentali, di quanto sta accadendo in Libano.

Nella vicina Siria, attualmente unico paese mediorientale che ogni tanto compare sui notiziari tv, l’ascesa del sunnismo più radicale sta creando grossi problemi nelle relazioni tra i cristiani e gli sciiti libanesi dove a Natale i salafiti di Tripoli hanno vietato ai cristiani residenti della città di addobbare negozi ed edifici. Come spiega esaustivamente Michele Giorgio, uno dei giornalisti più attenti e puntuali per quello che concerne l’area: “Non si tratta di un avvicinamento ad Hezbollah. I cristiani anti-Assad legati politicamente al Fronte filo-occidentale 14 marzo continuano a guardare con diffidenza al movimento sciita che però è alleato con la Corrente Libera, il partito dell’ex generale Michel Aoun a cui fanno riferimento tanti cristiani libanesi. Sarebbe ingenuo pensare che il cristiano di Achrafieh, uno dei quartieri ricchi di Beirut, corra ad abbracciare lo sciita che vive nel popoloso Hart Harek, a sud della capitale”.

Anche se è vero che, paradossalmente, la guerra sta creando alleanze improbabili. Sono oltre 223mila i rifugiati siriani in Libano a quasi due anni dallo scoppio del conflitto. Lo ha reso noto l’Unhcr, l’agenzia Onu per i rifugiati, secondo cui sono oltre 155mila i siriani che si sono già registrati ufficialmente presso i suoi uffici nel Paese dei cedri, mentre oltre 67mila sono in attesa di farlo. Fra questi migliaia di cristiani siriani che si sono riversati su Beirut e in diverse località della Valle della Bekaa. Una questione che che Hezbollah ha inteso perfettamente, facendo, attraverso i suoi canali mediatici, diversi auguri natalizi e di riavvicinamento alla popolazione cristiana.

Ma la tensione è alta, altissima. È di almeno cinque feriti, quattro guardie del corpo e un passante, il bilancio dell’attacco a colpi di armi da fuoco avvenuto il mese scorso a Tripoli, nel Libano settentrionale, contro il convoglio del ministro per la Gioventù e lo Sport, il filo-siriano Faisal Kamaleh, figlio di Omar Kamaleh, due volte premier negli anni ’90. Secondo fonti delle forze di sicurezza, gli assalitori erano miliziani islamisti diretti a una manifestazione di protesta contro il regime di Bashar al-Assad in Siria: hanno attaccato la colonna ministeriale mentre Kamaleh stava recandosi in moschea per le preghiere del venerdì; uno dei veicoli che ne faceva parte si e’ incendiato dopo essere stato investito dallo scoppio di una bomba a mano.

Un libro che può far comprendere in modo obiettivo, coraggioso e da un punto di vista inusuale per i lettori italiani le sorti contemporanee di questo piccolo paese è “Lebanon. Reportage nel cuore della resistenza libanese”, curato dai giornalisti Talal Khrais, Raimondo Schiavone, Giovanni Carfora, Antonio Picasso, Federico Cenci, Alessandro Aramu, Alessia Lai, Monica Maurer, Fabio Polese, Marianna Kritikou, Giovanni Sorbello, con le foto sono di Romolo Eucalitto ed edito da Arkadia Editore. Un saggio che ripropone da vicino le scottanti tematiche del Medio Oriente. Un viaggio tra Siria, Libano e Iran per conoscere una realtà poco nota. Per la prima volta un gruppo di giornalisti accede al cuore della galassia Hezbollah.

Dopo la guerra civile che ha imperversato tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’80 del secolo scorso, dopo le invasioni da parte degli israeliani, che si sono succedute in questi ultimi decenni, dopo i massacri, le distruzioni, le lotte tra fazioni politiche e sette religiose, il Libano ha intrapreso recentemente un cammino irto di ostacoli e di pericoli, proteso finalmente al raggiungimento di una pace stabile. In questo percorso uno degli attori principali è il “Partito di Dio”, meglio noto come Hezbollah, di chiara e precisa ispirazione sciita, radicato nel tessuto sociale e nella realtà quotidiana del Paese. Ma chi sono veramente i membri di questa organizzazione che ha spaventato, e spaventa ancora, l’Occidente? Cosa ha reso il partito un interlocutore essenziale nel processo di pace in atto e nella lotta di resistenza all’invasione israeliana del 2006? Come si è ramificato nel territorio e nei cuori della gente, tanto da divenire un punto di riferimento anche per i cristiani? Chi sono i personaggi che ne dettano le mosse politiche?

Per rispondere a queste e altre domande, un gruppo di giornalisti italiani, gli unici accreditati fino a oggi, sono entrati nel “cuore” della Resistenza libanese, per conoscere da vicino una realtà poco nota e per sfatare diversi luoghi comuni. Un reportage arricchito da una sezione fotografica che illustra il passato e il presente del Paese, tornato pericolosamente sull’orlo del baratro di una rinnovata guerra a causa della crisi siriana.

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