“C’è una nuova Italia che ci aspetta e sarà bellissimo farne parte. Inizia qualcosa che non c’è mai stato”. In piazza San Giovanni a Roma, ad accogliere Beppe Grillo sono tantissimi (“800mila” secondo gli organizzatori) che in coro gridano “Beppe, Beppe”. 150 mila solo collegate in streaming dal sito “La cosa”. E migliaia di voci fanno l’effetto sperato, togliendo il fiato anche al leader politico del Movimento Cinque Stelle: “Non fatemi piangere. È tutta la notte che mi esercito per non commuovermi, per favore”. Aspettano il leader come nelle migliori delle previsioni dei militanti, tra un mare di gente e le vie intasate da ore prima dell’intervento finale. È la loro festa e nessun intruso è ammesso, a partire dai giornalisti italiani, tenuti lontano anche con l’intervento delle forze armate, e con gli accrediti concessi solo alla stampa straniera. Una festa privata per un milione di sostenitori e gli altri possono osservarli da lontano. “Abbiamo fatto una rivoluzione culturale, guardatevi cosa siete diventati”. E subito la risposta al segretario del Pd Bersani che lo accusa di essere un miliardario che gioca con le sorti del paese: “Lui figlio di un meccanico? Peccato che io i miei soldi li ho guadagnati lavorando”.

Volevano essere un milione e speravano in Adriano Celentano sul palco. Niente cantante e i numeri non possono trovare conferme, ma è comunque un successo. Sul palco arriva anche il sindaco di Parma Federico Pizzarotti: “Siamo qui a dirvi che il cambiamento è possibile”. La giornata nella capitale per l’ultimo comizio del Movimento Cinque Stelle è cominciata all’alba, nelle periferie italiane, da dove decine di pullman sono partiti per l’ultima impresa di una campagna elettorale senza precedenti. “Abbiamo fatto tutta l’Italia, 12mila chilometri. È successo, il cambiamento è già successo”, dice Grillo dal palco. Gli addetti ai lavori lo sanno, è stanco il loro leader: la strada, il camper, i chilometri, si sono sentiti tutti, uno dopo l’altro. La voce è roca e a parlare è l’ultimo soffio di energie, respirate prima di salire sul palco perché è la sera in cui non si sbaglia. Lo sostengono i cori, “Mandiamoli a casa” e le risate ad ogni battuta, già sentita nelle centinaia di tappe fatte nel corso degli ultimi mesi. “È incredibile come siamo cambiati, anch’io sono cambiato. Invece di un movimento siamo una comunità. Uno fa una cosa, un altro ne fa un’altra, ci diamo una mano. Ho un camper pieno di cose, formaggi, prosciutti che io cambio quando vado a fare il pieno di gasolio. Vado a dormire da amici. Sono tutte persone che tolgono tempo al loro lavoro. È un sogno così, è ormai condiviso con milioni di persone”. Il copione è sempre lo stesso, ma chi lo ascolta non batte ciglio e non si sposta di un centimetro.

L’attacco come al solito va ai politici, quelli che a Roma vengono a governare da una vita: “Sono spiazzati, – continua Grillo, – non sanno più cosa pensare. Noi corriamo come il mondo. Mentre loro?”. Loro stanno a guardare, dice il leader, senza rendersi conto di cosa sta succedendo: “Qui li vedete tutti i giorni, con le loro macchine blindate. Dovrebbero scrivere sulle porte delle loro auto blu: state uscendo nel mondo reale. Non hanno ancora capito cosa gli sta capitando. Arrendetevi, siete invisibili. Ma li vedete? Noi qua e loro nei loro teatrini, nei loro uffici. Vanno in tv a dire tutto e il contrario di tutto. Ed è squallido”.

Alzano le mani e i telefonini, con i flash e le connessioni internet e sono quasi un milione. In due mesi di campagna elettorale Beppe Grillo ha visto l’Italia, con i suoi dolori e le sue macerie: “Io arrivo con delle pugnalate nel cuore. Ho attraversato città piene di macerie dentro. Io vi dico, non possiamo più permettercele”. E racconta Biella, Ivrea, i centri delle grandi città che stanno chiudendo con i cittadini a fermarlo ad ogni tappa e tirarlo per la maglia: “Fai qualcosa, Beppe, fai qualcosa”. Anche se ci tiene a sottolinearlo: “Non ditemi che sono l’artefice di questo. Siamo diventati la prima forza politica del paese. È fantastico”.

Che sarebbero stati tanti, lo si era capito dal prima mattinata, ore 11 del mattino, quando erano comparsi i primi zaini. Si è riempita piano piano Piazza San Giovanni per il comizio finale. Bandiere, magliette con le cinque stelle gialle e striscioni che provenivano da tutta Italia. “Martedì il risultato delle elezioni, ma questa è la nostra festa”, diceva una voce dal palco. Tra la folla, uno dei tanti striscioni ricorda Woodstock a 5 Stelle, il primo evento in Romagna di quella che sarebbe stata una lunga serie di iniziative firmate Beppe Grillo e Gian Roberto Casaleggio. Chi l’avrebbe mai detto, hanno pensato in tanti, anche se gli attivisti della prima ora, quelli sì lo avrebbero detto. Una maratona di festa durata ore, come fossero ad un concerto. Hanno letto la costituzione, parlato di sostenibilità, taglio ai finanziamenti ai partiti, fondi alla cultura e all’istruzione. Tante le ipotesi, ma sono tranquilli ormai e con una sola certezza: “Saremo presto in Parlamento”. E poi l’ultimo saluto prima del silenzio elettorale spetta proprio a Beppe Grillo: “Non sono venuto a convincere gli ultimi, io sono quello che sono da una vita. Vedremo cosa succede il 27, ma ora tocca voi”.

 Dopo Grillo prende la parola anche Gianroberto Casaleggio, ritenuto l’ideologo del movimento. “Con trasparenza, onestà e competenza cambiaremo l’Italia”, dice.

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