“Signor Ministro, nella sua lettera lei ci esplicita il suo desiderio che Titan inizi una discussione. Ma lei ritiene davvero che siamo così stupidi?”. La discussione riguarda la possibilità che Titan, colosso americano del settore pneumatici, recuperi l’impianto di Goodyear a Amiens, in Francia, destinato a chiudere i battenti, lasciando a casa, solo a livello di dipendenti interni, 1173 persone. Il ministro è Arnaud Montebourg, in Francia responsabile del Risanamento produttivo, alle prese con l’ennesima crisi di un’impresa in un Paese vittima della deindustrializzazione, che procede a ritmi ben più sostenuti che in Germania ma pure rispetto all’Italia. Montebourg si era rivolto a Maurice M. Taylor, amministratore delegato di Titan, per sollecitarlo a iniziare un negoziato con l’obiettivo di rilevare e rilanciare le attività di Goodyear a Amiens. La risposta di Montebourg non solo non ha lasciato spazio a trattative, ma anche avuto il sapore della beffa quando l’ad ha aggiunto: “Se li tenga i suoi cosiddetti operai. E il suo sindacato folle”.

La lettera, che doveva restare privata, è stata resa nota dal quotidiano Les Echos. E ha creato scompiglio, rabbia, polemiche. Siamo sempre lì: il costo del lavoro troppo alto in Francia e il potere eccessivo dei sindacati che tengono lontani tanti possibili investitori. E soprattutto spingono verso la delocalizzazione numerose imprese, soprattutto del settore manifatturiero. Ma stavolta il tono usato da Taylor è molto franco e diretto, all’americana, anzi ai limiti della maleducazione, soprattutto se si considera che la missiva era indirizzata a un ministro. In ogni caso è un testo che rompe (giustamente o ingiustamente: in questo a Parigi le opinioni sono discordanti) una serie di tabù. Lo dimostra il testo della lettera, pervenuta a Montebourg l’8 febbraio scorso.

L’analisi di Taylor riguardo alla situazione ad Amiens, dove si producono pneumatici per trattori e veicoli a uso agricolo, è la seguente: “Goodyear – sottolinea il manager americano, che nel 1996 partecipò alle primarie repubblicane – ha provato per più di quattro anni a salvare una parte dei posti di lavoro nella sua fabbrica ad Amiens, proprio quelli meglio pagati. Ma il sindacato e il Governo francesi non hanno fatto altro che discutere e basta”. “Ho visitato quest’impianto varie volte. I dipendenti francesi hanno salari elevati ma in realtà lavorano solo tre ore al giorno. Hanno un’ora per mangiare, a pranzo, e poi discutono per altre tre ore”. “L’ho detto ai sindacalisti. E loro mi hanno risposto che così funziona in Francia”. Da qui la conclusione: mica sono tanto stupido da venire a rilevare quell’impianto… Scritta nero su bianco. Taylor va oltre. E spiega: “Titan ha i soldi e il know how per produrre gli pneumatici. Che cosa ha questo sindacato francese? Ha il Governo francese a sua disposizione”. “La realtà – aggiunge l’amministratore delegato di Titan – è che i contadini francesi vogliono pneumatici poco cari. Non gliene importa nulla che provengano dalla Cina o dall’India. E allora Titan acquisirà un fabbricante di pneumatici cinese o indiano, pagherà meno di un euro all’ora gli operai ed esporterà in Francia gli pneumatici di cui ha bisogno”. Fino a concludere: “Se li tenga il ministro i suoi cosiddetti operai. Titan non è interessato”.

Apparentemente Montebourg avrebbe preferiro lasciar stare. Ma la lettera è stata resa pubblica. E non si è potuto tirare indietro. La sua risposta, inviata oggi, è una missiva virulenta. “Le sue affermazioni, signor Taylor, sono estremistiche e insultanti. E denotano una completa ignoranza del nostro Paese”, scrive il ministro, ricordando quante multinazionali estere hanno deciso di investire in Francia. Quanto allla Cgt, sindacato equivalente in Francia della nostra Cgil, maggioritario all’impianto Goodyear di Amiens, il suo rappresentante in fabbrica, Mickael Wamen, ha denunciato “un insulto totale”, ritenendo Taylor “pronto per l’ospedale psichiatrico”. Ma nel suo blog sul sito di Le Monde, il giornalista Stéphane Lauer, specialista di economia, sottolinea come “la lettera di Taylor rifletta il modo in cui l’immagine della Francia si sia degradata progressivamente all’estero”. “”Bisogna smetterla di pensare che la Francia possa continuare a comportarsi come un villaggio di antichi galli sconnesso dalla realtà del resto del mondo”. Il dibattito è ancora aperto.

 

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