Si è dimesso il direttore de Linkiesta.it, Jacopo Tondelli. L’ex numero uno del sito ha spiegato il suo gesto in un editoriale, raccontando che gli organi di gestione del sito di informazione, la cui sede è a Milano, hanno licenziato il condirettore Massimiliano Gallo senza preannunciare un provvedimento “che sa di esautorazione”. Tondelli, commentando le sue dimissioni, segnala un “cambio del clima” generato da un articolo firmato dal redattore Michele Fusco sulla cena milanese di raccolta fondi per Matteo Renzi, dove veniva descritto “in un modo troppo sarcastico il mondo della finanza milanese” che si radunava con il sindaco di Firenze.

La cena di raccolta fondi – cui partecipò anche Guido Roberto Vitale, editore di riferimento de Linkiesta.it – era stata organizzata dal finanziere Davide Serra. E, come spiega Europa, secondo alcune voci alle origini dello scontro ci sarebbe un articolo de Linkiesta.it che attaccava proprio la finanza off shore di Serra. Nell’articolo sulla cena milanese organizzata per il sindaco di Firenze, intitolato “Però che tristezza la Milano che conta in fila per Renzi”, Fusco descriveva la serata come “una delle cose più finte e costruite del mondo: l’incoronazione di Matteo Renzi da parte della città che conta (o che conterebbe), che ha i danè (o li avrebbe), che rappresenta la buona borghesia produttiva (o la rappresenterebbe)”.

Mentre tra i “promotori” de Linkiesta.it, come scritto sullo stesso sito, spuntano i nomi dell’imprenditrice di sinistra Anna Maria Artoni e di Vitale, che nel 2010 aveva appoggiato Nichi Vendola. “Provo grande simpatia nei confronti di Vendola”, aveva detto ad Affaritaliani.it, “ritengo che il governatore della Puglia sia molto capace, che abbia una visione”. Sempre sul sito de Linkiesta.it, la testata è descritta come “un giornale digitale indipendente, libero da ideologie e posizioni precostituite”. Ma non è più così, almeno secondo chi lega lo scontro in corso all’interno del giornale ad alcuni articoli troppo severi su Serra o Renzi.

Nell’editoriale pubblicato per annunciare le dimissioni, Tondelli avverte che a fare scattare la sua scelta è stata “una decisione degli organi di gestione de Linkiesta.it che non doveva essere presa sopra la mia testa”. Più diretta è invece una lettera aperta scritta dal redattore Michele Fusco e rivolta ai soci. “Non è la crisi economica del nostro giornale il vero motivo per cui avete deciso di licenziare in tronco un professionista come Massimiliano Gallo”, spiega nel testo. “La verità, che probabilmente vi fa male ma che va detta senza infingimenti, è che in un’unica soluzione vi siete privati dei non allineati (Gallo, ma poi tutti gli altri a cascata volontaria, sottoscritto compreso) attraverso l’ombrello protettivo di una crisi aziendale che in realtà non doveva apparirvi poi così stringente”.

Fusco nomina poi direttamente i soci. “Forza dottor Vitale, coraggio Marco Pescarmona, avanti Andrea Tavecchio, e con voi tutti quelli che in questi mesi hanno evidentemente sofferto in silenzio, perché non dite una volta e per tutte che ci spingete fuori per quella storia delle Cayman, perché – secondo voi – non siamo stati all’altezza della «battaglia culturale» che andava fatta in quel momento, perché non ci siamo scagliati con la durezza necessaria contro la corazzata Corriere quando si è permessa di muovere qualche modesto sarcasmo sulla figura professionale di Davide Serra?”.

“L’accesso più facile e più semplice a una fiscalità di vantaggio”, prosegue Fusco, “doveva essere trattato giornalisticamente con tutte le attenzioni e le sfumature del caso. E noi abbiamo avuto questa sensibilità. L’abbiamo considerata prioritaria rispetto a tutto il resto, abbiamo cercato di far digerire ai nostri lettori più sensibili l’espressione «paradiso fiscale» proprio nel segno di una modernità politica, che contemplasse il rigore delle leggi e l’evidenza di sistemi sofisticati e totalmente elitari”.

E dietro il licenziamento di Gallo potrebbe esserci anche l’idea di affidare la direzione a Marco Alfieri, già inviato del Sole24Ore e della Stampa, da poco direttore della casa editrice digitale Link Book-Linkiesta. “Il vero ideatore del progetto de Linkiesta.it” racconta a Europa uno degli editori, “ma che lasciò il progetto venti giorni prima per andarsene alla Stampa“. Progetto che, secondo l’editore, avrebbe ora bisogno di un rilancio.

Articolo Precedente

La7, Freccero e il sogno democratico

next
Articolo Successivo

Editoria, giornali nei guai. Fnsi: “Ultimi fondi per i prepensionamenti”

next