Silvio Berlusconi promette il rimborso dell’Imu, imposta odiata più di altre. A finanziare lo sgravio basterebbe un accordo con la Svizzera sui capitali italiani, ivi detenuti clandestinamente. Accordo discusso a lungo e, sciolte le Camere, rinviato per forza a dopo le elezioni.

L’argomento è complesso, anzi è così intricato da essere stato battezzato Rubik con riferimento al rompicapo, detto pure cubo magico, inventato nel 1974 e rapidamente diffusosi in vari Paesi. Questa proposta di Berlusconi è stata bollata come demagogica dai suoi oppositori politici, sostenendone anche l’infondatezza economica. Su questo punto si può dissentire, riferendosi all’Imu del solo 2012.

I capitali clandestinamente all’estero, non solo ma certo soprattutto in Svizzera, sono stimati dalla Banca d’Italia, con una metodologia interessante, sui 164-194 miliardi di euro in Questioni di Economia e Finanza n. 97 . Ragionando sull’aliquota inferiore ipotizzata per l’analogo accordo Svizzera-Germania, basterebbe un’adesione per un decimo del totale per ricavare i circa 4 miliardi del l’Imu sulla prima casa,. Con un’adesione del 50% arriverebbero in Italia addirittura quasi 20  miliardi e quindi parecchia trippa per i gatti.

Ma sull’ipotetico accordo con la Svizzera c’è da aggiungere qualcosa che in Italia quasi nessuno sa; o, se lo sa, si guarda bene dal dirlo. Perché infatti l’accordo approvato dal parlamento tedesco (Bundestag) è poi saltato? Perché il consiglio federale (Bundesrat) l’ha bocciato? Soprattutto perché parecchie regioni (Länder) preferiscono percorrere un’altra via. Comprano CD con nomi di evasori, corrompendo funzionari di banca svizzeri, e così incassano molto di più fra evasioni accertate e autodenunce di evasori spaventati.

Ma questi sono fatti da tenere il più possibile nascosti ai contribuenti italiani. Lo conferma un episodio personale che merita di essere raccontato. Alcune settimane fa, precisamente il 9 gennaio 2013, venni intervistato nel programma Radio Anch’io di Radio1 su questioni tributarie. Feci notare che, anziché rincorrere un accordo con la Confederazione Elvetica, si poteva imitare la Germania. Ovvero procurarsi di riffa o di raffa elenchi di contribuenti con conti clandestini in Svizzera.

Ma questa è un’informazione che non piace. Così il conduttore del programma, Ruggero Po, si mostra incredulo che i tedeschi facciano cose simili. Pronto gli dà manforte Fabrizio Forquet, uno dei tanti vicedirettori del Sole 24 Ore. Per cominciare si esibisce in una battuta penosa: dice infatti ridacchiando: “non ho fonti sui servizi segreti tedeschi”, quasi fosse quello l’argomento. Al che Po, non solo ride anche lui, ma insiste su tali ripetuti acquisti sistematici di CD con elenchi di evasori, chiedendo “però anche tu non ne avevi mai sentito parlare” e Forquet conferma con un “No”.

Santa Ignoranza! Erano stati per mesi e mesi sulle prime pagine dei giornali tedeschi, nonché ampiamente discussi in Europa. Se poi Forquet non sa il tedesco, gli basta cercare online sul suo stesso quotidiano, per trovare tali notizie. Evidentemente anche lui, come me, pensa che non meriti leggere il Sole 24 Ore.

È proprio vero che la forza dei giornalisti confindustriali non è nella competenza, meno che mai nelle notizie, bensì nella loro autostima infinita.

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