È il Festival meno polemico, polemista, polemofilo di sempre. E dire che si è parlato di diritti civili (i due innamorati gay sul palco), abbiamo ascoltato il monologo di Luciana Littizzetto contro la violenza sulle donne e il discorso sul Terzo mondo di Roberto Baggio. Insomma lo spettacolo più politico della campagna elettorale della sinistra. Fila tutto liscio? Naturalmente no: perché Sanremo è Sanremo, il festival delle dispute.

Il televoto tiene banco, in mattinata, con un serrato interrogatorio al mitissimo Nando Pagnoncelli (la sua Ipsos elabora i dati). Si cerca di capire se il risultato della classifica uscita dalla serata di giovedì si può correggere: Marco Mengoni, Modà, Chiara e al quarto posto Annalisa non soddisfano i giornalisti. E, pare di capire, non sono arrivati molti voti nonostante i tantissimi telespettatori. I critici musicali notano che questo è un anno buono, con molti brani di qualità (Elio e le storie tese, Gualazzi, Malika, Max Gazzè, Cristicchi) ed è un peccato che si facciano concessioni ai “talentini” dei talent show.

Non c’è più nulla da fare? No, può ancora succedere di tutto, spiegano gli organizzatori, perché la giuria di qualità peserà per il 50%. Del correttivo-qualitativo non si accontenta però, il Codacons: “La classifica provvisoria dei cantanti in gara, dimostra senza più alcun dubbio come il televoto non sia un sistema equo e corretto, e non garantisca uguale trattamento agli artisti che gareggiano per vincere il festival. La metà dei voti proveniente dal televoto è in grado di alterare la classifica finale, premiando gli artisti con maggiore visibilità mediatica”. La Rai si difende – la striscia compare in sovrimpressione diverse volte che non è possibile prevenire eventuali abusi: ne sia prova la storia dei 500 cellulari trovati a casa del boss napoletano padre di una concorrente di Ti lascio una canzone.

Ma c’è qualcun altro che vuole vederci più chiaro: la Guardia di Finanza di Roma sta facendo accertamenti sul televoto di Sanremo 2013. In particolare sul legame tra Viale Mazzini e Zodiak active, il wasp (in gergo il fornitore di servizi applicativi wireless) di riferimento per moltissime trasmissioni Rai che prevedono il televoto. Zodiak active è parte del gruppo Zodiak media (che controlla anche la società di produzione Magnolia e altre aziende simili sparse in mezza Europa): fino a settembre scorso Giorgio Gori possedeva il 4% delle quote, cedute prima dell’inizio della campagna elettorale di Matteo Renzi per le primarie. Il resto del capitale fa capo alla De Agostini, che da tempo ha abbandonato atlanti e cartine geografiche (gestisce anche Lottomatica) ed è guidata da Lorenzo Pellicioli, vecchia conoscenza di Gori fin dai tempi di Rete4, negli anni Ottanta, prima dell’arrivo di B.

Gli affari per Zodiak non vanno proprio benissimo. Almeno stando al bilancio 2011, chiuso in rosso per 14 milioni di euro. Nel 2010 le perdite avevano sfiorato i 100 milioni, così Zodiak ha bussato alla porta delle banche e diversi istituti di credito (Intesa Intesa, Bnp Paribas ma anche Monte dei Paschi) hanno fornito 160 milioni al gruppo. Zodiak collabora con la Rai da anni: negli ultimi nove la società ha fatto sette edizioni di Sanremo (compresa quella del 2011 che vide un televoto annullato ). Che rapporto ha dunque la società con la Rai, dove la direzione commerciale è guidata da Luigi De Siervo (presente, con Gori, a Verona per l’apertura della campagna dell’amico Renzi)?

La domanda – in un Paese dove le richieste di chiarimenti da parte della stampa sono accolte, quando va bene, con sdegnata insofferenza – suscita reazioni scomposte: volano paroloni. Secondo un’ordinanza della Cassazione (22 dicembre 2009) la Rai è tenuta all’osservanza delle procedure di evidenza pubblica nell’affidamento di appalti in quanto “organismo di diritto pubblico” ai sensi della normativa comunitaria in materia. Avrebbe dovuto farlo anche con Zodiak? La risposta della Rai non è per nulla semplice: “Per Sanremo 2013 la Rai ha concluso con Zodiak Active un contratto attivo di licenza per il diritto di sfruttamento dei new media telefonici, relativi alla telefonia mobile”. Ovvero il contratto, come negli anni passati, è stato affidato senza gara. Zodiak active – spiegano – è stata individuata per le caratteristiche di affidabilità tecnica e finanziaria, per l’esperienza e il numero di dipendenti. Tutto qui? No, le cose cambieranno: “Anche se il servizio non è soggetto a gara pubblica la Rai ha cambiato impostazione, e verrà predisposta una gara ad evidenza pubblica per garantire la massima partecipazione che coprirà tutti i fabbisogni delle trasmissioni Rai in materia di servizi telefonici interattivi per le prossime due stagioni”. Visto che le procedure cambieranno, è lecito dedurre che qualche dubbio sia venuto anche ai dirigenti di Viale Mazzini. E quanto vale questo rapporto per la Zodiak? Si sussurra una cifra che si aggira sui due milioni di euro, ma la Rai ridimensiona il tutto a 80 mila euro all’anno. Comunque non bruscolini, tantomeno canzonette.

Da Il Fatto Quotidiano del 16 febbraio 2013

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