“Fate, fate pure i furbi – gridava una signora vedendo due ragazzi sfrecciare in motorino, in mezzo alle persone, sotto al portico di una strada a pochi passi da Piazza Maggiore – ho preso la targa – disse soddisfatta, adesso chiamo Rocco e son c…. loro”.

Questa scena reale, pochi mesi dopo la storica vittoria di Giorgio Guazzaloca, spiegava meglio di mille parole, la percezione che una fetta della cittadinanza, aveva di Niccolò Rocco Di Torrepadula.

Un volto cui rivolgersi in caso di necessità. Ognuno poi, come è ovvio, dava alla parola “necessità” il significato che riteneva. Magari (a seconda delle diverse sensibilità e orientamenti) alcune di quelle problematiche potevano sembrarci di piccolo conto (piccoli problemi di traffico, buche nelle strade, parcheggi selvaggi, strisce pedonali, sicurezza) ma il dato di fatto era che per una fetta di nostri concittadini, in quelle situazioni, l’uomo cui rivolgersi (ottenendo risposta) era lui.

Con Rocco il famigerato “benaltrismo” – l’implacabile sindrome cittadina per quale ad ogni tema o problema che si pone, la risposta puntuale è sempre “Eh ma il problema è ben altro!” – non attaccava. Io stesso lo ricordo all’opera, in una movimentata mattina a ridosso di Via Farini; sulle prime non capivamo cosa stesse accadendo ma poi…

“Dunque, in Via Farini, all’altezza di San Giovanni in Monte, mancava un passaggio pedonale. I dirigenti mi dissero che ci voleva un’ordinanza. Io che sono un po’ autoritario, ho chiamato il geometra responsabile della segnaletica e gli ho detto di presentarsi l’indomani alle otto con la squadra in Via Farini. Realizzammo il passaggio pedonale, dopodiché arrivò l’ordinanza. Le cose piccole, vorrei dire le apparentemente più piccole – e pertanto più quotidiane della vita delle persone – ecco di cosa mi sono occupato in politica. Del quotidiano dei cittadini”.

Un tipo scomodo, eppure cortesissimo Niccolò Rocco di Torrepadula, non era uno che stava al “calduccio” a Palazzo D’Accursio, ce lo ricordiamo in strada, per le vie di Bologna, a rompere le scatole sulle buche, sulle strisce pedonali, sulla vita dei negozi e sul traffico.

Uno “Zorro” di centrodestra. Classe ’42, consigliere comunale nel 1996 (lista di minoranza “Bologna Nuova”), riconfermato nel 1999 (lista di maggioranza “La Tua Bologna”), presidente della Siderpali S.p.A., socio del Circolo del domino, del Circolo tennis, del Circolo ufficiali di Bologna, dell’Associazione nazionale Carabinieri, nonché Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e del Sovrano Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio.

Possiamo dire che in tutto questo, l’esperienza “storica” è stata quella di aver fatto parte dell’avventura “Tua Bologna” con Giorgio Guazzaloca strappando per la prima volta Bologna al centrosinistra? Ci sono cose che, alla luce di oggi, farebbe diversamente in quei frangenti?

Sicuramente quella fu una bella avventura, era il momento per provarci e ci riuscimmo mettendo in pista la scelta vincente della lista civica che voleva provare a smarcarsi dai partiti per provare ad occuparsi dei problemi dei cittadini. Oggi sono tutti “civici” ma i primi a vincere siamo stati noi. Cosa avremmo potuto fare meglio? Non saprei, di sicuro Giorgio seppe coinvolgere le categorie economiche della città, e poi puntò molto sulla comunicazione, sul parlare coi cittadini e con la stampa. Poi abbiamo fatto qualche errore d’ingenuità, per esempio conferire un ruolo importante nel coordinamento del partito al pur bravo ma ancora acerbo politicamente Daniele Corticelli. Io mi sarei affidato a Carlo Monaco.

Poi, al giro successivo arrivò Cofferati che riconsegnò la città al centrosinistra

Politico di assoluto spessore, in quel momento avrebbe battuto anche Mandrake, aveva un vento in poppa spaventoso; leader di milioni di lavoratori era anche al centro dell’attenzione politica nazionale. Il bello è che per me a lui non fregava poi così tanto di fare il sindaco di Bologna.

Cofferati era una figura carismatica, anche Guazzaloca lo era, adesso la politica cittadina sembra esser stata riconsegnata ai partiti più che al carisma dei singoli.

Vero, il mio rammarico è che avremmo potuto rompere di nuovo questi laccioli con un uomo che riusciva ad avere carisma e gradimento della popolazione e al contempo era di assoluta affidabilità dal punto di vista dell’appartenenza politica, il mio caro amico Maurizio Cevenini. Tra gradimento bipartisan rischiamo di sottovalutare la sua abilità manageriale, stiamo parlando di uno che iniziò come centralista in una casa di cura e ne divenne amministratore delegato. Sa quanto avrebbe preso a Bologna un Cevenini candidato Sindaco?

E Merola allora alla luce di questi ragionamenti che sindaco è?

Una figura più defilata, con Merola Sindaco il sindaco è il PD.

Però mi diceva che in provincia …

In provincia il Pd si produce, a volte, in un esercizio virtuoso allarga un po’ lo spazio che concede al carisma del “pilota”. In questo modo ti ritrovi gente come Carlo Castelli a Budrio o Stefano Sermenghi a Castenaso che si son rivelati sindaci di assoluto spessore e al contempo di grande carisma personale.

Qual’è un deficit politico di Bologna?

Il dialogo. Dialogare di più, il Sindaco deve incontrare e rispondere di più ai cittadini. Manda avanti vicesindaco, assessori, ma raramente è presente se non per iniziative fortemente schierate. Un esempio di dialogo oltre le “staccionate”? Guazzaloca coi centri sociali ha dialogato in modo efficace.

Esempi?

Ma dico, ci rendiamo conto che stiamo radendo al suolo i piccoli negozi e la loro vita? Si può discutere di tutto, orari di apertura, T days, traffico o quello che volete, ma coinvolgiamo di più i cittadini, ascoltiamoli tutti. Qua si assiste sempre a categorie di persone messe di fronte al fatto compiuto.

Oltre all’evidente danno al singolo commerciante, cosa succede a una città che chiude i piccoli esercizi?

Succede che ogni vetrina accesa, ogni negozietto aperto è un presidio di vita, di incontro e di sicurezza. Un deterrente verso chi ha idee strane in testa. Chiudete quelle serrande e la sicurezza sarà, se possibile, sempre più a rischio e si lascia spazio al degrado. Ma questa ormai è una città particolare…

In che senso?

Due cose; a Bologna c’è una strana intolleranza verso le regole e un disinteresse per il degrado. Primo tema. Dicevano che eravamo un laboratorio politico, ecco di sicuro siamo diventati un laboratorio per ogni tipo di manifestazione non autorizzata possibile, dai cortei che escono dal percorso concordato alle occupazioni abusive…

Immagino dove stiamo andando…

Parliamone pure, Bartleby ha avuto in assegnazione – con scadenza a settembre 2011 – dei locali, e dopo un anno e mezzo rispetto la scadenza il collettivo è stato sgombrato. Scoppia un finimondo e un partito di governo (SEL) si schiera a favore di questi occupanti. Ma che succede?

Ma davvero non si può trovare un’altra sistemazione per i ragazzi?

Ma hanno rifiutato i locali in zona Roveri… Ho l’impressione che questi siano dei dimostranti particolari, un po’ in punta di forchetta come si suol dire, vogliono la sede in centro, con l’autobus che li scarica davanti,e magari l’aria condizionata. Un conto è – per quanto possibile – affrontare e magari venire incontro alle legittime richieste degli studenti, altro è bloccare il dibattito cittadino su queste faccende.

Ma se la situazione è questa, come mai il centrodestra non vince mai?

Troppe divisioni interne, poca unità, il centrodestra Bolognese ha abdicato al suo ruolo da anni, perdendosi in litigiosità e personalismi che non han fatto bene. Come il centro sinistra a livello nazionale quindi… Fra l’altro noi non teniamo conto che la compattezza è decisiva per convincere l’elettore e che dobbiamo remare contro ad un sistema che è fra i più saldamente consociativi d’Italia.

Un “suo” nome per il prossimo candidato di centro destra?

Galeazzo Bignami è uno di valore, ma serve che la politica si elevi ritorni a servire il cittadino.

Bologna è stata anche una città importante dal punto di vista della nascita prima e della crescita e consolidamento poi, dei 5 Stelle, che opinione ha su di loro?

Soffriranno, anche se ora non lo sanno. Li ho paragonati all’Uomo Qualunque di Giannini, un movimento che alla costituente ottenne una rappresentativa numerica importante, alla seconda volta si dimezzarono, alla terza scomparvero. Non avevano una vera proposta.

Sicuro?

Sì, vogliono crescere ma non sono forza di governo, devono decidere cosa faranno da grandi, non puoi proporti come forza di mera protesta sennò fai la fine di Di Pietro. E poi c’è questa faccenda della società civile…

Cioè?

Grillo candida solo persone di questa “società civile” che ancora non si è capito cosa vuol dire, ma andare in Parlamento con zero esperienza e formazione politica è dura. I grillini rischieranno di essere preda dei dirigenti dei vari ministeri.

Cosa potrebbe succedere?

Non mi riferisco direttamente a loro, ma mutatis mutandis, pensi a cosa è successo a Bologna nel periodo di commissariamento che fu devastante a Bologna. A Bologna in quei sedici mesi – pur con tutta la mia stima verso la Cancellieri che nulla poté fare su questo – la macchina comunale finì fatalmente in mano ai dirigenti che hanno ricoperto il ruolo del politico (dettando le linee) e del dirigente stesso. Con situazioni diverse, il rischio che vedo per loro a Roma, somiglia a questo.

Già che parliamo di politica nazionale le “manca” la vittoria di Renzi alle primarie PD?

Se avesse vinto le primarie, avrebbe fatto stravincere al PD le elezioni e Berlusconi non sarebbe nemmeno sceso in campo. Renzi poteva dare un futuro al paese.

Berlusconi?

Berlusconi sarà vittima dei più conservatori annidati nel suo schieramento. Lui è un animale televisivo che nel ’94 colse un miracolo irripetibile, non seppe consolidarlo creando un vero partito con classe dirigente adeguata, e magari con un congresso dove i delegati votano. Però questi exploit possono durare qualche anno.

Monti?

Monti farà l’ago della bilancia, ma quello che ottiene non basterà per governare, e dovrà accostarsi al centro sinistra. Ma Casini e Vendola insieme difficilmente potranno coesistere, ecco perché presto si tornerà a votare.

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