Ammetto, quando uccisero Giovanni Falcone e di lì a poco Paolo Borsellino, avevo 21 anni, maturo abbastanza da lavorare e innamorarmi, ma ingenuo davanti alla vastità del pericolo mafioso. Non leggevo giornali e guardavo poco la TV, ero troppo influenzato dal contesto in cui vivevo da fregarmene di tutto il resto.

Fu una donna ad aprirmi gli occhi e la mente, una donna che non dimenticherò mai, perché quando parlò piansi e ancora oggi, a 48anni suonati, quando mi capita di rivedere quelle immagini, sento per un attimo il cuore fermarsi: è Rosaria Costa quella donna. Non avevo mai visto tanto strazio e dolore prima di allora, una donna, che ha saputo suo malgrado, infondere speranza, perdono e voglia di combattere contemporaneamente.

Per quanto tutto questo può sembrare incredibile, da allora, non ho mai smesso di documentarmi, leggere, ricercare e capire cos’è la mafia: quasi un’ossessione. Ho realizzato un CD casalingo musicale composto di sette canzoni in tema e letto, una quantità tale di libri sull’argomento mafioso, da farne parte. Ma da quel giorno e grazie a quella meravigliosa donna, se non credevo agli eroi , oggi, so che esistono: Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Rocco Chinnici, Antonio Caponnetto e mi fermo qui, perché non basterebbe – purtroppo – un libro intero.  

Roby

Articolo Precedente

La gente ha il coraggio di parlare. E lo deve a loro

next
Articolo Successivo

Chissà che odore ha il tritolo nelle narici

next