Dal 1 aprile oltre 800 malati mentali ricoverati negli Ospedali psichiatrici giudiziari (Opg) saranno a rischio cure. Di questi il 10% è formato da casi abbastanza gravi. A lanciare l’allarme è la Società italiana di psichiatria (Sip) – con un documento sottoscritto anche da tutte le sue sedi regionali – che dice sì alla chiusura degli Opg, ma con gradualità e potenziando prima i servizi sul territorio. “E’ questa la proposta che presenteremo al prossimo ministro della Salute”, afferma il presidente Sip, Claudio Mencacci, che aggiunge: “Vogliamo andare in questa direzione, ma gradualmente, garantendo la sicurezza dei pazienti, ma anche dei familiari e dei cittadini. Per questo vogliamo il rinvio della chiusura degli Opg”.

Di questi 800 pazienti, infatti “il 10% è composto da casi un po’ più pericolosi – spiega Emilio Sacchetti, presidente eletto Sip – Ci potrebbero essere problemi di sicurezza in relazione alla reiterazione di reati da parte di questi soggetti. Certo il rischio e molto basso – ci tiene a precisare Sacchetti – ma non ci sentiamo di escluderlo”. Parliamo di pazienti, alcuni con gravi problemi, che si troveranno soli e senza alcuna struttura alternativa pronta ad accoglierli. Le Regioni sono impreparate a farsi carico di queste persone, anche a causa dell’assenza di finanziamenti che seppur stanziati non sono facilmente fruibili. Insomma, secondo gli psichiatri, che hanno anche lamentato il fatto di non essere stati chiamati in causa, le conseguenze potrebbero essere drammatiche. “Lo sviluppo di questo ‘piano’ e il conseguente disegno di legge appena approvato – afferma Mencacci – sono stati portati avanti senza sentire ragioni. Questo non è accettabile, così come non è accettabile che agli psichiatri, che a causa di questo provvedimento saranno gravati da ulteriori responsabilità civili e penali, venga richiesta una funzione di vigilanza e custodia di questi malati invece di svolgere le funzioni di cura che competono loro”.

Gli Opg chiuderanno in base a un disegno di legge voluto dai ministeri di Salute e Giustizia. Ma il nostro Paese “è impreparato a gestire e collocare questi pazienti, alcuni anche pericolosi, a causa dell’assenza di strutture alternative o di finanziamenti che seppur stanziati non sono facilmente fruibili”. La mancata gradualità nella chiusura degli Opg (le Regioni avranno solo 60 giorni per trovare strutture alternative) e “l’inascoltato appello a una proroga, rischia di provocare gravi conseguenze”. La Sip denuncia, inoltre, la carenza di assistenza psichiatrica nelle carceri, dove peraltro confluiranno molti di questi malati. Malati che si sommeranno a quel 15% di detenuti (oltre 10 mila nel 2012) che risulta affetto da disturbi psichici, malattie infettive o correlate alle dipendenze. Di fatto, chiarisce la Sip, i dipartimenti di salute mentale italiani, in quest’ultimo anno, hanno già provveduto a prendere in carico moltissimi pazienti provenienti dagli Opg, ma il problema si pone per quelli con situazioni più complesse che necessitano di una tipologia di controllo che le strutture territoriali attuali non possono dare. Prima di chiudere gli Opg, “occorre realizzare degli interventi strutturali tali da garantire, laddove necessario, la messa in sicurezza sia dei pazienti sia degli operatori e della comunità. Mentre oggi i reparti sono aperti e non preparati a gestire, in assenza di una rete coordinate alle spalle – avverte Sacchetti – situazioni di pazienti che possono reiterare un delitto”.

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