Uno dei casi più polemici in Francia fra le chiusure di fabbriche previste in questi tempi di crisi è quello degli altiforni di Florange, in Lorena, del colosso anglo-indiano Arcelor Mittal. Perché è stato stabilito che l’impianto non è in perdita: è solo meno redditizio di altre unità della multinazionale (e non di tutte). Il magnate indiano Lakshmi Mittal vuole riorganizzare il suo gruppo. E mandare in pensione gli altiforni di Florange, rinunciando a trovare un’altra società che possa rilevarli. Chiudere e basta, perché nessun concorrente se ne possa appropriare. E abbandonare cosi’ al proprio destino 629 lavoratori, senza considerare quelli dell’indotto.

Ebbene, tutto questo fra qualche mese non sarà più possibile. François Hollande ha appena ribadito che una legge sulla “cessione obbligatoria delle imprese redditizie” sarà presto presentata in Parlamento e dovrebbe passare entro l’estate. Cosa significa? Come spiegato dai collaboratori del Presidente francese, “la nuova legge imporrà alle imprese che chiudono un sito produttivo redditizio di trovare una società acquirente così da mantenere l’esistenza dell’impianto e salvaguardare la manodopera impiegata”.

Il provvedimento, che era tra le promesse fatte da Hollande in campagna elettorale, è giudicato un passo in avanti da gran parte della sinistra, ma non comprende un’altra novità, di cui si discute molto in Francia negli ultimi tempi. E che, invece, divide gli stessi socialisti. Stiamo parlando dei “licenziamenti borsistici“, come vengono chiamati a Parigi, e in particolare del loro divieto. Si tratta delle chiusure di stabilimenti (o comunque di soppressioni di posti di lavoro) effettuate da gruppi che macinano profitti. E’un po’ il caso, se si vuole, dell’Alcoa in Sardegna: il sito è in perdita, ma il gruppo che lo controlla non lo è assolutamente. I “licenziamenti borsistici” servono, secondo i loro detrattori, a ingraziarsi la Borsa e gli analisti finanziari, che vogliono vedere una costante e forsennata ristrutturazione e costanti tagli ai costi del lavoro, anche quando le cose vanno bene. A dire il vero Hollande, in campagna elettorale, aveva promesso di intervenire anche sui licenziamenti borsistici, ma negli ultimi giorni il Presidente ha sottolineato che “nella realtà di casi del genere non ce ne sono molti”.

In ogni caso i tempi in Francia sono davvero duri. Oltre alla querelle intorno al polo siderurgico di Florange, sono aperti altri dossier spinosi, come la crisi di Psa Peugeot Citroen, che prevede di tagliare in Francia 11.200 posti di lavoro entro la metà del 2014. Nuovi fronti caldi sono quelli della raffineria di Petroplus a Petit-Couronne e l’impianto di Goodyear di Amiens-Nord, entrambi destinati a chiudere i battenti. Il Presidente francese ha ribadito nei giorni scorsi che “ci sono stabilimenti minacciati di chiusura e lo Stato deve essere al fianco dei lavoratori per trovare, quando possibile, un’altra società che rilevi la fabbrica”. Come ha detto Hollande, “quando è possibile”.

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