La trasparenza può essere considerata come uno degli antidoti più efficaci contro la corruzione e lo spreco di risorse pubbliche. Nella misura in cui i cittadini hanno facile accesso a informazioni dettagliate sull’origine e l’uso dei fondi pubblici, potranno controllare più efficacemente l’operato del governo, e fare in modo che spese inutili e inefficienti (o addirittura illegali) vengano identificate ed eliminate.

L’importanza della trasparenza fiscale è tornata alla ribalta di recente in seguito alla crisi finanziaria globale. Il Fondo Monetario Internazionale ha stimato che grazie all’opacità dei conti pubblici, vari paesi hanno potuto nascondere il vero livello del loro indebitamento, peggiorando ulteriormente l’impatto della crisi (vedi qui). Anche (e soprattutto) nei paesi in via di sviluppo, la trasparenza dei conti pubblici permette di valutare l’impegno di ogni governo nell’investire risorse per fornire servizi pubblici e ridurre i livelli di povertà.

L’indice di trasparenza dei bilanci pubblici

Il Fondo Monetario Internazionale definisce la trasparenza fiscale come “la chiarezza, affidabilità, frequenza, puntualità e rilevanza delle informazioni fiscali disponibili al pubblico, e l’apertura al pubblico del processo di politica fiscale del governo” (vedi qui). Sulla base di questa definizione, l’International Budget Partnership (IBP), un’organizzazione non-governativa che riunisce gruppi della società civile in un centinaio di paesi, ha creato l’Open Budget Index, un indice pubblicato ogni due anni dal 2006 che misura la quantità di informazioni fiscali che i governi pubblicano durante le varie fasi del processo di bilancio. La ricerca si basa su di un questionario compilato in ogni paese da un’organizzazione della società civile con esperienza in materia di bilancio. Dalle risposte viene calcolato un indice con valori da 0 a 100.

Cosa dicono i dati rispetto all’Italia?

Nel rapporto 2012 appena pubblicato, l’Italia ottiene un punteggio pari a 60, superiore alla media mondiale di 43, ma il più basso tra tutti i paesi europei, pur presentando un lieve miglioramento rispetto al 2010, quando il punteggio ottenuto era stato di 58.

 

 
Fonte: http://internationalbudget.org/wp-content/uploads/OBI2012-ItalyCS-English.pdf

La ricerca mostra come il governo italiano, pur pubblicando tutti gli otto documenti ritenuti indispensabili per offrire al pubblico un’immagine completa sullo stato delle finanze pubbliche, non può essere considerato molto trasparente. Le informazioni fiscali necessarie al controllo della gestione delle risorse pubbliche sono spesso incomplete, difficilmente reperibili nei documenti pubblicati, o poco utili a causa dei ritardi nella pubblicazione di alcuni di questi. Infine, un altro punto debole dell’Italia è la mancanza di un processo formale di consultazione in grado di coinvolgere attivamente i cittadini e le forze sociali nella redazione del bilancio.

Cosa si può fare?

Storicamente in Italia le istituzioni governative hanno dato scarsa attenzione  al tema trasparenza e accesso all’informazione. Tuttavia, con uno sforzo limitato, e con una revisione dei formati dei vari documenti di bilancio correntemente usati, l’Italia potrebbe rapidamente avvicinarsi per lo meno alla media dei paesi europei. Il sito web della Ragioneria Generale di Stato, per esempio, è molto ricco di informazioni, ma di difficile navigazione e comprensione per i non addetti ai lavori. Alcuni dei programmi elettorali che i principali partiti politici hanno pubblicato per le prossime elezioni menzionano l’importanza del principio della trasparenza nella Pubblica Amministrazione, ma non indicano iniziative specifiche, e dicono poco a nulla sulla necessità di rendere i bilanci pubblici più trasparenti. Dipenderà quindi anche dai cittadini e dai mezzi di comunicazione fare pressione sul governo affinché adotti le riforme necessarie.

di Paolo de Renzio: Senior Research Fellow presso l’International Budget Partnership, l’organizzazione che produce la ricerca sulla quale è basato il presente articolo.

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