E’ dell’altro ieri sera l’ultimo omicidio di una signora di 87 anni, uccisa a martellate dal marito di 90, storie dell’altro mondo? No, semplicemente storie dietro l’angolo. Di ieri invece le minacce che Simona, l’avvocato del centro antiviolenza di L’Aquila ha subito a seguito di una sentenza di condanna per violenza. Abbiamo lavorato con loro dopo il terremoto dell’Aquila sino al 2012, contribuendo con pangeaprogettoitalia alla riapertura del centro antiviolenza perché le violenze non si sono fermate con il terremoto.

Stacco gli occhi dal computer e squilla il telefono, Kuhu, dall’India, che mi vuole aggiornare. Eravamo insieme una settimana fa a Calcutta avevamo incontrato le donne delle piattaforma contro la violenza e si parlava con entusiasmo delle raccomandazioni che la Commissione Verma ha fatto all’India sul contrasto e la prevenzione alla violenza. La Commissione Verma è stata istituita dallo stato dell’India dopo l’orrendo stupro di gruppo avvenuto il 16 dicembre scorso su un autobus di Delhi, è morta la ragazza e milioni di persone sono scese a manifestare il loro sdegno. Questa commissione composta da tre giudici di cui due in pensione, ha raccolto suggerimenti dell’opinione pubblica, ha incontrato la società civile impegnata da anni sul contrasto della violenza e la promozione dei diritti delle donne, e ha studiato quali tipi di riforme avviare per porre fine a questo fenomeno.

In meno di un mese ha raccolto 80mila email di suggerimenti.

Ieri i movimenti delle donne indiane sono tornati in piazza perché quanto chiesto dalla Commissione Verma non è stato preso in seria considerazione dal decreto legge che domenica ha fatto il Presidente Pranab Mukherjee relativamente alla violenza sessuale. È stata introdotta la pena di morte per il reato di stupro ma non è stata riconosciuta la violenza sessuale compiuta in ambito domestico che è la piaga che colpisce l’80% delle donne in India. Il parlamento indiano ha sei mesi per ratificare questo decreto. La commissione Verma era stata chiara, non serve la pena capitale serve prevenzione e attuazione di quanto già esiste. Inutile dire che ci vorrebbe una commissione Verma anche in Italia.

Ultimamente infatti si è parlato di aggravante di pena anche da noi. La cosa che più facilmente può fare uno Stato è l’ennesima legge che poi lascia l’applicazione al buon cuore dei giudici, senza contare che le donne verranno uccise prima di poter denunciare, e tenendo presente che il sistema giudiziario è talmente farraginoso e lento che prima che si arrivi ad un giudizio la donna ha fatto il giro del mondo 9 volte. Peccato che nessuno parli in maniera seria di azioni di prevenzione.

È proprio di questo che infatti non si parla più nei programmi elettorali dei candidati alle prossime elezioni. Mentre  continua il dibattito delle elezioni politiche, il tema della violenza contro le donne è praticamente quasi sparito. Il 25 novembre scorso la maggiore proposta politica sul tema del contrasto alla violenza in Italia è stata quella della Convenzione NoMore! che contiene una serie di proposte concrete su cui qualsiasi futuro governo esecutivo e organi legislativo e giudiziario, con gli enti locali, dovrebbero confrontarsi e prendere in seria considerazione se vogliono veramente mettere un freno alla violenza in Italia.

Ecco perché mi piacerebbe sapere quanti neo candidati che hanno sottoscritto la convenzione NoMore, sono pronti a dichiarare che appena eletti si impegneranno davvero a fare pressione sull’esecutivo, per la concreta realizzazione di questi punti:

1- Ratificare la Convenzione di Istambul con un atto legislativo che la declina nell’ordinamento italiano a livello di esecutivo giudiziario e amministrativo

2- Aprire un tavolo tecnico di verifica e revisione del Piano di Azione contro la violenza del Dipartimento Pari Opportunità con le realtà che compongono la convenzione NoMore

3- Finanziare la raccolta dati sulle diverse forme di violenza subita dalle donne attraverso l’istat e in seguito attraverso un osservatorio di genere

4- Finanziare attività di Prevenzione della violenza piuttosto che spendere forze e tempo a cercare aggravanti di pena

5- Finanziare la formazione delle reti locali a protezione delle vittime di violenza che vedono nei centri antiviolenza il fulcro delle attività di contrasto, ivi compresa la formazione degli operatori delle forze dell’ordine, socio sanitari, nei pronto soccorsi, del sistema giudiziario.

La Commisione Verma in Italia non c’è ma potrebbe essere una idea aprire un tavolo tecnico in cui esecutivo legislativo giudiziario assieme alla Convenzione NoMore si siedano e parlino una volta per tutte di cosa si deve fare concretamente per mettere fine alla violenza.

Articolo Precedente

Molestie sessuali sul lavoro, 1 milione 224mila più una

next
Articolo Successivo

Stupro a L’Aquila, alziamo la voce contro le minacce all’avvocata Giannangeli

next