Lui è un tecnico, non è un eletto. Per questa ragione, o scusa, l’assessore regionale alla Sanità Paolo Monferino non ha ancora fornito i suoi dati finanziari e contributivi all’Anagrafe degli eletti della Regione Piemonte, approvata dal consiglio regionale il 21 dicembre scorso dopo i primi avvisi di garanzia per i rimborsi. È il secondo anno che l’assessore, ex manager di punta del gruppo Fiat, non pubblica la sua dichiarazione dei redditi. Ai media ha spiegato di non “aver alcuna intenzione di rendere pubblico il proprio reddito da lavoratore dipendente perché sono un tecnico e non un politico eletto e non ho alcuna intenzione di essere eletto”.

Tuttavia la legge prevede in generale che tutti i membri della giunta, senza precisare se eletti o nominati, debbano presentare i loro dati, anche quelli sugli incarichi esterni specificandone tipologia, durata e compenso. Il presidente dei Radicali Silvio Viale ha chiesto al governatore Roberto Cota di prendere iniziative, mentre alcuni consiglieri dell’opposizione (Eleonora Artesio della Fds, Monica Cerutti di Sel, Aldo Reschigna e Mercedes Bresso del Pd e Andrea Buquicchio dell’Idv) hanno presentato una mozione di sfiducia per il mancato rispetto della norma sulla trasparenza e per i possibili conflitti di interesse.

Conflitti di interessi che potrebbero essere molti, come gli incarichi “extra” dell’assessore. Novarese come Cota e come l’assessore allo Sviluppo economico, ricerca e innovazione Massimo Giordano, Monferino è un manager della Fiat, in passato con ruoli chiave in Fiat Avio, Teksid e altre società del gruppo. Ora mantiene alcuni incarichi non da poco: è consigliere di amministrazione della Cnh, società del gruppo Fiat industrial. Siede nei board della Ferrari, ma pure della Indesit e della società assicurativa Alleanza Toro.

È entrato nella giunta regionale nel dicembre 2010 come direttore della Sanità, abbandonando il ruolo di amministratore delegato dell’Iveco, di consigliere di Fiat Powertrain e di amministratore di Fiat group purchasing. Qualche mese dopo, in seguito all’avviso di garanzia all’assessore regionale Caterina Ferrero (coinvolta in un’indagine della procura di Torino), è stato nominato assessore. Un ruolo che ha assunto con un obiettivo preciso, da vero manager di un’azienda in crisi: ridurre i costi della sanità regionale, quindi anche ridurre gli ospedali e i dipendenti. Un ruolo delicato che lo pone costantemente al centro delle critiche dell’opposizione. Un ruolo che Monferino gestisce con polso fermo, paventando il rischio del default della Regione e minacciando le dimissioni, sempre respinte da Cota: “Non si tocca. Chi tocca Monferino tocca il presidente della Regione. È un uomo di grandissimo valore e sta portando avanti una riforma epocale che è un architrave del nostro programma elettorale. Se cade l’architrave, in una casa, cade tutto”, ha affermato in passato il governatore.

E forse questo essere intoccabile, al di sopra di tutto, fa sì che ora nessuno prenda provvedimenti. “Per pubblicare i dati ha tempo fino il 31 marzo – precisa Igor Boni dei Radicali – ma resta uno dei pochi a non aver ancora consegnato la documentazione”. Se continuasse andrebbe incontro a delle diffide del presidente e poi a una multa di venti euro per ogni giorno di ritardo, 600 euro al mese: “Ma se si ritiene un dirigente nominato potrebbe pure andare incontro al decadimento della carica”, continuano i radicali.

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