“Conosco e stimo Napolitano, ma ho la brutta immagine, la brutta impressione che sia sceso in campo per coprire lo scandalo, per attenuare i riflessi negativi che lo scandalo Mps sta avendo proprio sulle sorti elettorali del Pd”. Il segretario federale della Lega Nord, Roberto Maroni, commenta così l’invito rivolto dal capo dello Stato Giorgio Napolitano ai media a evitare cortocircuiti mediatico-giudiziari sulla tempesta che ha colpito la banca senese.

“Ho visto l’intervento molto forte del presidente della Repubblica che chiede ai giornali di non parlare dello scandalo – ha proseguito Maroni – e non voglio pensare che sia un intervento di censura. E’ però singolare che il presidente della Repubblica si svegli adesso e in passato non abbia mai detto una parola sulle violazioni del segreto istruttorio o del segreto di indagine, cosa che lui richiama ora”. “Non vorrei ci fosse qualche cattivo pensiero di chi dice – ha sottolineato il leader della Lega – che adesso lo fa perché la vicenda Mps riguarda il Pd, il partito di cui lui ha fatto parte”.

Le parole di Napolitano non hanno lasciato indifferente neanche Antonio Ingroia. Secondo il leader di Rivoluzione Civile, l’aspetto più grave nella vicenda del Monte dei Paschi non è tanto “il cortocircuito mediatico-giudiziario”, quanto piuttosto quello “tra politica e banche e finanza”. E’ grave, specifica Ingroia, che non si sappia “dove siano finiti i soldi” e che “il governo Monti abbia ha dato dei soldi al Monte dei Paschi togliendoli alle tasche degli italiani, senza controllare come sarebbero stati spesi”. Ancora più grave, secondo il magistrato, il fatto “che i partiti siano ancora dentro la gestione delle banche e degli istituti di finanziaria attraverso le Fondazioni bancarie”.

Severo anche il giudizio di Antonio di Pietro: “Ci spiace dissentire, ancora una volta, dal monito del capo dello Stato, Giorgio Napolitano, secondo cui la stampa e l’informazione, con riferimento a quel che è accaduto e sta accadendo intorno alla vicenda del Monte dei Paschi di Siena, non dovrebbero riportare tutto ciò di cui vengono a conoscenza perché siamo a ridosso delle elezioni e questo potrebbe incidere sull’esito delle stesse”. Il leader dell’Italia dei Valori, candidato con Rivoluzione Civile, appoggia in toto le parole del leader della propria lista elettorale: “Ritengo che tutto ciò si possa tradurre in una censura vera e propria in quanto si lede un diritto costituzionale del cittadino elettore, il quale, prima di andare a votare, ha tutto il diritto di sapere come stanno le cose, quali sono state le collusioni tra politica e affari dentro un sistema bancario non trasparente e, soprattutto, all’interno di un sistema di controlli non efficiente, se non addirittura connivente”. “In questo senso – ha concluso Di Pietro – ci auguriamo che nessuno ostacoli la libertà d’informazione, sancita dalla Costituzione. Chiediamo al presidente della Repubblica, quale garante della nostra Carta, di fare in modo che vengano garantiti i diritti dei cittadini, tra cui quello di essere informati su chi voteranno prima delle elezioni”.

In sintonia con il presidente della Repubblica è invece Pier Luigi Bersani, intervenuto a Studio Aperto: “Voglio sottolineare le parole del capo dello Stato. I magistrati devono fare il loro delicato lavoro serenamente e in modo riservato. Deve esserci un rapporto corretto tra la magistratura e l’informazione”.

Anche il Pdl si fa sentire, tramite il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri: “Comprendiamo l’invito alla cautela del Presidente Napolitano, ma il suo richiamo sarebbe ancora più efficace se riconoscesse una serie di forzature gravissime che sono state fatte dal Pd nella composizione degli organi di amministrazione della fondazione e della banca, andando oltre i limiti delle leggi vigenti in materia di rapporti tra enti locali, fondazioni e sistema bancario”. “Tra l’altro notiamo che, in questo caso – prosegue Gasparri – non escono indiscrezioni dalla Procura come invece siamo abituati a registrare in tanti altri casi. Il che è un bene, ma non vorremmo fosse frutto di una sorta di timore reverenziale nei confronti della sinistra”. “Nell’inchiesta sul Monte Paschi di Siena bisogna andare alla radice del problema – osserva il presidente dei senatori del Pdl – Capire, cioè, le forzature che in sede locale sono state fatte per garantire una super rappresentanza agli esponenti Pd di comune e provincia in sfregio alle leggi vigenti. E’ questa la prima e grave responsabilità politica che nessuno deve ignorare”.

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