Quattro pagine per spiegare le ragioni di una battaglia legale tra magistrati e gruppo Ilva e tra magistrati e governo, che è finita davanti alla Consulta, ma anche forse la possibilità di uno spiraglio in quello che è stato un durissimo braccio di ferro. Il procuratore di Taranto Francesco Sebastio, dopo aver riassunto la vicenda giudiziaria iniziata il 26 luglio scorso con il sequestro dell’impianto, fa sapere che non ci possono essere compromessi e comunque ogni valutazione va fatta seguendo le norme e non per opportunità. “Ovviamente, allo stato, l’azienda può continuare la sua attività”: certo è secondo il procuratore e le altre toghe della Procura “l’Autorità giudiziaria può assumere le sue determinazioni solo ed esclusivamente nell’ambito delle vigenti disposizioni processual-penalistiche, mentre le è vietata una qualunque decisione che dovesse basarsi invece su mere considerazioni di opportunità, anche di tipo sociale-economico, specialmente nel caso in cui tale determinazione potrebbe determinare una possibile sopravvenuta decadenza (inammissibilità) della questione di legittimità costituzionale per essere venuta meno la rilevanza della questione stessa”.

Insomma per i magistrati il faro non può essere che la legge e per questo “all’Autorità giudiziaria non è consentita l’adozione di ‘misure di compromesso’, magari anche comprensibili da diversi altri punti di vista, ma che non trovino il loro fondamento in specifiche disposizioni normative processuali e penali”. Sebastio però lascia uno spazio: ‘E’ possibile rivalutare, in tutto o in parte, eventuali questioni poi insorte, però sempre nei limiti delle disposizioni normative processuali e penali. Sotto tale punto di vista – prosegue la nota – non ci si sta sottraendo a tale valutazione, così come evidenziato anche al signor ministro dell’Ambiente nel corso dell’incontro, sereno e a tratti anche cordiale, con lui avuto”. C’è comunque e sempre la Corte Costituzionale che dovrà preliminarmente decidere se i conflitti sollevati saranno ammissibili e nell’eventualità giudicare. Il rigetto del dissequestro dell’acciaio, con contestuale invio degli atti alla Consulta da parte del gip, ha fatto dire all’azienda che c’è il rischio che si debba ricorrere alla cassa integrazione per 6-8mila operai. Un provvedimento che ha innescato nuovamente tensioni e preoccupazione tra i dipendenti e nei rappresentati sindacali. 

Intanto il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, su indicazione del Servizio veterinario della Asl, ha emesso un’ordinanza sul rischio derivante dal consumo di alimenti di origine animale non provenienti da filiere controllate per la possibile contaminazione con inquinanti emessi dall’impianto siderurgico e  dagli altri insediamenti della zona industriale. “E’ da evitare la raccolta di chiocciole in terreni incolti; è da evitare la caccia di esemplari di fauna selvatica stanziale, che abbia avuto accesso ad alimenti potenzialmente contaminati per lunghi periodi di tempo”. Inoltre, “l’allevamento di galline ovaiole o di altri volatili da cortile per autoconsumo, deve essere attuato con rigorose cautele, in particolare evitando di far razzolare gli animali in zone esposte alla contaminazione ed integrando l’alimentazione animale con mangimi sicuramente esenti da diossine e Pcb”. Il Comune precisa che “si tratta di un atto che in via prudenziale intende sensibilizzare la cittadinanza ad adottare le dovute cautele ed evitare il consumo degli alimenti ritenuti a rischio in quanto non riconducibili a filiere agroalimentari ufficiali e sottoposte a controlli”.

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