A ottobre il ministro Annamaria Cancellieri lo aveva mandato a casa perché alla guida del Comune di Reggio Calabria “contiguo alla ‘ndrangheta”. Come premio il Popolo della libertà lo candida al Senato. Nelle liste calabresi del partito, il Pdl ha trovato lo spazio anche per Demetrio Arena, l’ex sindaco che, tra l’altro, è sottoposto alla procedura di incandidabilità innescata, per legge, dopo il provvedimento del governo Monti che aveva accolto la richiesta di scioglimento per mafia avanzata dalla commissione d’accesso.

Demi Arena è stato piazzato al settimo posto nella lista partorita stanotte in via dell’Umiltà a conclusione di interminabili trattative tra il coordinatore regionale del partito e governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti e lo stesso Berlusconi. L’ex sindaco di Reggio, che era anche consulente della società mista Multiservizi (sciolta anche questa perché infiltrata dalla cosca Tegano), correrà dietro l’agopuntore Domenico Scilipoti, l’ex dipietrista che salvò Berlusconi votando la fiducia in Parlamento. L’ex premier doveva trovargli una collocazione dopo che la sua candidatura non è stata gradita al partito in Abruzzo. Proprio il caso Scilipoti ha scatenato l’ira di Arena, che non ne voleva sapere di essere posizionato dietro l’ex Responsabile. E ora giustifica la sua presenza in lista dicendo, di fatto, di esserci finito a sua insaputa: “Ho appreso dalla stampa della mia candidatura al settimo posto nella lista del Pdl per il rinnovo del Senato della Repubblica. Avevo ipotizzato la mia candidatura attribuendo alla stessa un valore simbolico connesso alle recenti vicende che hanno così pesantemente colpito la nostra città. Venute meno le condizioni per una candidatura di tale significato e valenza ho, di concerto con il Coordinatore regionale del Partito, deciso di ritirare la mia candidatura, cosa che purtroppo non è avvenuta per motivi, presumo, riconducibili alla concitazione delle ultime ore”. Insomma, sostiene di esserci finito dentro per caso. Ma, a questo punto, non intende rinunciare: “Tale precisazione non intende innescare alcun tipo di polemica all’interno del mio partito”.

L’ex sindaco di Reggio, quindi, rischia di diventare senatore dopo che la commissione d’accesso aveva evidenziato le criticità dell’amministrazione comunale da lui guidata. Un amministrazione che ha rappresentato – secondo i commissari del ministero dell’Interno – “un fertile terreno per la criminalità organizzata, nel tentativo di piegare al proprio tornaconto segmenti della amministrazione pubblica locale. Ciò è ampiamente comprovato dalle numerose indagini di polizia giudiziaria condotte dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria negli ultimi anni – ben dieci avviate tra il 2010 ed il 2012 – i cui sviluppi hanno coinvolto anche amministratori e dipendenti del Comune e delle società miste operanti nel capoluogo e che hanno acceso un riflettore sulle inquietanti cointeressenze tra questi e la ‘ndrangheta reggina”.

“D’altro canto – si legge sempre nella relazione – l’attività di indagine svolta dalla Commissione di accesso ha confermato e, in alcuni casi, ampliato i confini circa l’ambito dei rapporti di contiguità tra questi stessi amministratori e dipendenti e la criminalità organizzata che, come si è visto, continua ad essere fortemente radicata sul territorio”. Oltre a quelle di Demi Arena e Scilipoti, è stata confermata anche la candidatura dell’assessore regionale alle Attività produttive Antonio Caridi: di lui parla il collaboratore di giustizia Giovanbattista Fracapane, l’ex killer della cosca De Stefano che, già nel 2004, aveva affermato che, oltre al nome di Scopelliti, sentiva “sempre il nome di Caridi”. Nome che compare anche nelle carte della Dda di Genova che stava indagando sulla cosca Raso-Gullace-Albanese.

Se Arena, Scilipoti e Caridi correranno per un seggio al Senato, alla Camera è slittata in terza posizione (l’elezione comunque è certa) Rosanna Scopelliti, la figlia del magistrato Antonino Scopelliti ucciso nel 1991 dalla ‘ndrangheta.Una ragazza di 29 anni diventata simbolo dell’antimafia calabrese, assieme all’associazione “Ammazzateci tutti”. Non è certamente tra gli impresentabili, invece, l’avvocato Nico D’Ascola, terzo nella lista al Senato dietro Angelino Alfano e l’uscente Tonino Gentile. La sua candidatura è stata fortemente voluta dal governatore Scopelliti che ha fatto il diavolo in quattro per blindare l’elezione del suo avvocato nel processo sul caso Fallara che lo vede imputato per aver falsificato i bilanci del Comune di Reggio. Ma Nico D’Ascola è stato anche il legale di Berlusconi e, per un periodo, di Gianpi Tarantini.

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