Mario Monti non è l’uomo giusto per guidare l’Italia”. Titola così un editoriale di Wolfgang Munchau pubblicato sul Financial Times online, secondo cui il suo esecutivo “ha provato a introdurre riforme strutturali modeste”, annacquate fino alla “irrilevanza macroeconomica”. Il Professore “ha promesso riforme” finendo per “aumentare le tasse” e anche sul calo dello spread molti italiani “sanno che è legato a un altro Mario, a Draghi”. In più, nonostante abbia salvato l’Italia dal “baratro e da Silvio Berlusconi“, è altrettanto vero che “iniziato come tecnico” per poi emergere “come un duro politico”.

Munchau confronta il premier con gli avversari politici e ritiene che Pier Luigi Bersani, pur avendo sostenuto le politiche di austerità, adesso tenta di prenderne le distanze. Il leader del Pd si è mostrato “esitante” rispetto alle riforme strutturali, anche se potrebbe avere lievemente più chance rispetto a Monti nel confronto con Angela Merkel grazie alla sua possibilità di collaborazione col presidente francese François Hollande. Monti invece – prosegue il giornale – da premier non ha detto alla cancelliera tedesca “che l’impegno per la moneta unica sarebbe dovuto dipendere dall’unione bancaria”, dagli eurobond e da “politiche economiche più espansive da parte di Berlino”.

Per quanto riguarda invece Berlusconi, l’Ft nota che l’alleanza con la Lega, seppur indietro nei sondaggi, sta guadagnando consensi e ritiene che “fino ad ora la campagna dell’ex primo ministro sia stata “positiva“. Il Cavaliere ha infatti lanciato un messaggio anti-austerità a cui è sensibile l’elettorato deluso e ha “continuato a criticare la Germania per la sua riluttanza ad accettare gli eurobond e a permettere che la Bce acquistasse bond italiani incondizionatamente”. Munchau si augura così che la storia accordi all’attuale presidente del Consiglio “un ruolo simile a quello giocato da Henrich Bruning, il cancelliere tedesco tra il 1930-1932. Anche lui è stato parte di un consenso prevalente sul fatto che non ci fosse alternativa all’austerity” e conclude affermando che “l’Italia ha ancora poche scelte. Ma le deve fare”.

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