A poche settimane dal voto, gli esponenti politici fanno la fila per andare in televisione. Tranne uno: Beppe Grillo. Il quale prescrive ai suoi attivisti di non partecipare ai talk show e preferisce rilasciare interviste alle emittenti estere. I motivi dichiarati sono noti: critica radicale al sistema dei media, ritenuti funzionali alla malapolitica dei partiti; volontà di non mescolarsi con i politici tradizionali. C’è chi vede in tale scelta la fuga dal contraddittorio di uno showman abituato al monologo e avvezzo alla demagogia. E chi vi ritrova la naturale conseguenza di una strategia che punta tutto sul potere di liberazione di Internet. Eppure, la tv generalista è tuttora il mezzo di comunicazione prevalente. E’ davvero una mossa accorta disertare il piccolo schermo in vista delle elezioni? “Uomo da marciapiede” ha dialogato sul tema con i passanti di Milano. La scelta di Grillo è legittima, ma inopportuna – dicono alcuni – perché così si lascia criticare in contumacia presso la vasta area di opinione pubblica che s’informa esclusivamente attraverso la tv. No, fa bene così – ribattono altri – perché in tal modo preserva il movimento dalle trappole, si fa rincorrere dai media e si distingue dalla vecchia politica, mentre il suo messaggio arriva comunque all’elettorato potenziale attraverso piazze e web. C’è poi chi pensa che un politico davvero credibile in democrazia ha il dovere di confrontarsi con gli avversari e rilasciare interviste anche a giornalisti ritenuti ostili. E chi confida nel botto finale, qualche comparsata a sorpresa in tv ad alto tasso emozionale e di share. E voi come la pensate? Dite la vostra nei commenti e votando la risposta che vi convince di più  di Piero Ricca, riprese e montaggio di Niccolò Brindasso

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