Dopo la dichiarazione di Pier Luigi Bersani a Otto e Mezzo – “Non ci saranno candidati impresentabili – c’è grande attesa per il comitato dei garanti del Partito democratico, presieduto da Luigi Berlinguer, che dovrà decidere sulle candidature di esponenti del partito che presentano alcune ombre, anche alla luce dell’appello di Franca Rame. Le “linee guida” sono il decreto attuativo della legge anti-corruzione e il codice etico del partito. Il codice del Pd prevede come condizioni ostative alla candidatura, non solo la sentenza passata in giudicato, ma anche il semplice rinvio a giudizio per reati molto gravi come quelli legati alla mafia e alla corruzione o la concussione. Tutti i candidati hanno inviato ai garanti una nota con un’autocertificazione in cui dichiarano di non trovarsi nelle condizioni di incandidabilità previste dal codice etico e dal decreto attuativo sulle “liste pulite”. Tra i casi al vaglio del comitato, i siciliani Vladimiro Crisafulli, Francantonio Genovese, Angelo Capodicasa e Nino Papania e i campani Nicola Caputo e Rosaria Capacchione.

E intanto Bersani, ai microfoni di Radio24, dichiara:”Noi non accettiamo tribunali improvvisati, i nostri codici etici sono più rigorosi delle leggi dello Stato, i garanti stanno lavorando e si deciderà” e conclude: “Abbiamo i nostri strumenti e, in generale, non posso garantire che non emergano problemi, ma posso e devo garantire che sappiamo come risolverli e affrontarli”.

Un’eventuale bocciatura di questi candidati, scatena però la reazione del Pd siciliano. In una lettera il segretario regionale Giuseppe Lupo e i nove responsabili provinciali precisano che “la Commissione regionale di garanzia aveva già verificato l’assenza di qualsiasi contraddizione con le norme dello Statuto e del codice etico”. Antonio Papania ha patteggiato 2 mesi e 20 giorni per abuso d’ufficio; sempre per lo stesso reato Vladimiro Crisafulli è stato rinviato a giudizio, mentre la sua posizione nell’indagine per concorso esterno in associazione mafiosa è stata archiviata. Francantonio Genovese ha una serie di conflitti di interessi e una certa tendenza a piazzare parenti nei corsi di formazione regionale, ma nulla di penale a suo carico. Il campano Nicola Caputo, invece, è indagato per rimborsi falsi come consigliere regionale, mentre la giornalista anti-camorra Rosaria Capacchione è sotto processo per calunnia ai danni di un sottufficiale della Guardia di Finanza. Casi, dunque, “non gravi”, che non escluderebbero la loro candidatura, ma che potrebbero, però, rovinare l’immagine del Pd, soprattutto dopo che un altro candidato premier, Oscar Giannino, ha deciso di escludere dalle sue liste Giosafat Di Trapani, indagato da Giovanni Falcone nel 1992 e condannato a un anno e otto mesi per favoreggiamento di don Vito Ciancimino.

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