Rosy, Cinzia e Erika sorridono soddisfatte e si complimentano fra di loro. “Ti sta bene questo ombretto”. “Un po’ di fard può fare miracoli”. “Non vedo l’ora di farmi vedere così bella dalla mia famiglia”.

Hanno appena terminato una seduta di make-up. Non sono in un salone di bellezza, ma all’Istituto dei tumori di Milano e il corso a cui hanno appena partecipato fa parte del programma “La forza e il sorriso“, nato nel 2006 sulla scia dell’americano “Look good… Feel better“. L’iniziativa è rivolta alle donne malate di tumore e, attraverso un corso di trucco gratuito, offre idee e consigli su come fronteggiare gli effetti secondari della terapia oncologica, senza dimenticare la femminilità e la cura di sé.

video di Francesca Martelli

Il progetto è ospitato da 33 strutture ospedaliere in tutta Italia e, ad oggi, vi hanno partecipato più di 4.650 donne. I sostenitori principali sono le aziende affiliate a Unipro (Associazione italiana delle imprese cosmetiche), che mettono a disposizione i prodotti gratuitamente. Le estetiste e le truccatrici che tengono i corsi sono tutte volontarie.

“Questo è un momento di svago e leggerezza, non un’occasione per parlare della malattia  – precisa Florence Didier, responsabile dell’unità di psico-oncologia dello Ieo (l’Istituto europeo di oncologia fondato da Umberto Veronesi) – Non è assolutamente sostitutivo della terapia medica o psicologica”.

Le pazienti vengono a conoscenza del progetto tramite gli ospedali in cui sono in cura o con il passaparola. “Lasciamo qualche opuscolo nei reparti di oncologia – spiega la dottoressa Didier – ma non sono forzate a partecipare. Magari si suggerisce il corso a chi è in un evidente momento di difficoltà psicologica, ma le altre arrivano spontaneamente”.

Al momento della prenotazione si fissa anche un colloquio conoscitivo con una psicologo, per capire le storie delle donne e quale momento della malattia stanno vivendo. Il corso si completa in una sola seduta, le partecipanti hanno in media tra i 40 e i 60 anni, ma ci sono anche ventenni e settantenni. Ognuna viene omaggiata di un beauty case con trucchi, creme e detergenti, che viene usato anche durante la lezione dimostrativa. “Ci sono solo prodotti ad alta tollerabilità, scelti secondo le esigenze di donne sottoposte a trattamenti di chemio o radioterapia”, precisa Simona Labate, estetista, tra le pioniere del progetto.

Simona è l’anima del corso dà consigli di bellezza, scherza, racconta aneddoti. Con lei c’è anche Sara Lomunno, truccatrice. Si comincia dalla detersione del viso, poi si stendono fondotinta e fard, si passano ombretto e mascara e si finisce con il gloss. Le signore sono attente, interessate, commentano il trucco, raccontano dei loro figli, del loro lavoro. L’atmosfera è quella di un incontro tra amiche, anche se, in alcuni momenti, l’esperienza della malattia riaffiora. Qualcuna chiede come applicare la matita per le sopracciglia cadute durante la chemioterapia, altre vogliono conoscere trucchi per combattere la secchezza della pelle causata dai farmaci, ma le risposte arrivano con naturalezza. “Non sempre è così – dice Valeria Vadilunga, altra psicologa dello Ieo – A volte arrivano donne molto provate, che vivono il corso come occasione di sfogo, in quei casi è necessario il nostro intervento”.

La seduta di make up è dunque un tentativo di recupero della positività. “E’importante “normalizzare” la malattia, continuare a valorizzarsi anche quando l’aspetto fisico sembra l’ultimo dei problemi – puntualizza la dottoressa Didier – La cura del corpo è un alleato prezioso per non lasciarsi andare e in questi casi la tenuta psicologica gioca un ruolo fondamentale”.

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