Il 31 dicembre si è chiusa l’Emergenza Nord Africa, per l’hotel Giglio a Settimo Torinese, dove sono ospitati quasi 150 richiedenti asilo, ci sono stati 3 mesi di proroga. Alla notizia i rifugiati hanno iniziato una protesta. Stufi di vivere lontano dalla città e in condizioni precarie hanno chiesto che i nuovi fondi stanziati vengano dati direttamente in mano a loro e non più all’ente gestore del progetto, il consorzio Connecting People. “Non ho un euro –spiega uno dei migranti-, se mi dessero questi soldi potrei andare via dall’Italia in Europa, dove c’è più lavoro”. La protesta, violenta in un primo momento, ha spinto gli operatori del consorzio a lasciare l’albergo. Da tre giorni è stata sospesa anche l’erogazione dei pasti. Intanto all’interno dell’albergo sta avvenendo una frattura tra chi vuole mantenere una linea dura con il consorzio (chiedono 1500 euro per partire) e un sempre crescente numero di rifugiati che vede nei tre mesi di proroga una possibilità. Per ora né le autorità, né Connencting People sono presenti al Hotel Giglio, lasciando i profughi in un’autogestione che diventa ogni giorno più pericolosa di Cosimo Caridi
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