Il Governo più ‘europeo’che l’Italia abbia mai avuto va a casa, anzi va al voto – perché alcuni tecnici hanno scelto come casa la politica-, senza avere fatto tutti i compiti europei; e senza averne neppure finito alcuni che il governo precedente aveva già messo in brutta.

E’ il caso delle Leggi Comunitarie 2011 e 2012, entrambe accantonate nelle ultime battute dell’attività parlamentare. Quanto al decreto ‘salva-sanzioni’, il Governo può solo prendersela con se stesso: ha atteso il 6 dicembre per adottare un testo che, chiudendo una serie di procedure di infrazione, metteva l’Italia al riparo da una raffica di multe Ue.

Le Leggi Comunitarie, invece, si sono perse tra Camera e Senato: a Palazzo Madama, si è creato un vero e proprio ingorgo europeo, senza che il Governo potesse sbrogliare la matassa, nonostante l’impegno, in particolare, del ministro Moavero. Il disegno di legge 2011 è stato vittima di due emendamenti che con l’adempimento degli obblighi relativi all’appartenenza all’Unione europea non c’entrano nulla: lo scontro tra Pdl e Pd sulla responsabilità civile diretta dei magistrati, cioè la possibilità di rivalsa sul giudice, anziché sullo Stato, in caso di violazione manifesta del diritto; e una cosiddetta ‘norma anti-vivisezione’.

Il testo sulla responsabilità dei magistrati del deputato leghista Gianluca Pini, adottato alla Camera a febbraio, ha bloccato i lavori delle commissioni di Palazzo Madama per mesi. A nulla è servito un testo di compromesso presentato a giugno dal ministro della Giustizia Paola Severino, che confermava la responsabilità civile, ma solo indiretta, del magistrato, inasprendo però le sanzioni.

La norma anti-vivisezione, varata alla Camera su proposta dell’allora ministro del Turismo Vittoria Brambilla e sostenuta dai movimenti animalisti, è stata osteggiata in Senato da uno schieramento bipartisan secondo cui – vietando l’allevamento di cani, gatti e primati destinati alla sperimentazione sul territorio nazionale – si renderebbe di fatto impossibile fare ricerca in Italia.

Così i due disegni di legge relativi agli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Ue finiscono nel cassetto, come ha spiegato ad Angela Lamboglia di EurActiv la presidente della commissione Politiche dell’Unione europea del Senato Rossana Boldi. Con il rischio di procurare all’Italia nuovi problemi con la Commissione europea, vanificando lo sforzo degli ultimi mesi per scendere sotto la soglia delle cento infrazioni.

Nella sua prima versione, la Comunitaria 2011 conteneva cinque articoli e affidava al Governo la delega legislativa per l’attuazione di 23 direttive e di una rettifica. Dopo il via libera di Montecitorio gli articoli sono diventati 27, compresi gli emendamenti ‘incriminati’ Pini e Brambilla.

Le norme che restano in sospeso –spiega EurActiv- interessano vari settori: la direttiva 2010/18 per l’attuazione dell’accordo quadro sul congedo parentale, per la conciliazione tra vita familiare e lavorativa, il cui termine di recepimento era fissato all’8 marzo di quest’anno; la direttiva 2010/31 sulla prestazione energetica nell’edilizia che aveva come termine di recepimento il 9 luglio (e che tra l’altro riguarda un tema su cui l’Italia è già stata richiamata dalla Commissione europea il 29 settembre 2011, con un parere motivato per la non completa attuazione della precedente direttiva sul rendimento energetico degli edifici). E ancora, restano da recepire la direttiva 2010/40 per la diffusione di sistemi di trasporto intelligenti, quella 2010/41 sulla parità di trattamento dei lavoratori autonomi e la n. 53 del 2010 sulla qualità degli organi destinati al trapianto, che l’Italia avrebbe dovuto attuare, rispettivamente, entro il 27 febbraio, il 5 agosto e il 27 agosto 2012.

Per altre norme comunitarie, invece, c’è ancora un po’ di tempo. Tra queste, la direttiva 2010/64 sul diritto all’interpretazione e alla traduzione nei processi penali, che i paesi Ue devono recepire entro il prossimo 27 ottobre, e la n. 36 del 2011 contro la tratta degli esseri umani, che ha per termine il 6 aprile 2013.

Va un po’ meglio per la Comunitaria 2012, approvata dalla Camera il 3 ottobre, con quattro articoli in più rispetto al testo adottato dal Consiglio dei Ministri: dal ddl 2012 dipende la delega per l’attuazione di 12 direttive europee, ma la maggior parte sono da recepire entro il 2013. Ma non c’è da stare tranquilli: nei documenti di lavoro del Senato si legge infatti che la Commissione europea tende ormai “ad avviare procedure d’infrazione per mancato recepimento a distanza di 30-45 giorni dalla scadenza del termine di recepimento delle direttive”. E, con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, lo Stato inadempiente corre il rischio di incorrere in sanzioni già in fase di accertamento.

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